Death

… For the Whole World to See

2009 (City Slang)
proto-punk, hard-rock

Ebbene, sì: ci son voluti ben venticinque anni perché quest’unico lavoro dei fratelli Hackney venisse pubblicato.

Dopo aver scelto un nome di battaglia non proprio facile da digerire, i tre di Detroit (inizialmente in balia dell’r&b, prima della luce di Stooges e MC5) cercarono di strappare un contratto con la Columbia, la quale, non digerendo quel moniker, li mise dinanzi a un aut-aut. Ovviamente (!), Dannis, Bobby e David cambiarono aria, ma per loro le speranze morirono con quel gesto di orgoglio.

Oggi, grazie alla City Slang, i sette pezzi di quel demo professionale che fu sottoposto ai bigotti addetti della Columbia rivedono la luce, proponendoci una discreta miscela di proto-punk e hard-rock.

Si sono fatti paralleli con i Bad Brains, naturalmente… (ah, non ve l’ho detto: i tre avevano la pelle nera) e, anche se l’accostamento non ha tutti i crismi dell’azzardo (fosse solo per gli stacchi così sapientemente calibrati e l’uso della voce…), con “…For The Whole World To See” siamo in perfetto clima mid-seventies, quando nel calderone dell’hard-rock si agitavano soluzioni che, di lì a poco, avrebbero contribuito a disinnescare la miccia del punk (“Keep On Knocking”, “You’re A Prisoner”) o, quando, ancora, il contagio glam era sempre dietro l’angolo, come un imperterrito voyeur (“Rock’n’Roll Victim”).

Ma, in tutta onestà, mi sento di poter dire che, al di là di un ascolto sicuramente tonificante e, in qualche frangente, anche esaltante, questi ventisei minuti e rotti di musica non meritano assolutamente il clamore suscitato. Insomma: all’epoca, ci furono ben altre esperienze a dettare la strada maestra, e, pur barcamenandosi tra deliquio psichedelico e sbornia batteristica (“Let The World Turn”, con assolo sostanzialmente superfluo di Dannis), traversie garagiste con tiro “pop” (“Freakin Out”) e urgenze pre-Clash (“Politicians In My Eyes”), i Death non vanno oltre la sufficienza, "piena" soprattutto grazie a quel connubio intrigante tra spigolosità funk e cerebralità progressiva che fa di “Where Do We Go From Here” il brano migliore del loro striminzito repertorio.

10/03/2009

Tracklist

1. Keep On Knocking
2. Rock'n'Roll Victim
3. Let The World Turn
4. You're A Prisoner
5. Freakin Out
6. Where Do We Go From Here
7. Politicians In My Eyes

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