Alla luce di questo "Be Set Free" non è azzardato affermare che Sean Scolnick, in arte Langhorne Slim, potrebbe diventare, in prospettiva, uno dei più floridi e interessanti autori americani di classic rock (con riferimento alle declinazioni più rootsy che questo termine ingloba). Erroneamente incasellato, agli inizi, nel quadro della scena più prettamente nu-folk, introversa e revivalistica della seconda metà dello scorso decennio, il signor Slim. Ma che sotto la travisata scorza "finto-barbuta", pre-war, cow-punk, formicolasse una vena rock epica e popolare, da queste parti lo sospettavamo da tempo.
A capo di una band affiata, di buona caratura strumentale e in grado di padroneggiare perfettamente questo genere di sonorità (sostanzialmente revisionistiche) dirozzate e dotate di un più accentuato respiro armonico e atmosferico grazie agli eleganti arrangiamenti di Chris Funk dei Decemberists (apprezzabili soprattutto negli inediti fraseggi classicheggianti del piano e degli archi), Langhorne Slim confeziona un opera di grande artigianato nostalgico e pop, già pronta, sembrerebbe, per il grande salto nel mainstream. Un mainstream di natura tipicamente "americana", abitante del grande spazio sospeso fra le due coste, e di altissimo profilo, ovviamente, per cui si potrebbero citare i nomi di uno Springsteen, di un Chris Isaak, di un Tom Petty o di un Neil Diamond come vaghe e generiche coordinate di riferimento. Perché Scolnick/Slim e la sua ciurma possiedono comunque un'impronta personale, riconoscibile e un tocco terrigno, istintuale, che li elevano di una spanna sopra la media del paludoso cantautorato Fm.
A suo agio sia nei roots-rock più ritmati (eccellente il contributo alla batteria di Malachi De Lorenzo, figlio di Victor dei Violent Femmes), robusti e melodici, come l'agra "Back To The Wild", la cavalcante "Say Yes" la sudista e soulful "Boots Boy", che in dolci ballate dal sapore west coast come la forbita "I Love You But Goodbye" (notevole il crescendo ritmico e orchestrale della seconda parte) e l'arcigna, "bandylaniana", title track; nel blues da focolare notturno dove s'innalzano cori da raccoglitori di frutta in piena nuova Depressione mutuo-bancaria di "For A Little While" (splendido il frammento di jam pianistica incastonato al centro del pezzo) come nel 50's rock'n'roll adolescenziale di "Cinderella".
Tolto qualche riempitivo ("Blown Your Mind") "Be Set Free" è un opera matura e accessibile che si fa apprezzare per compattezza, versatilità e qualità interpretative.
16/01/2010