Xtc

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Il pop impopolare

Non ci sono voluti di certo gli Xtc per dimostrare che la musica pop può avere un cervello, oltre che un cuore. Tuttavia la devozione con cui la band di Swindon ha perseverato nel fare musica creativa e fuori dagli schemi è a dir poco ammirabile. I loro meriti: aver unito innovazione e archeologia pop in una carriera che ha attraversato l'era wave, mettendo assieme punk, pop albionico, neo-psichedelia e folk

di Alessandro Nalon

Chi non avesse mai visitato Swindon, nella contea inglese del Wiltshire, può vivere con la consapevolezza di non essersi perso niente di particolarmente interessante. Un tempo un centro industriale, oggi è conosciuta come una delle città più brutte e prive di eventi culturali d'Inghilterra, al punto che l'attrazione locale più famosa è un'orribile rotatoria di dimensioni monumentali, soprannominata magic roundabout.
Come questo posto abbia visto nascere e sia stato la base di un gruppo art-pop creativo e longevo come gli Xtc è un mistero*. Tutti i membri del gruppo sono infatti cresciuti a Swindon e nonostante l'aridità culturale che la contraddistingue, sembrano aver mantenuto nel corso della loro carriera un forte attaccamento alla loro terra di origine. Il linguaggio pop creato da questi ragazzi di provincia sarà tra i più forbiti dell'era new wave e li porterà a sfiorare la fama mondiale; una serie di sventure, tuttavia, li costringerà a rimanere degli underdog e a giocarsi la meritata fama e fortuna. Ad oggi sono tra i gruppi più stimati dalla critica e dai colleghi ma allo stesso tempo ignorati dal pubblico di massa. Gli artisti più vari hanno citato gli Xtc come ispirazione o suonato dei loro pezzi: tra questi citiamo Blur, Primus, Shonen Knife, John Frusciante, Tricky e Marillion.

La storia degli Xtc comincia a metà anni 70, quando il bassista Colin Moulding e il batterista Terry Chambers decidono di formare una band assieme all'amico Andy Partridge (voce e chitarra). Ne nascerà un goffo gruppo glam-rock, gli Stark Park, poi rinominati Helium Kidz. L'intento della band era di cantare della modernità di allora: la radio, la tv, le telecomunicazioni, ma a detta di Partridge, già leader del gruppo, di moderno c'era ben poco nella loro produzione artistica. Il loro suono era semmai quello di un vetusto gruppo da pub con riff rock triti e pachidermici. Con l'arrivo nel 1976 del tastierista Barry Andrews le cose tuttavia iniziano a cambiare in meglio: il gruppo cambia nome, ora sono gli Xtc, e la modernità a cui aspiravano comincia a manifestarsi in uno stile mai sentito prima.
Tuttora privi di contratto, i quattro decidono di tentare la fortuna e inviano un demo e il poster di una loro data londinese a John Peel, che assisterà al concerto e li scritturerà per quattro sessioni. Dopo l'apparizione radiofonica, le etichette discografiche fanno a gara per accaparrarsi gli Xtc, fino a quel punto bellamente ignorati. Ci riuscirà la Virgin a cui resteranno legati fino alla fine degli anni Novanta.

White Music (1978) è il primo lavoro in studio del gruppo. Acerbo e in qualche modo vittima di una produzione legata al rock di fine anni Settanta, vanta tuttavia alcune delle loro melodie più riuscite. Il songwriting si impone come uno dei più creativi della sua epoca: un frizzante concentrato di ritmi sghembi, ritornelli appiccicosi, testi buffi ma tormentati da un senso di paranoia di fine secolo. Le isterie di Talking Heads, Bill Nelson e Devo si cristallizzano in una sorta di punk-rock circense con un gusto per l'assurdo e la buffoneria.
Venendo ai classici: "Statue Of Liberty", ritornello da knock-out immediato e strofa con un passo in levare vagamente ska. È una canzone dai connotati fintamente erotici morbosi, poiché dedicata alla statua della libertà (l'edificio in sé, non quello che rappresenta), oggetto di attrazione come fosse una donna in carne e ossa. La frustrazione per una relazione impossibile raggiunge vette di inconsueto feticismo in versi come "A little jealous of the ships with whom you flirt" e "In my fantasy I sail beneath your skirt", che ne causarono la censura in alcune radio.
"This Is Pop", scheggia pub rock in stile primo Joe Jackson, ma con inquietanti tom tom tribali e continue pause e ripartenze che ne spezzano il continuum. "New Town Animal", sconquassato glam-rock di due minuti scarsi alla Cockney Rebel.
Spicca inoltre la cover dada della versione hendrixiana di "All Along The Watchtower". Potrebbe benissimo essere una cover della versione di Dylan, tanto è irriconoscibile (originalmente il gruppo aveva deciso di riprendere tutt'altro pezzo: "Citadel" dei Rolling Stones). Ispirato dai suoi ascolti dub e reggae, Partridge mette a punto un piano di smantellamento della melodia e della struttura ritmica. La chitarra, strumento principe dell'originale, viene abolita: subentra in sordina un organo elettrico a tenere gli accordi, saltuarie sfuriate di armonica e una linea di basso sincopatissima. Il jamming rock del classico di Hendrix viene sedato e Partridge si lancia in un'interpretazione balbuziente e scoordinata, ai limiti del rap, ora spezzettando, ora allungando le parole, rendendo inintelligibile il contenuto narrativo delle liriche. Suona come uno sberleffo (riuscito) di quattro arroganti intellettuali che sembrano voler dire "Visto come ve lo rivoltiamo il vostro classico del rock?". La traccia fu registrata dal vivo in studio e mostra l'abilità del batterista Terry Chambers e il gusto della band per ritmi inconsueti e imprevedibili - memorabile il finale, con il ritmo che si distende e l'elettronica di Andrews che deraglia.
Il disco è tenuto in grande considerazione da una nicchia di loro fan, pur essendo in qualche modo limitato dalle scelte produttive e fotografando una band non ancora del tutto consapevole dei propri mezzi.

