Il panorama attuale della musica internazionale sembra in gran parte composto da una generazione di musicisti innamorati dei protagonisti della rivoluzione punk e post-rock; sono artisti a volte dotati, ma più spesso pervasi dalla venerazione per i loro idoli. È una storia che si ripete da sempre nella musica rock, un canovaccio che ha sorretto anche l’evoluzione artistica di musicisti divenuti a loro volta punto di riferimento per altri musicisti.
Ispirati dai Beatles e devoti a una pletora di artisti più o meno noti (Judee Sill, Burt Bacharach, Patto, Brian Eno, Simon Dupree and Big Sound...), gli Xtc sono spesso citati tra le fonti di gruppi più o meno autorevoli (Blur, High Llamas, They Might Be Giants). Il gruppo di Swindon sembra sbucare come fonte d’ispirazione di chiunque esegua pop post-Beatles.
In verità il merito del gruppo inglese è quello di aver sdoganato i seguaci del pop dal mainstream per traghettarlo verso lidi più dignitosi e interessanti.
Duncan Maitland è un discepolo reale degli Xtc, ma anche dei Beatles e dei sottovalutati E.L.O., il suo primo album “Lullabies For The “21th Century” è un amabile esempio di pop leggero e frivolo, ma mai stucchevole o ruffiano.
Folk, boogie, rock’n’roll, surf, beat, west-coast e altre spurie soniche albergano tra le trame sottilmente psichedeliche delle undici tracce: il piano ricco di riverberi, le marimabas, la chitarra con corde di nylon, un certo suono ondeggiante e alcuni tocchi esotici sono un chiaro omaggio alle intuizioni sonore degli High Llamas, ma le molteplici influenze non attenuano il valore dell’album, grazie a una scrittura sicura e vivace.
Membro dei Picture House (una band irlandese autrice di due hit-singles e band di supporto dei primi concerti dei Coors) e successivamente dei Pugwash, l’artista irlandese stringe una solida amicizia con Colin Moulding suonando le tastiere in “Say It” degli Xtc (incluso in “Apple Box”); il frutto di tale incontro è sancito dalla collaborazione di Colin nel brano d’apertura “Your Century”.
Gli undici brani dell’album concentrano tutte le ambizioni e le passioni del musicista: ci sono atmosfere sognanti alla Richard Hawley in “Supermarket Dream”, pop radiofonico anni 70 per l’accattivante “Terry The Toad” e trionfi psichedelici in salsa Beatles nell'eccellente “Horror Stories”.
“Lullabies For The 21th Century” è un album di pop solare con raffinate soluzioni strumentali e un sufficiente tasso di originalità, che dona freschezza a canzoni pur ricche di citazioni.
Non disturba il richiamo ai Beach Boys nella delicata ballata “Cry Me To Sleep”, o nel surf-pop dal riff contagioso “Crash Position”, né la forza espressiva risulta attenuata dall’impronta stilistica dei Pugwash, che spesso aleggia nelle canzoni più elaborate, come “Handbird” e “Up To You”. Duncan Maitland ripercorre con gusto la storia della pop music inglese e americana, consegnandoci un album dai suoni raffinati e privi della leziosità e magniloquenza della musica contemporanea: valga per esempio la splendida ballad conclusiva “Insect Under The Stone”, nella quale l’autore intreccia Bobby Darin e Gilbert O’Sullivan, coinvolgendo tracce di prog senza velleità artistiche.
In definitiva, “Lullabies For The 21th Century” è uno degli album cult dell’anno, dal fascino lieve e seducente.
17/09/2010