Duncan Maitland

Lullabies For The 21th Century

2010 (Indigoctagon)
pop

Il panorama attuale della musica internazionale sembra in gran parte composto da una generazione di musicisti innamorati dei protagonisti della rivoluzione punk e post-rock; sono artisti a volte dotati, ma più spesso pervasi dalla venerazione per i loro idoli. È una storia che si ripete da sempre nella musica rock, un canovaccio che ha sorretto anche l’evoluzione artistica di musicisti divenuti a loro volta punto di riferimento per altri musicisti.
Ispirati dai Beatles e devoti a una pletora di artisti più o meno noti (Judee Sill, Burt Bacharach, Patto, Brian Eno, Simon Dupree and Big Sound...), gli Xtc sono spesso citati tra le fonti di gruppi più o meno autorevoli (Blur, High Llamas, They Might Be Giants). Il gruppo di Swindon sembra sbucare come fonte d’ispirazione di chiunque esegua pop post-Beatles.
In verità il merito del gruppo inglese è quello di aver sdoganato i seguaci del pop dal mainstream per traghettarlo verso lidi più dignitosi e interessanti.
 
Duncan Maitland è un discepolo reale degli Xtc, ma anche dei Beatles e dei sottovalutati E.L.O., il suo primo album “Lullabies For The “21th Century” è un amabile esempio di pop leggero e frivolo, ma mai stucchevole o ruffiano.
Folk, boogie, rock’n’roll, surf, beat, west-coast e altre spurie soniche albergano tra le trame sottilmente psichedeliche delle undici tracce: il piano ricco di riverberi, le marimabas, la chitarra con corde di nylon, un certo suono ondeggiante e alcuni tocchi esotici sono un chiaro omaggio alle intuizioni sonore degli High Llamas, ma le molteplici influenze non attenuano il valore dell’album, grazie a una scrittura sicura e vivace.
Membro dei Picture House (una band irlandese autrice di due hit-singles e band di supporto dei primi concerti dei Coors) e successivamente dei Pugwash, l’artista irlandese stringe una solida amicizia con Colin Moulding suonando le tastiere in “Say It” degli Xtc (incluso in “Apple Box”); il frutto di tale incontro è sancito dalla collaborazione di Colin nel brano d’apertura “Your Century”.

Gli undici brani dell’album concentrano tutte le ambizioni e le passioni del musicista: ci sono atmosfere sognanti alla Richard  Hawley in “Supermarket Dream”, pop radiofonico anni 70 per l’accattivante “Terry The Toad” e trionfi psichedelici in salsa Beatles nell'eccellente “Horror Stories”.
“Lullabies For The 21th Century” è un album di pop solare con raffinate soluzioni strumentali e un sufficiente tasso di originalità, che dona freschezza a canzoni pur ricche di citazioni.

Non disturba il richiamo ai Beach Boys nella delicata ballata “Cry Me To Sleep”, o nel surf-pop dal riff contagioso “Crash Position”, né la forza espressiva risulta attenuata dall’impronta stilistica dei Pugwash, che spesso aleggia nelle canzoni più elaborate, come “Handbird” e “Up To You”. Duncan Maitland ripercorre con gusto la storia della pop music inglese e americana, consegnandoci un album dai suoni raffinati e privi della leziosità e magniloquenza della musica contemporanea: valga per esempio la splendida ballad conclusiva “Insect Under The Stone”, nella quale l’autore intreccia Bobby Darin e Gilbert O’Sullivan, coinvolgendo tracce di prog senza velleità artistiche.
In definitiva, “Lullabies For The 21th Century” è uno degli album cult dell’anno, dal fascino lieve e seducente.

17/09/2010

Tracklist

  1. Your Century
  2. Terry The Toad
  3. Crash Position
  4. Handbirds
  5. Alien At Home
  6. Horror Stories
  7. Up To You
  8. Supermarket Dream
  9. Lucky You
  10. Cry Me To Sleep
  11. Insect Under The Stone

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