Caratterizzato da suoni più freddi e inscatolati, Go2 (sempre 1978) esplora alcuni sentieri tracciati dal primo album, elaborandone la formula ma sacrificando parte dell'ingenuità e del divertimento. Il timbro più new wave e metallico della chitarra si presta al suono fantascientifico e "devoluto" (le onnipresenti tastierine Ufo), ma le canzoni non sono altrettanto orecchiabili e irresistibili.
Comunque degne di nota "Meccanik Dancing", inno di robot-rock anfetaminico e ballabile, e il pattern sghembo e ripetitivo di "Battery Brides", capolavoro nascosto del disco e sorta di aggiornamento della psichedelia sixties all'era dei synth sibilanti di Gary Numan e Ultravox. Il titolo completo della canzone è "Battery Brides (Andy Paints Brian)", dove Andy è chiaramente Partridge e Brian è Eno, che aveva rifiutato la richiesta del gruppo di produrre l'album.
Sono tuttavia la copertina "meta" e il design concettuale del packaging a fare la storia: una scritta bianca su fondo nero spiega lo scopo di ogni parte della confezione dell'Lp.

John Peel contribuirà alla popolarità del disco suonando alcune tracce del disco di remix Go+. Le suonerà tuttavia alla velocità sbagliata, rendendole più lunghe e dal suono rallentato e cavernoso. Partridge ha in seguito ammesso di non essere sicuro che la cosa fosse un errore e che lo storico dj le avrà probabilmente preferite in questa versione. Di quel periodo è il singolo "Are You Receiving Me?", power-pop dinamitardo sull'alienazione e l'incomunicabilità tra persone. Uno dei loro classici e tra i pochi pezzi del loro repertorio che si prestano ad essere cantati a squarciagola.

Nonostante l'ingresso del disco nella top30, Barry Andrews lascia il gruppo poco dopo le registrazioni e i superstiti cercano subito un di un rimpiazzo. Scartati numerosi tastieristi (tra cui un certo Thomas Dolby), il gruppo sceglie di assumere un secondo chitarrista, e opta per l'amico di vecchia data Dave Gregory, capace di suonare tanto la chitarra quanto le tastiere. Il suo stile psichedelico e fortemente sixties cambierà irreversibilmente la traiettoria del gruppo, ma al momento del suo ingresso in organico sceglie di mantenere un basso profilo, adeguandosi allo stile schizzato del precedente tastierista e alle penne spigolose di Partridge e Moulding, sempre più sprezzanti di ciò che consideravano come l'abc del vetusto songwriting rock.

XtcA seguito di un tour di Stati Uniti, Giappone e Australia, il gruppo torna in studio, stavolta con Steve Lillywhite, produttore-star del post-punk (Ultravox!, U2, Siouxsie & Banshees, Peter Gabriel, Psychedelic Furs tra gli altri).
Il risultato di queste sessioni sarà il loro album della maturità, Drums And Wires, forte di uno stile chitarristico assolutamente inedito per l'epoca, dal timbro snello e scremato dalle distorsioni più grasse; l'album è inoltre caratterizzato da un'agilità ritmica sconosciuta alla maggioranza dei gruppi coevi. La stravaganza delle armonie di Partridge e le sue pennate frenetiche incontrano la versatilità del solista Gregory, capace di arpeggi jingle jangle come di stecche stridule e assoli deraglianti come quelli della Magic Band di Captain Beefheart. È anche il disco che vede Moulding acquisire crescente importanza come secondo cantante e talentuoso songwriter, presentandosi come una variante più psichedelica e meno scatenata di Partridge; le sue linee di basso, ora circensi, ora sinistre e sinuose, dovrebbero essere oggetto di studio per ogni compositore pop-rock. Lillywhite in cabina fa il resto, dividendo il suono nettamente tra chitarre squillanti e tamburi percussivi e tribali.
Ed è proprio il battito sciamanico del timpano della batteria a rubare la scena in "Making Plans For Nigel", primo pezzo del gruppo a tratteggiare un bozzetto sociale amaro e polemico, oserei dire kinksiano. Moulding ne è autore e cantante della linea vocale principale. Il testo, una critica all'educazione e all'indottrinamento dei giovani inglesi, porta il pezzo in classifica (è una delle pochissime hit degli Xtc).Il battito dance e i riff vorticosi di "Helicopter" anticipano di almeno due decenni l'ondata di indie-rock danzereccio e scalmanato degli anni Zero; il ritornello sgolato è tra i più appiccicosi e indimenticabili della loro carriera.
Il folk corale di "Ten Feet Tall", in odore di psichedelia West Coast, è tra le creazioni migliori del gruppo. Piazzato in mezzo alla scaletta, rasserena i ritmi spasmodici dell'album, ma la malinconia è dietro l'angolo. Ne esiste una versione elettrica uscita come singolo sul mercato americano, tutta spigoli, chitarre sgangherate e dai timbri più classicamente wave. E come restare fermi dinanzi al vulcanico drumming di "Real by Reel"? Ancora una volta interessante il testo sulla paranoia di essere spiati e se vogliamo profetico, se pensiamo agli scandali di hacking che hanno investito prima News of the World e poi i servizi anglo-americani.
Le sorprese non finiscono con i suoni sordi e fuori tempo di "Day In Day Out" e i poliritmi della sua coda e di quella di "When You're Near Me I Have Difficulty". "Millions", un inno marziale orientaleggiante, ha una costruzione di una creatività mai sentita (incredibile il pattern di batteria nel ritornello), e si trascina scodellando armonici e sghembe schitarrate funky - l'intenzione di Partridge era di scrivere una canzone che evocasse la Cina maoista, una delle sue ossessioni giovanili.
"Complicated Game" è una chiusura assordante e inaspettata. Un balbettio improvvisato da Partridge su un pugno di accordi che si ripetono in loop. L'arrangiamento cresce fino a deragliare, avvitandosi su se stesso e lasciando gli ultimi minuti alla voce sgraziata del cantante che aggredisce le ultime sillabe del testo mentre annega nel suo stesso eco.

