Chris Cornell, il blasonato frontman dei Soundgarden (e molto meno decoroso con gli Audioslave), arriva, con "Scream", al seguito del costernante "Carry On" (Interscope, 2007), anche grazie al nuovo produttore, il non meno onorato Timbaland.
La scrittura loffia e i ritornelli imbarazzanti del disco precedente sono di nuovo presenti, pur imbevuti di aromi a mo' di quel r'n'b tecnologico ("Get Up", "Part Of Me", "Enemy", "Never Far Away") che già tenne a battesimo la carriera solista di Justin Timberlake e innumerevoli star del jet-set.
Le canzoni mainstream si caricano di armature drum'n'bass, da "Time" a "Take Me Alive" a "Long Gone" (ma la meno peggio è il breve shouting di "Ground Zero", che dà una parvenza di senso alle involuzioni dell'ormai sbiadito vocalist), e la ballata radiofonica della title track.
Quantomeno equivoco è poi il mazzetto di numeri da club ("Watch Out", "Sweet Revenge", ecc).
Timbaland, dopo il flop megalitico di Steve Lillywhite in "Carry On", fa il diavolo a quattro per rinsaldare voce e basi, forse prendendo come spunto il Robert Plant borderline di "Shaken And Stirred" (Es Paranza, 1985); a stento aggiusta di responsabilità. Cornell invece batte il suo record di sconcezza.
23/03/2009