Graham Coxon ormai è una vecchia conoscenza. Senza ignorare il suo ruolo fondamentale nei Blur (attualmente in reunion tour, e chi ancora riesce a trovare i biglietti non se li perda), ha una carriera solista ormai decennale ("The Sky Is Too High", il suo buon debutto solista, è del 1998), fondamentalmente costruita intorno a un pop-rock di impronta nettamente brit, con varie strizzatine d'occhio al glam, al power-pop e, purtroppo, al neo-punk dal gusto mainstream dell'ultimo, deludente, "Love Travels At Illegal Speeds".
Ecco che invece, nel 2009, Coxon va a vivere in campagna e vira prepotentemente verso tutt'altra direzione: "The Spinning Top" è un album assolutamente sorprendente. E' un concept (la storia di un uomo dalla nascita alla morte), è suonato principalmente con l'acustica, è lungo, è pop-folk, è americaneggiante, è anni 60. "In The Morning", il primo singolo, è l'inno di questo cambiamento: una ballata dolce e raffinata dove Coxon si accompagna con il fingerpicking in un crescendo bucolico fatto di percussioni etniche e sonaglini, senza mai perdere di vista una melodia che tiene la canzone stretta con i piedi per terra, lontana da derive psichedeliche e vicina all'orecchio dell'ascoltatore.
Certo, la collaborazione di Robyn Hitchcock si sente molto, vedasi lavori come "Home" o "Perfect Love", due pezzi di assoluto livello; mentre la chitarra elettrica si riaffaccia, sebbene con moderazione, in "Humble" e soprattutto nella notevolissima "Dead Bees". Impressionante la somiglianza con Simon & Garfunkel in "Sorrow's Army", anche come tematiche: un brano che parla di guerra con liriche asciutte e ritmiche incalzanti, quasi fosse una canzone di protesta contro la guerra del Vietnam tirata fuori da qualche archivio.
Certo, qualche sbavatura c'è, e se i limiti vocali glieli dobbiamo perdonare perché la natura è spietata, le dissonanze ripetitive di "Caspian Sea" sono ampiamente gratuite. Coxon è sempre stato, purtroppo, un autore piuttosto pesante, pur facendo, alla fin fine, musica pop. E anche stavolta l'ascolto per l'intero è un processo piuttosto stancante, come se, nonostante le eccellenti doti tecniche (sembra quasi un John Martyn con influenze folk al posto che blues), non riesca a raggiungere l'intensità di Nick Drake o Gary Higgins, dai quali è palesemente ispirato.
Ad ogni modo, una canzone commovente come "In This House" Coxon non l'aveva ancora scritta; e "If You Want Me" è la sintesi perfetta tra la vecchia anima da star di Nme, figlio di una generazione anni 90 ormai completamente sorpassata, e questo nuovo Graham Coxon maturo, che compone solitario nel suo cottage dell'Essex, salvo concedersi una pausa dal meditativo silenzio, dall'elegio della lentezza, in estate, quando al posto di andare in vacanza al mare rispolvera gli effetti e sale sul il palco di Glastonbury con la sua vecchia band.
24/05/2009