Per molti, ma non per tutti, Drums And Wires eserciterà una costante influenza senza mai sconvolgere la scena. Ironica e stimolante, la musica dei quattro entra a pieno diritto tra le migliori emanazioni del pop-rock chitarristico inglese a cavallo tra i decenni 70 e 80, assieme ai lavori coevi di artisti come Split Enz, Squeeze, Joe Jackson e New Musik. Basta ascoltare il lato A di “Synchronicity” dei Police per rendersi conto di quanto Drums And Wires sia un termine di paragone imprescindibile per comprendere appieno la new wave dei primi anni Ottanta (Sting e Andy Partridge erano inoltre amici).
Micidiali i singoli del periodo lasciati fuori dall'album. Su tutti "Life Begins At The Hop", costruita su un riff mandato in loop e graziata da chitarre afro-giamaicane, irresistibili handclapping e un ritmo che più che al rock si avvicina al mondo della musica da ballo. Inizialmente scettico all'idea di cantare (lo schivo Partridge fa di tutto per convincerlo), Moulding è qui perfettamente a suo agio e all'apice dell'ispirazione.

Niente è peggio di una dozzinale band da pub
(Andy Partridge)

Finora si è parlato di dischi, ma la band era anzitutto all'apice della sua attività live, con un calendario fittissimo di scadenze e concerti. Partridge dichiarerà: "La band era diventata una specie di commando, una task force capace di recarsi in ogni punto del pianeta: le canzoni erano scritte facendo altro, provate nei camerini e registrate in occasione del nostro album più duro". Si riferisce a Black Sea, il disco che nell'80 esporta gli Xtc negli Stati Uniti (entra nella top50 e ne vengono tratti cinque singoli) e inaugura la loro fase concertistica più intensa e stressante.
Partridge, iperbolico al suo solito, lo definisce come una fedele riproduzione dei loro show live del periodo: grezzo, potentissimo e compatto. Il disco contiene in effetti il loro materiale più pesante, ma la perizia con cui è scritto e assemblato tradisce una cura per i dettagli che di grezzo ha poco o nulla. Con Lillywhite stabile dietro la console, la band forgia un suono metallico, pachidermico e risonante. Drums And Wires brulicava di chitarre acute e taglienti come coltelli, Black Sea fa pensare semmai a dei martelli che percuotono incudini, con le sue chitarre sature e il basso che, più gonfio che mai, riempie i vuoti. Anche i tamburi di Terry Chambers superano i timbri del post-punk e si fanno più imponenti e minacciosi, sconfinando in territori vicini alla nascente world music. E in questa orgia di suoni metallici sbucano occasionalmente dei synth suonati da Partridge a colorare il suono e completare le armonie.

Xtc - Andy PartridgeIl singolo di lancio sarà la prima traccia, "Respectable Street". Il pezzo è una critica al vetriolo della middle class inglese, ossia i classici signori di mezza età ossessionati dallo status e dalle apparenze; il testo acquisisce efficacia in quanto scritto dal loro punto di vista, che denuda la loro ipocrisia e i loro double standards. Partridge la scrive nel suo appartamento a Swindon, ispirandosi ai suoi reali vicini con la puzza sotto il naso. Per una volta non sarà l'industria discografica a ostacolare la band, ma i media: la Bbc si rifiuta di trasmettere un brano contenente parole sessualmente controverse. Partridge accetta il compromesso e ne altera il testo: "contraception" diventa "child prevention", "abortion" diventa "absorption", "sex position" diventa "proposition"; il pezzo tuttavia non viene trasmesso lo stesso, pare perché contenente riferimenti alla marca "Sony".
La canzone nella versione album si apre con una cantilena al piano filtrata attraverso una patina vintage, con i crepitii del vinile accentuati. Solo al trentesimo secondo parte uno dei riff più creativi di tutti i tempi: una chitarra scandisce il tempo con la batteria (saltando un colpo), l'altra, più acuta, si insinua tra i colpi di cassa e rullante dando alle strofe un moto circolare, come una locomotiva.
Il secondo singolo (e seconda traccia del disco), "Generals And Majors", sarà più fortunato. Si tratta di un brano dal sapore militaresco, con le chitarre a emulare in modo caricaturale un banda militare in parata. Il video è girato nel castello del fondatore della Virgin, Sir Richard Branson, che si diverte ad apparire in alcune scene nei panni di un ufficiale militare pazzo.
Fiore all'occhiello del disco è la facilità con cui gli Xtc mescolano melodie British invasion, tribalismi e chitarre metalliche. "Towers Of London" è una sorta di ballata midtempo dal passo kinksiano con le chitarre a rimpiazzare le strumentazioni allargate delle registrazioni di fine anni 60. Anche il testo sulle ombre della Londra vittoriana strizza l'occhio a Ray Davies, ricordando operai e costruttori che hanno contribuito a quell'era di grandi opere e scoperte, talvolta pagando con la propria vita. Curiosità: il suono del martello che batte l'incudine è ottenuto percuotendo un estintore con l'asta di un microfono.
E se "Sgt. Rock (Is Going To Help Me)" aggiorna i Beatles agli anni 80, "Paper And Iron (Notes And Coins)" torna a far luce sulle dure esistenze degli operai. Il testo si riferisce probabilmente alla crisi dell'industria pesante inglese, impersonando un operaio che preferisce tenere il capo basso e intascare il suo piccolo stipendio; il riferimento alla Chiesa e alla corona (il leone e l'unicorno, simboli dello stendardo del Regno Unito) getta un'ombra medievale sui versi del testo, che di fatto sottintende un'analogia tra le condizioni degli operai del presente e il mondo della mezzadria. Musicalmente è probabilmente il pezzo più pesante degli Xtc, con un andamento meccanico scandito da una ritmica in 6/8 che sembra imitare i rumori della fabbrica.
L'alternanza di luce e ombra è una possibile chiave di lettura del disco: la ballabile "Living Through Another Cuba" trae in inganno con un contagioso ritmo afro-caraibico, ma è la paura della Guerra Fredda e della bomba atomica a rimare impressa. Lo stesso pulsare tribale delle percussioni trova massima espressione in "Travels In Nihilon", un baccanale dai contenuti distopici (il titolo è tratto dal libro di fantascienza di Alan Sillitoe) attraversato da fiumi velenosi di voci sinistre e disturbanti improvvisazioni di chitarra.
Spetta a Moulding bilanciare l'alchimia del disco con il pezzo più leggero e ballabile, "Love At First Sight", impreziosito dai soliti bellissimi incastri ritmici. Esce come singolo in Canada in una versione velocizzata.

