L’evoluzione sonora di Sarah Assbring aka El Perro Del Mar non conosce soste. Dopo un esordio spensierato e gioioso (pur permeato da una flebile malinconia), il secondo album “From The Valley To The Stars” si addentrava nel mondo sognante del pop, estraendone l’anima più bucolica e fragile, raggiungendo la soglia della meraviglia e dell’incanto.
“Love Is Not Pop” smembra tutta la poesia dell’album precedente, sfiora l’ingenuità dell’esordio, ma mostra una consapevolezza inedita.
Il titolo, apparentemente sbrigativo, proviene dai dialoghi di “Ultimo Tango A Parigi”, insuperato film capolavoro sulla complessità del rapporto tra sesso e amore, mentre gli stimoli sonori nascono dalla collaborazione con Rasmus Hägg, uno dei due artefici del progetto Studio, eccellente combo elettronico in bilico tra Cure e Can.
Per Sarah Assbring l’album diventa un tormentato percorso autoanalitico, associando alle liriche più intime (l’album si apre con una lettera scritta al suo ex-boyfriend) le creazioni musicali meno personali. Le sonorità mutano verso beat glaciali che riportano alla mente l’esordio in salsa Can degli Eurythmics.
Rasmus Hägg ha come raggelato tutto il candore di Sarah, comprimendo le intense emozioni sotto teche di suoni apparentemente tecnologici, la veste elettronica è difatti apparente, perché Rasmus ha proibito l’uso di batterie elettroniche e ha evitato manipolazioni delle chitarre, per ottenere uno strano effetto live, costruendo una profondità sonora che innesta sprazzi di soul che donano un’inattesa sensualità.
“I Gotta Get Smart” apre l’album esibendo le peculiarità del nuovo sound, le canzoni sfiorano il mainstream senza farsi corrompere, come nella seducente “Change Of Heart“, un brano sbarazzino e minimale, manifesto del nuovo pop senza amore di Sarah.
L’essenzialità del sound dona nuovi contorni ad alcuni aspetti delle sue composizioni: in “L Is For Love” la ripetitività del testo non evoca ingenuità ma sconforto, mentre la rilettura elettronica di Lou Reed in “Heavenly Arms” asciuga le emozioni rendendole eterne.
La chiusura, affidata alla romantica e suadente “A Better Love”, mette in risalto la possibile deriva verso un dream-pop da classifica, ma l’evoluzione del lato ritmico e i nuovi colori elettronici aggiungono un pizzico di arroganza che, rifuggendo toni pretenziosi, spinge l’autrice verso nuovi lidi.
“Love Is Not Pop” è un album che, pur mostrando alcune incertezze, conforta tutti coloro che in un musicista apprezzano la capacità di rinnovarsi. La breve durata pone qualche leggero dubbio sulla possibile evoluzione del sound, ma El Perro Del Mar sembra sempre più vicina al raggiungimento della perfetta chimera pop.
08/06/2009