Nel numero di agosto di "The Wire", David Keenan ci informa che nei sottoscala americani i ragazzi si cimentano con un "nuovo" genere, l'hypnagogic pop (locuzione coniata dallo stesso Keenan) Cos'è l'hypnagogic pop? Be', null'altro che la fagocitazione di un pezzo di cultura immaginifico-sonora anni 80 - fatta di soundtrack di film mainstream, di certo pop-rock da classifica e di certa new age da supermercato - nell'underground noise americano. In pratica una moan wave 2.0.
Senza dilungarci sui confini del genere, su "Volcanic Tongue" lo stesso Keenan include "Zones Without People" tra le migliori espressioni di hypnagogic pop (...). Di Daniel Lopatin, deus ex machina di Oneohtrix Point Never, qui su OndaRock ci siamo occupati in occasione dell'uscita di "Artificial Midnight" di Infinity Window - l'altra sua creatura - e anche in quel caso era interessante osservare la devozione quasi feticistica del nostro ai suoni elettronici vintage.
Qui Lopatin si supera nel suo slancio citazionista, cortocircuitando presente e passato, e andando a forgiare un suono i cui referenti si perdono in un magma liquido di luccicanze sintetiche. Echi di Tangerine Dream, Ash Ra Tempel, Alan Parsons Project, Peter Frohmader si alternano impudici, affrescando visioni di una nuova new age costruita tra rifiuti del post-moderno morente.
Al di là di tutto, è interessante constatare, per l'ennesima volta, come determinati suoni, spesso considerati di serie Z, ripescati e rielaborati in contesti distanti dagli originari, si dimostrino malleabili e meno stupidi (e strumentali) di quanto pensasse una certa intellighenzia rock, E di ciò bisognerà riparlare, considerato pure il recupero massiccio della library music, avviato in verità già a partire dalla seconda metà dei 90.
Il disco, comunque scorre che è un piacere.
05/09/2009