Black Sea sta agli Xtc come “Sound Affects” dello stesso anno sta ai Jam: due dischi cupi, entrambi preceduti da un classico delle rispettive discografie, entrambi sono dediti alla ricerca delle istanze passate del pop britannico che viene rivoltato e dotato di una nuova veste più spigolosa e senza compromessi. Entrambi inoltre hanno un occhio rivolto alla questione sociale; è anche per questo che  è possibile rintracciare  l'influenza di Black Sea sui Blur periodo britpop e su certo indie-rock anglo-scozzese dei primi anni 00.

Non sono un vero musicista, sono più che altro un uomo con delle idee che per caso si è ritrovato una chitarra in mano
(Andy Partridge)

Finora si è parlato di suoni angolari e chitarre secche. Definire in modo chiaro il timbro di chitarra degli Xtc non è però cosa facile. Come si è già detto, l'alchimia delle chitarre dei primi Xtc è frutto della perizia del più "classicista" David Gregory e della penna visionaria di Andy Partridge, ma in cosa consisteva l'originalità di quest'ultimo?
Come prima cosa Partridge, pur non avendo una formazione accademica, è un chitarrista navigato con dieci anni di esperienza al momento del debutto. Conosce il rock in modo enciclopedico e lo suona volentieri, ma almeno con gli Xtc sceglie di non accodarsi ai nomi di punta della sua iconografia. Niente è peggio di una dozzinale band da pub, dice il Nostro in un'intervista reperibile su YouTube in cui fa terra bruciata dei fondamenti blues a cui si appigliano i chitarristi rock meno originali. Sbagliare, suonare la nota che "non ci sta", piazzare un accordo che contrasta in una progressione, questi sono gli accorgimenti che usa quando scrive o costruisce le armonie. E il ritmo e il suono? Immaginate di scuotere velocemente e in modo scattoso un barattolo di latta con all'interno un oggetto di metallo. Un timbro ferrugginoso quindi, risonante e dall'attacco repentino, che mira a disegnare figure ritmiche piuttosto che a riempire i vuoti. Il concetto è spiegato dallo stesso Partridge, quando menziona una delle sue fonti di ispirazione: Ollie Halsall, chitarrista dello sventurato gruppo proto-prog Patto. I Patto pubblicarono tre dischi nei primi anni Settanta, lavori acerbi in quella palude ai confini tra prog, hard-rock e psichedelia. Musica veramente brutta, priva della perizia tecnica e del respiro epico del prog, ancora impantanata in territori jam band. Eppure il tocco nervoso e freddo di Halsall, la sua parsimonia di note e il suo rifiuto della scala blues illuminano un giovane Partridge, che dichiara: "Sentii una canzone chiamata ‘The Man’, che è lenta e vuota […] adoravo i suoi buchi strazianti. C'erano dei buchi nel ritmo di questa canzone […]. [Halsall] faceva suonare la chitarra più come Albert Ayler o John Coltrane, più come una specie di pianista fluido." Ascoltando i Patto con queste parole in mente non si può fare a meno di ritrovare il gusto per la percussività di poche, selezionatissime note, nonché il rifiuto delle note sostenute e dell'incedere molleggiato del blues, con i suoi bending. Oltre a questo va però aggiunto tutto ciò che è stato nei quasi dieci anni che separano i due gruppi: il revival reggae e ska, il punk, ma anche e soprattutto il suono acidulo e secco dei gruppi della British invasion (che arrivava alla generazione wave tramite i numerosi gruppi e gruppetti mod revival). Parlando delle intricate armonie e dei cambi inusitati, la migliore descrizione viene dallo stesso Partridge, quando dice "Per favore non chiedetemi i nomi degli accordi [che suono], non li conosco e basta. Non è cosa rara per me, non sapere i nomi degli accordi o addirittura le scale delle canzoni. Non sono un vero musicista, sono più che altro un uomo con delle idee che per caso si è ritrovato una chitarra in mano".

