Plush

Fed

2008 (Broken Horse)
rock, pop, soul

Salutato come l’erede di Burt Bacharach, il giovane Liam Hayes, in arte Plush, dopo un esordio intenso e crepuscolare puntò in alto con il successivo "Fed", chiamando alla produzione Tom Tom MMLXXXIV (già alla corte di Earth Wind & Fire) e Steve Albini per realizzare uno dei più ambiziosi e riusciti progetti di nuovo pop-rock del decennio, ma la casa discografica Drag City, spaventata dal budget speso per la registrazione dell’album, abdicò e annullò la pubblicazione dell’album, che fu invece diffuso solo per il mercato giapponese dalla AfterHours.
Non fu solo un problema di budget a convincere la Drag City a non sostenere “Fed”, il progetto era quanto di più lontano dallo stile delle etichette indipendenti, che si ostinano a finanziare i musicisti più sulla base ideologica delle loro proposte che sulla effettiva qualità del risultato, non a caso anche Pitchfork liquidò all’epoca la pubblicazione giapponese del disco con un giudizio secco e annoiato.

Ho gelosamente custodito e amato la mia costosa copia giapponese (era ormai impossibile acquistarlo per meno di 70 euro) fino alla provvidenziale pubblicazione in tutto il mondo dopo sei anni, da parte della Broken Horse. Ed ecco una meraviglia rivelarsi al mondo intero. “Fed” è un piccolo capolavoro che sembra uscire dagli anni d’oro della musica rock e soul, una scrittura notevole caratterizza ogni episodio, le canzoni hanno tutte le caratteristiche del classico senza tempo, melodie che sarebbero all'altezza del repertorio dei migliori interpreti della storia del rock.
Non c’è canzone pop più bella di “Blown Away” negli ultimi anni, la forza melodica di Burt Bacharach incontra la poesia di John Lennon per uno sposalizio sonoro indimenticabile, mentre “ Greyhound Bus Station” annulla tutti i tentativi di imitazioni della gloriosa stagione del rock-psichedelico che va dai Byrds ai Love, l’energica “I’ve Changed My Number” rende invece onore a tutta l’influenza della musica R&B sulla musica pop inglese che va dai Beatles ai Jam.

Ma è l’intensità emotiva della seconda parte dell’album a sconvolgere. Con il blues sognante di “No Education” si apre un nuovo fronte emotivo nella musica di Plush, che evoca la grande canzone d’autore con arrangiamenti sontuosi e imponenti. La disperazione e la solitudine di “Having It All” la candidano come il miglior brano di dark-soul dai tempi di “Scott 3”. La voce diventa più fragile, le emozioni si insinuano sottopelle e il blues esce fuori impetuoso nella eccellente “Whose Blues Anyway”.
La seconda parte dell’album offre ancora molte altre emozioni: malinconia delicata in “What’ll We Do”, dal prezioso arrangiamento orchestrale, romanticismo in "Born Togheter", magia e incanto nella superba “Unis”, complessa ballata blues dalle infinite sfumature sonore.

Plush regala performance vocali intense, la sua voce passa dai toni agrodolci del pop inglese al rock psichedelico americano, incrociando il blues ma anche il soul di artisti come Marvin Gaye e Ray Charles, come dimostra l’eccellente title track che dopo una lunga introduzione strumentale si trasforma in una intensa preghiera, mentre “I Believe, I Believe, I Believe, I Believe I Believe,” è una invocazione disperata che Liam sottolinea con tutta la classe di un grande interprete, facendo correre un brivido lungo la schiena dell’ascoltatore.

La pubblicazione di “Fed”, a giudizio di chi scrive, è l’evento dell’anno e rende merito a un artista che rischiava di essere ricordato solo per un buon album di canzoni per solo piano e voce, “More You Becomes You”, e per la sua comparsa nel film "High Fidelity".
Senza mezzi termini: un capolavoro.

24/11/2008

Tracklist

1. Whose Blues
2. I’ve Changed My Number
3. Blown Away
4. So Blind
5. Greyhound Bus Station
6. No Education
7. Sound of San Francisco
8. Born Together
9. Whose Blues Anyway
10. What’ll We Do?
11. Having It All
12. Fed
13. The Woods

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