"Always Wrong" è un discreto riassunto della carriera dei Wolf Eyes. Proprio da qui, infatti, i "principianti" del culto dei lupi del Michigan potrebbero partire per investigare la carriera di una delle band più temibili del pianeta.
È un disco malvagio e severo, "Always Wrong". Un disco in cui regna la solita, morbosa claustrofobia psichica, il solito marciume sonico, le solite apocalissi post-industriali al limitare del free-noise.
Ma è anche, e soprattutto, un disco in cui manca l'effetto sorpresa, in cui la band si "accontenta" di brani mai davvero notevoli (siamo lontani, insomma, dalle vette di "Human Animal"), e questo onestamente un po' lascia freddini in fase di valutazione.
Comunque sia, tra la Londra degradata dei Throbbing Gristle e la California da incubo dei Factrix, la band di Detroit rilascia colpi efferati come il caos metallurgico di "Cellar", la fornace free-jazz di "Pretending Alive" (tra Borbetomagus e Whitehouse), il blaterare alieno di "Living Stone" o il nerissimo ritual-drone di "Droll/Cut The Dog".
Al clima intimidatorio di "Burned Mind" riportano, invece, le staffilate omicide della title track e di "Broken Order", mentre "We All Hate You" avanza sbandando come un robot smarrito, mentre intorno si consuma l'ennesimo sfascio sedizioso.
Feedback isterici, chitarre putrescenti, drum machine (?) alla deriva, urla laceranti, lerciume a tonnellate: c'è tutto quello che serve per una mezz'ora buona di sana deboscia dissonante/atonale/anarchica. Senza esagerare, i Wolf Eyes fanno il loro dovere, tutto suona "al posto giusto", tutto è come deve essere... Inutile, però, far finta di accontentarsi.
01/06/2009