Xtc - Colin MouldingL'intensiva attività live del gruppo porterà Partridge, stanco della routine della vita on the road tra un concerto e l'altro, a riscoprire la chitarra acustica e registrare un disco assolutamente diverso da quanto fatto finora, un album che nelle intenzioni voleva essere densamente arrangiato e non riproducibile dal vivo. Oltre a ritrovare l'ispirazione ed esplorare i timbri degli strumenti acustici, English Settlement riscopre l'Inghilterra rurale, a partire dalla copertina che ritrae con una grafica stilizzata il Cavallo Bianco di Uffington, una figura preistorica incisa su una collina di gesso a poche miglia da Swindon.
La produzione è affidata a Hugh Padgham, già sound engineer e assistente di Lillywhite, e accreditato nelle registrazioni del caratteristico suono di batteria compresso e tipicamente eighties (il gated drum) concepito da Phil Collins. Grazie al suo tocco, la batteria di Terry Chambers - qui all'apice creativo - è messa in risalto e sorprende con alcune delle costruzioni più inusitate del pop-rock.
Il disco si apre con una doppietta di Colin Moulding, all'insegna di una strumentazione arricchita: chitarre folk, tamburi tuonanti, sintetizzatori, basso fretless e cori filtrati da effetti sono solo alcuni degli elementi di "Runaways". "Ball And Chain", invettiva contro l'abbattimento degli edifici storici e l'edilizia selvaggia, ricicla la ricetta ska-pop dei Madness, dandole un respiro corale ed epico. È il primo pezzo in cui Dave Gregory suona la 12 corde elettrica, colonna portante del disco e filo conduttore con il rock psichedelico di fine anni 60.
È di Moulding anche "English Roundabout", pezzo chiave del disco, una rivisitazione caraibica degli Yes di "Long Distance Runaround", costruita magistralmente su un tempo in 5/4. Il pezzo è chiaramente ispirato alla Magic Roundabout di Swindon, famigerata per essere l'archetipo della bruttezza tipica dell'edilizia urbana inglese.
Le influenze folk e world music non mancano tra le canzoni scritte da Partridge, dall'andamento spagnolo di "Yacht Dance" all'incedere pastorale che apre "Senses Working Overtime", che poi sboccia in un irresistibile psych-pop (sarà il loro miglior piazzamento nella classifica dei singoli britannica), passando per la Giamaica di "Down In The Cockpit".
Ancora una volta la satira sociale di Partridge va a segno, stavolta in "No Thugs In Our House", il cui testo è concepito come una recita. Partridge è di volta in volta il narratore, un poliziotto e i genitori di uno skinhead. Questi ultimi, di ceto borghese, non accettano che il figlio sia sospettato di aver commesso violenze ai danni di alcuni immigrati asiatici, tanta è la loro arroganza. "Fly On The Wall" rievoca gli spettri dello spionaggio e della sorveglianza del governo.

Nonostante le partiture complicate e gli arrangiamenti barocchi, la band porta il disco in tour con successo, ma qualcosa si incrina. Il 18 marzo 1982 al Le Palais di Parigi Partridge esce di scena durante la prima canzone della scaletta. Un esaurimento nervoso lo colpirà dopo la data al California Theatre di San Diego, lasciandolo con una perenne ansia da palcoscenico, che di fatto impedirà al gruppo di suonare dal vivo da qui in avanti. L'esaurimento è causato dalla moglie di Partridge, che appena prima della data decide di buttare le scorte di valium da cui il marito dipendeva per non soccombere allo stress da tour. L'attacco di panico che ne è scaturito è stato sufficiente a tenere il cantante e chitarrista lontano da qualunque palcoscenico, se si escludono quelli di un paio di programmi televisivi e radiofonici.
A rincarare la dose, a causa di un contratto criminale, la band non guadagna alcunché da questa massacrante successione di concerti dal vivo, motivo per cui il leader del gruppo decide di chiudere con l'attività live.

Privati della possibilità di andare in tour, gli Xtc fanno di necessità virtù e decidono di diventare una band da studio, rifuggendo il classico schema album-tour-album; Partridge compra una casa a Swinton e riprende a scrivere a getto continuo. Questa nuova sistemazione non trova però d'accordo Terry Chambers, che nel 1983 lascia il gruppo poiché non essendo autore, non riceve royalties. La band sceglierà di non rimpiazzarlo e di assumere dei turnisti ove necessario, o impiegare una drum machine. Il gruppo era nel mezzo delle registrazioni di Mummer, il seguito di English Settlement.

