Un colpo sordo, come uno sparo, chiude l'album e azzera all'istante il cinguettio di un uccello, il ronzio di un insetto, azzera il silenzio. Dopo più niente, se "niente" si può chiamare la sensazione fortissima di aver provato qualcosa, a suo modo, di unico.
La fine, da cui partiamo, getta in realtà un ponte lungo tre anni tra sé e l'inizio di tutto.
Una sensazione chiara e netta, come chiara e netta fu quella di trovarsi di fronte a un talento dopo il primo ascolto, datato ormai 2006, di "Mr. Gaunt Pt 1000" (brano che l'etichetta tedesca Shitkatapult ha pescato nella cesta dei suoi demo e inserito nella compilation "Shitkatapult Empfiehlt!", insieme ad artisti come Apparat, Fenin e altri). La fonte era Myspace, nel player tre tracce che sembravano estratti, ritagli, prove di scena. La pagina aveva uno sfondo bianco e poche informazioni, ma da quel candore di pixel si inchiodava nello sguardo la carcassa di un uccellino, lì disteso ed esanime. Anja Plaschg, in arte Soap&Skin, aveva sedici anni allora (altro particolare da appuntare) e le idee ben chiare. La speranza era che il tempo la lasciasse intatta e ci consegnasse un primo disco all'altezza di quanto si poteva già intuire.
Quel primo disco, preceduto lo scorso anno dall'uscita di un Ep composto da 4 brani (di cui uno, "X-Ray Heartland", remixato da Fennesz), è finalmente arrivato: "Lovetune For Vacuum".
La scelta di un layout cruento significava, a quel tempo, anticipare molto della propria arte, ma, soprattutto, abituare l'ascoltatore a due temi in essa ricorrenti, due aspetti inscindibili dell'esistenza: la sua bellezza e la sua instabilità, aspetti che portano inevitabilmente a considerarne l'implicito dramma. Il titolo del disco li rispecchia entrambi, così come fanno le tredici composizioni in esso contenute (tutte intorno ai tre minuti e tutte scritte e arrangiate dalla stessa Anja). L'ascolto di ogni tassello di questo mosaico restituirà la figura di una giovane artista, essenzialmente fragile, che, ridipinta secondo l'estetica giapponese del mono no aware ("il pathos verso le cose"), potremmo definire "una effimera sospesa tra l'essere e il nulla".
A confortare tale sensazione ci soccorrono svariati indizi: la maniera in cui ha curato e cura di sé una certa immagine, attraverso foto in cui appare col volto tumefatto, livido o con espressione cupa, oppure avviluppata nei suoi capelli nero corvino, o, ancora, in cui mostra una nudità non proprio botticelliana (ciò nonostante questi tratti non hanno alcunché di artefatto o grottesco); il modo in cui allestisce e progetta le esibizioni dal vivo o il packaging dei propri lavori, ma, più di tutto, il colore della sua musica.
La musica di Soap&Skin ha l'essenza di un passo di Pina Bausch, di un dipinto di Käthe Kollwitz, di una fotografia di Francesca Woodman. Riflette qualsiasi espressione artistica si confronti con il tormento interiore, l'angoscia, la violenza, ma, allo stesso modo delle artiste citate, in una maniera peculiarmente femminile. "Lovetune For Vacuum" è un album uterino come pochi, potente nel catalizzare un certo tipo di sentimenti, nel non dissimularli, "umorale" nell'esporli. Valga come esempio ciò che viene raccontato tra le righe di "Spiracle" ("when I was a child peers pushed me hard/ in my head, in my neck, in my chest, in my waist, in my butt/ I still beg please help me").
"Elaborazione del subconscio per pianoforte e laptop", l'intero lavoro emana tensione proprio in quanto processo evolutivo (e sofferto) di svariati frammenti che si sono andati progressivamente formando come storie sotto le sue dita, nelle note gravi degli archi, in quelle stilettate di elettronica, tra le pieghe della sua voce, cruda e impietosa quando urla, commovente nei momenti di distensione (la già citata "Mr. Gaunt Pt 1000" e la bellissima "Brother of Sleep").
Non si intravede felicità nel suo canto d'amore per il vuoto. L'unico sole che compare ("The Sun"), a cui Anja dona identità femminile ("she dawns she burns she grows she feeds she spews she dies above us and builts the shadows which faces myself"), non riscalda, ma ferisce.
Per chi vorrà affrontare tutto ciò, per chi accetta le contraddizioni della vita, l'augurio è che l'ascolto di questo esordio pieno di carattere e personalità abbia l'effetto di un cortocircuito tra un dolore forte al petto e un riso inspiegabile sulle labbra.
16/03/2009