Del felice incontro che ha dato luogo al duo Mi And L’au si sa ormai dai tempi del sorprendente album omonimo di debutto, tenuto a battesimo niente meno che da Michael Gira e dalla sua Young God Records. Lei finlandese, lui francese; lei modella, lui musicista: Mira Anita Mathilda Romantschuk e Laurent Leclere si incontrano a Parigi, dove diventano coppia nella vita e nella musica, prima di isolarsi nei boschi della Finlandia a comporre le loro canzoni spoglie e raccolte, intessute su chitarra acustica, voce e pochissimo altro.
Se quindi la formula di base del duo non ha più bisogno di presentazioni, ben diversi presupposti e modalità realizzative presenta questo secondo lavoro, “Good Morning Jokers”, per la cui uscita si sono dovuti attendere ben quattro anni. È innanzitutto mutata l’ambientazione prescelta per la composizione del disco, stavolta avvenuta in Spagna, così come l’etichetta – la spagnola Borne, satellite della più nota Acuarela – che ha finora licenziato il disco in esclusiva per il mercato iberico e per quello italiano, in attesa di una pubblicazione su scala internazionale, prevista per il prossimo mese di settembre.
Diverso, almeno in parte, anche il contenuto del lavoro, che, su sospensioni delicate e talora un po’ inquietanti di note acustiche, instilla una maggiore varietà di elementi e soluzioni stilistiche, a coronamento di fragili strutture armoniche nelle quali, accanto alla chitarra, un ruolo fondamentale è assunto dal pianoforte.
Le abituali cadenze rallentate dei brani incorniciano ancora dialoghi vocali ovattati, melodie sinuose e istantanee di un romanticismo intimo ma mai stucchevole, anche grazie ad arrangiamenti molto misurati, le cui esili trame esaltano il certosino dosaggio delle note, riempiendone di senso gli stessi intervalli, talora estremamente dilatati. Ed ecco, così, materializzarsi nuovamente l’incanto di melodie che si dischiudono con gradualità, modellate in penombra dai suadenti sussurri di Mira e dal compassato crooning di Laurent, che dimostra grande congenialità con un’interpretazione adesso supportata da ricorrenti arrangiamenti d’archi, in uno stile sobrio e denso di fascino, che a tratti rimanda alle raffinatezze del miglior cantautorato francese e, in parte, anche a Leonard Cohen.
Tuttavia, accanto a numerosi nuovi saggi di soffusa delicatezza, in “Good Morning Jokers” è dato riscontrare una sensibile articolazione dell’impianto espressivo della coppia, ora più orientata a un complesso lavoro di “riempimento” dei suoi scarni brani, tanto dal punto di vista della fluidità delle canzoni, quanto da quello della ricchezza tematica e strumentale. Qui risiede la sostanziale novità espressa in questo lavoro, se è vero che sulla scorta del pur ottimo album di debutto sarebbe stato arduo immaginare, ad esempio, le ripetute variazioni della melodia pianistica di “The Pearl”, il solenne romanticismo della splendida “They're Coming” e, soprattutto, il misurato impianto orchestrale che sorregge quasi tutti i brani, trovando esito nelle vellutate tinte jazzy di “Dancing And Smiling” e nell’irruzione improvvisa dei fiati di “Bingo”, ariosa e sorprendentemente uptempo rispetto agli standard abituali.
Mi And L’au sono rimasti senz’altro coerenti con le caratteristiche che li hanno fatti apprezzare ai tempi dell’esordio e, senza intaccarne la spontaneità, ne hanno al contempo impreziosito le modalità espressive, grazie a un songwriting fluido e decisamente più maturo e a una varietà di arrangiamenti in grado di far risaltare la ricorrente delicatezza dell’idea artistica dei due e la grazia incorporea delle loro interpretazioni.
Se l'esordio trasudava la vibrante intimità di un idillio recente, di per sé sufficiente a riscaldare il freddo isolazionismo nordico nel quale era stato concepito, "Good Morning Jokers" riempie di molteplici profumi mediterranei una matura stabilità artistica e sentimentale, che resiste egregiamente al suo slancio iniziale.
01/07/2009