The Dukes Of StratosphearMummer è un lavoro coraggioso ed eterogeneo che rifugge i canoni del rock (anche quelli meno ortodossi della new wave). Il titolo del disco è dedicato alle Mummers Plays, recite popolari di natura carnevalesca tipiche del medioevo britannico. Le canzoni di Partridge scavano ancora più a fondo nel folklore inglese, mentre Moulding tende una mano al new pop degli anni 80. Nonostante l'abbondanza di idee, il disco godrà di scarsa promozione e non avrà successo.
L'operazione del gruppo è quella di creare un'opera pop sfaccettata, che imprima il marchio Xtc su una moltitudine di stili. "Funk Pop A Roll" si toglie qualche sassolino dalle scarpe, con la sua invettiva al vetriolo contro il pop da classifica e l'industria discografica, tra ritmi sincopati e scoppiettanti fiati soul-funk. Il soul estivo di "Wonderland" (in odore di Style Council) e "In Loving Memory Of A Name", sempre di Moulding, fanno proprio il coevo sophisti-pop; "Beating of Hearts" e "Deliver Us From The Elements" dicono la loro sulla world music di Peter Gabriel. Il difetto del disco sta nella sua eccessiva eterogeneità: molti pezzi sono scritti separatamente dai due songwriter nelle rispettive case e i picchi dell'album sono non a caso i pezzi che trovano un terreno comune nei pressi di un folk pastorale e velato di psichedelia. "Great Fire" passa da un valzer sbilenco a un'inusitata progressione vagamente tardo-beatlesiana. "Me And The Wind" ha un pesante retaggio prog-folk, che passa dai Pentangle agli Henry Cow. "Love On A Farmboy's Wages", uno dei migliori pezzi acustici della loro carriera, dipinge con tocco impressionista uno scenario bucolico placido, rompendo la calma con improvvise accelerazioni. La vena polemica del testo è sempre dietro l'angolo...
Il disco esce nel 1984 negli Stati Uniti per mano della Geffen che d'ora in poi distribuirà le loro uscite in America.

Se Mummer è il suono della campagna inglese, allora The Big Express, il suo seguito dell'84, è la città. Una città rugginosa, industriale e avvolta in una nebbia decadente. La sterzata a livello sonoro è netta: le chitarre elettriche tornano prepotenti, ma sono asciugate della distorsione e rigorosamente ritmiche (va segnalato anche l'uso abbondante dell'accordatura in mi maggiore); la drum machine compare in più occasioni e le tastiere, ove presenti, marcano un ritorno a un suono tipicamente new wave. Un'evoluzione sonora simile a quella della parentesi del Julian Cope soul e patinato di fine anni 80.
Il disco, la cui chiave di lettura è per molti quella di un concept sul decadimento di Swindon, è ambiziosissimo e tutt'altro che commerciale. Tra i prediletti di Partridge, sarà invece un flop commerciale, alimentato dal fatto che la band non si esibiva dal vivo da ormai due anni, con l'eccezione di qualche performance radiofonica in playback.

The Big Express è una fucina di idee che, per la prima volta nella carriera degli Xtc, prendono il sopravvento sulle canzoni. A risentirne sono soprattutto i brani di Partridge, non a fuoco come quelli del più efficiente ma meno prolifico gregario.
"Wake Up" (Moulding) rievoca i fasti ritmici di Drums & Wires, con una strofa sincopata e un geniale poliritmo di due chitarre che battono il ritmo come martelli. Il tocco di genio finale è la batteria che salta un battito ad ogni battuta. "This World Over" (Partridge), ballata insolitamente canonica per gli standard del gruppo, si configura come uno dei migliori lenti del decennio. "I Remember The Sun" (Moulding) sfoggia un passo jazzato e sbilenco che fa pensare a gruppi come i Working Week. "Shake Your Donkey Up" (Partridge) è il rockabilly/western secondo gli Xtc.
La band decide di comprare un Mellotron per arricchire gli arrangiamenti. Date le dimensioni dello strumento, la band decide di affidarlo a Partridge che era l'unico a disporre di una camera da letto libera in casa. "Seagulls Screaming Kiss Her, Kiss Her" sarà il primo pezzo scritto dal cantante con la tastiera in mente anziché la chitarra. Musicista autodidatta, è per sua stessa ammissione goffo alle tastiere e per ricordare la tonalità del pezzo pensa di disegnare su carta la posizione delle sue dita sui tasti, in modo da ricordare l'accordo iniziale del pezzo. Testo e musica comunicano in perfetta armonia, tratteggiando un grigio bozzetto di una città costiera inglese, arricchito da ogni sorta di campionamenti caserecci.

Frustrati dal mancato successo, gli Xtc si rifugiano nelle proprie stanze traboccanti di Lp di musica psichedelica che pensano bene di omaggiare con un progetto parallelo. L'operazione, seppure più vicina alla parodia che a un progetto a tempo pieno, è a dir poco geniale: anziché riprendere la psichedelia anni Sessanta aggiornandola ai suoni dell'epoca, gli Xtc impersonano un gruppo anni Sessanta di fantasia caduto nel dimenticatoio, i Dukes of Stratosphear. I Dukes sono in realtà Partridge, Moulding e Gregory con degli pseudonimi (rispettivamente Sir John Johns, The Red Curtain e Lord Cornelius Plum, più il fratello di Dave Gregory, Owen, qui nei panni del batterista E.I.E.I. Owen) e la loro musica è un garage-pop anni Sessanta prodotto come fosse il 1967 - merito del maghetto John Leckie, che resuscita con maestria i suoni dell'epoca.
Fingendo di non essere a conoscenza del trucco, possiamo godere dell'avere tra le mani il materiale di una band contemporanea di Beatles, Zombies e Small Faces, le cui canzoni, seppure scritte con intenti archeologici e ludici, non hanno nulla da invidiare ai numi tutelari, quando i nostri azzeccano i ritornelli.

Chips From The Chocolate Fireball è la raccolta definitiva dei loro due lavori a nome Dukes of Stratosphear, il mini 25 O'Clock (pubblicato come pesce d'aprile nel 1985) e l'Lp Psonic Psunspot, aperto dalla splendida "Vanishing Girl", scritta da Colin Moulding (pardon, The Red Curtain).

