“La mia più grande fonte di ispirazione è l’orrore quotidiano. La maggior parte della gente fa finta di niente. Io, invece, provo a guardarlo diritto negli occhi”.
Originariamente, “Die Mutter wählt das Todtenkleidchen” era un Ep contenente quattro tracce, rilasciato nell’agosto del 2007 in cento copie andate esaurite nel giro di una settimana. Ma Maurice De Jong pensò bene, un paio di anni dopo, di unirlo a un altro Ep, “Dawn Breaks Open Like A Wound That Bleeds Afresh” (sempre del 2007, in 150 copie) e, con l’aggiunta di tre nuove tracce, dare vita a un vero e proprio full lenght. Il risultato è uno dei suoi lavori più riusciti e sconvolgenti, un concentrato di bestialità metallica, sinfonismo superomistico e squarci di orrore cacofonico.
Per fare l’immediata conoscenza della sua terrificante commistione di generi, basta ascoltare “Eaten By The Messenger Of The Light”, delirio conteso tra ultra-doom, industrial, black-metal e sample orchestrali sparsi un po’ dovunque, come briciole lasciate lungo il cammino per ritrovare la strada di casa, nel caso l’inferno non ci inghiotta. In questa amplificazione sinfonica di materiale metallico e industriale (che giusto quest’anno ha trovato una gloriosa apoteosi nel capolavoro “L'arrivée De La Terne Mort Triomphant”), anche l’essenza del verbo Khanate viene trasferito verso dimensioni sempre più magniloquenti (“Tod Ist Nur Tod”), mentre i gelidi rintocchi di pianoforte e le lagune di disperazione terminale di “29 Needles” instaurano un profondo rapporto teatrale con questa materia sonora urticante e iconoclasta.
Non c’è spazio per la luce nell’universo di Gnaw Their Tongues, perché qui le tenebre sono totalizzanti. Le sue sono sinfonie che annunciano la fine di ogni speranza, evocando orrendi scenari post-atomici, come quello della title track o della conclusiva “I Am The Lord And There Is No Other; I Make The Light, I Create Darkness…”, in cui, oltre a trasfigurare il primordiale linguaggio Throbbing Gristle (uno degli ascolti preferiti del musicista olandese) in qualcosa di veramente osceno e solenne, vengono anticipati i caratteri più deraglianti, quasi free form, di molti momenti di “Rend Each Other Like Wild Beasts, Till Earth Shall Reek With Midnight Massacre”.
Altrove (soprattutto nella seconda parte) è, invece, la matrice black-metal a subire un trattamento estremamente creativo, grazie anche all’influsso titanico del doom: “Blood Drenched Altars”, “And The Waters Shall Prevail Upon The Earth” e, ancora di più, “Knife...Martyr...Despair” e "Dawn Breaks Open Like a Wound That Bleeds Afresh” sono numeri carichi di una violenza e di un risentimento disumani, perfettamente in linea con il suo credo: ”Penso che la gente faccia davvero schifo e, perciò, la mia musica, riflettendo questa convinzione, è destinata ad essere “brutta”, oppressiva, deprimente, bella in tutta la sua depravazione, violenta, fuori controllo, etc”.
Come dargli torto?...
16/12/2010