Did you make mankind after we made you?
("Dear God")

XtcGiunti a un punto cruciale nella loro carriera di trio pop, gli Xtc registrano a Woodstock il loro album più celebrato, con Todd Rundgren alla produzione.
Skylarking (Geffen, 1986) è un monumento al pop barocco anni Sessanta, asciugato di ogni impulso rock e concepito come un flusso psichedelico di schegge di pop arzigogolato che si incastrano come in un coloratissimo mosaico.
Le sessioni con Rundgren sono estremamente tese: Partridge vi si scontra da subito ed esce dallo studio deluso della pasta sonora del lavoro. Ciononostante, il disco è una miniera di idee e trovate originali, con Dave Gregory deus ex machina dell'opera - sono suoi gli arrangiamenti e alcune delle orchestrazioni.
Il gruppo deve inoltre accettare un altro compromesso con la Virgin: l'artwork che ritrae un pube femminile viene bocciato. Diventerà la copertina della ristampa del 2010, rimasterizzata con la polarità corretta per un suono meno sottile e più nitido sulle frequenze basse.
"Grass" sembra una versione ancora più naif degli Stones "satanici", con Moulding nei panni di un Brian Jones a digiuno di droghe. È Partridge però a scrivere la quasi totalità delle canzoni: sono suoi i capolavori "1000 Umbrellas", un valzer per soli archi, chitarra acustica e voce, e il pop retro-fantascientifico di "Another Satellite". Quest'ultima è una sorta di velenosa ballata d'amore "al contrario": Partridge, all'epoca sposato con la sua prima moglie, vuole allontanare un'ammiratrice che lo tenta con le sue attenzioni non gradite; l'analogia con un "another satellite" va di pari passo coi suoni nebulosi di una chitarra trattata, di un basso psichedelico e di una drum machine robotica. Per chi fosse interessato alle vicende personali del nostro, il "satellite" è Erica Wexler, performer ed ex-compagna di Roy Lichtenstein; nonostante i tentativi del cantante, ella riuscirà a diventare la sua compagna dopo il di lui divorzio, pur non avendo ovviamente gradito il testo ai tempi. "Earn Enough For Us", l'unico pezzo della raccolta vicino al rock chitarristico, si presenta come un cangiante jangle-pop che getta luce sulla vita delle famiglie working class.
L'album cambia pelle ad ogni traccia e dimostra una maturazione incredibile (sorprendente se si pensa a come suonava l'esordio di meno di dieci anni prima), una perizia comune a pochi e una conoscenza enciclopedica del pop. Nel 1986 gli Xtc pubblicano il loro “Pet Sounds” e si impongono come indiscussi geni della canzone, secondi a nessun compositore dell'era dell'oro del pop barocco.

Skylarking è ricordato dai più come il disco che contiene "Dear God", il pezzo più famoso degli Xtc, nonostante non sia quello con i migliori piazzamenti in classifica e nonostante l'iniziale esclusione dalla scaletta dell'Lp. "Dear God" è l'ennesima scelta sbagliata dal punto di vista commerciale da parte degli Xtc: sottovalutata dal gruppo stesso, fu concepita come B-side del singolo "Grass", fino a quando giunge alle loro orecchie la notizia che molti dj delle radio universitarie negli States la stiano suonando molto più frequentemente del lato A.
La melodia da knock-out è infatti degna dei migliori classici del pop anni Sessanta e non ha nulla da invidiare a una "Ruby Tuesday" o una "Yesterday". La chitarra acustica di Partridge imbocca strade meno irte del solito, mentre a Gregory spetta il compito di azzeccare un arpeggio psichedelico che dia dinamismo e di pennellare le orchestrazioni con il suo Mellotron (nella versione definitiva verranno incise da una vera orchestra).
Ciò che rende il pezzo memorabile è il testo. "Dear God" è una preghiera a Dio, a cui Partridge chiede aiuto, e nel contempo esorta a rendersi conto dei mali che affliggono l'umanità. Tra l'elencazione di ciò che le persone sono costrette ad affrontare ogni giorno, Partridge infila delle stilettate contro Dio, la Bibbia e la fede cristiana. Frasi come "There's lots of quotes of you in this book. Us crazy humans wrote it, you should take a look" suonano ancora più caustiche in rapporto alla melodia orecchiabile della canzone. Quella che sembra un'invettiva fin troppo banale contro la religione è in realtà, a una lettura più attenta, lo sfogo di un uomo moderno che si strugge tra il bisogno di credere in dio e l'ovvia inadeguatezza dei paradossi e dei simbolismi della religione cristiana ("Did you make mankind after we made you?"). Partridge ha candidamente ammesso: "Ho provato a lottare col paradosso di Dio e con gli ultimi sprazzi di fede morente che erano rimasti negli angoli più remoti del mio cervello sin da quando ero piccolo. Confermo che questa canzone ha fallito nel cristallizzare tutti i miei pensieri sull'argomento in un tempo inferiore a quattro minuti. La fede degli uomini è una bestia troppo grossa per essere messa al tappeto in un tempo così breve".
Un paio di trovate rendono il tutto assolutamente digeribile e scongiurano il rischio di rendere il pezzo più pesante di una lettura della Bibbia stessa: 1) l'hook della chitarra ritmica che accenna una sorta di linea di basso sulla sesta corda, dando al pezzo un passo molleggiato; 2) la scelta di far cantare la prima strofa e l'ultimo verso (dopo il crescendo intensissimo e quasi urlato del finale) a una bambina, figlia di un'amica di Rundgren.

XtcLa pressione per il disco successivo è alta, ma il doppio Lp Oranges & Lemons sarà il loro bestseller, consolidando il successo della band in quelli che saranno i mercati più ricettivi verso la loro musica: Stati Uniti e Giappone.
Sfrontatamente psichedelico a partire dalla copertina (l'autore è lo stesso di quella di “Yellow Submarine”), Oranges & Lemons segna un ritorno a un suono più rock, con tutte le eccezioni del caso a cui gli Xtc ci hanno abituato.
A dimostrazione del loro successo americano sono i piazzamenti dei singoli "The Mayor Of Simpleton" e "King For A Day", che scalano le classifiche alternative anche grazie ai rispettivi video in heavy rotation su Mtv.
Ancora una volta un disco degli Xtc si pone come l'antitesi del precedente: tanto Skylarking era tenue e a tinte pastello ("dai toni paisley", dice Partridge), tanto Oranges & Lemons è scintillante e saturo. A contribuire all'amalgama è il batterista californiano Pat Mastelotto, perfettamente a suo agio tra i ritmi stravaganti del trio, che tornano a essere organici e potenti come ai tempi di Terry Chambers.

Se confrontato con la neo-psichedelia inglese dell'epoca, Oranges & Lemons suona decisamente più adulto, frutto dell'esperienza di musicisti veterani e con consapevolezza dei propri mezzi, eppure il ritmo scatenato di "Garden Of Earthly Delights" non è così dissimile da certi eccessi del Madchester sound. L'album è figlio dell'epoca in cui è stato pubblicato e non suona fresco quanto i loro dischi di inizio decennio, tuttavia la sua anima pop-rock lo rende senz'altro più ecumenico e avvicinabile, con canzoni dai testi immediati in cui l'uomo comune si può identificare con più facilità rispetto alle composizioni cervellotiche dei loro album precedenti. "Mayor Of Simpleton" è infatti quanto di più spudoratamente sentimentale abbiano inciso fino a quel momento ed è, se possibile, il loro pezzo migliore in assoluto, una canzone d'amore incondizionato scritta come una confessione di un uomo normale e di media intelligenza, che non ha null'altro da offrire se non il suo infinito affetto. Il ritmo quadrato e gli incastri degli strumenti ne fanno una fulminea hit power-pop con dolcissimi backing vocals e chitarre mai così scattanti. "Scarecrow People" è un altro apice, seppure il testo ecologista pecchi di fin troppa ingenuità. E che dire di “King For A Day”, ballata di Moulding dai timbri vellutati e ribollente di minuziosi accorgimenti in fase di arrangiamento; è sicuramente tra i capolavori della band, nonché uno dei pochi pezzi degli Xtc post-1982 di cui si trovano esecuzioni live memorabili (in un episodio del David Letterman Show, con la band del programma a contribuire). L'ultimo capolavoro del disco è il volo psichedelico di "Chalkhills and Children", annebbiato da una leggera vena soul.

Con l'inizio della nuova decade la fortuna sembra abbandonare il gruppo: Partridge viene lasciato dalla moglie e nel 1992 la band pubblica un disco che consolida il successo nel mondo della musica alternativa americana, ma che incrina i rapporti (già precari) tra gli Xtc e la Virgin. Scritto prevalentemente al pianoforte, Nonsuch cerca di suonare più tradizionale e scarno del sovrarrangiato predecessore, ma a parte l'energica opener "The Ballad Of Peter Pumpkinhead" mancano le hit. Il suono, in particolare, appare troppo annacquato, più vicino alle produzioni soft rock mainstream dell'epoca che non a quello che ci si aspetta da un gruppo con un passato di dischi rivoluzionari. Le canzoni migliori sono tutte di Moulding, dalla pastorale "My Bird Performs" alla polemica "War Dance", che ostenta la sua indifferenza di fronte al forzato patriottismo ritrovato durante la guerra del Golfo. Partridge di suo ci mette una coloratissima "Omnibus", ma il suo genio si disperde per lo più in brani lenti e privi di hook.

A seguito della decisione unilaterale della Virgin di non pubblicare il singolo "Wrapped In Grey", gli Xtc decidono di scioperare, finché nel 1998 l'etichetta scioglie il loro contratto discografico. Nel corso di questi sei anni gli Xtc non potranno produrre nulla a nome proprio, proprio perché vincolati dalle condizioni del contratto con Virgin. Partridge tuttavia si darà da fare come produttore e come collaboratore di artisti più vari.
Lavorerà con i Blur nelle sessioni di registrazione del loro “Modern Life Is Rubbish” del 1993, e sarà proprio Albarn a volerlo come produttore, per iniettare elementi British nel loro suono. Le sessioni tuttavia saranno cestinate e il lavoro sarà terminato da Stephen Street. Le versioni prodotte da Partridge sono reperibili online e si nota un suono di basso profilo rispetto alla potenza della versione finale, nonché un'impronta più freak e fin troppo debitrice degli anni Sessanta psichedelici.
Gli andrà molto meglio con la produzione di “The Greatest Living Englishman”, primo lavoro solista del genietto lo-fi Martin Newell, in cui Partridge suona la batteria. Il songwriting jangly e pastorale di Newell (mente dei pionieri del DIY pop The Cleaners from Venus), unito a una maggiore nitidezza del suono fanno di “The Greatest Living Englishman” il disco che gli Xtc non sono riusciti a scrivere negli anni Novanta.
È inoltre co-autore di “Through The Hill”, disco del 1994 del campione ambient Harold Budd.

Xtc - Andy PartridgeCon la fine del loro contratto discografico con la Virgin, gli Xtc ricevono royalties arretrate che permetteranno loro di registrare il seguito di Nonsuch in assoluta indipendenza presso i loro studi casalinghi - con l'occasionale capatina in qualche studio professionale come Abbey Road. Le tensioni all'interno del gruppo risulteranno nell'allontanamento di Dave Gregory, che lascia il gruppo nel 1999, durante le sessioni di Apple Venus Volume 1. La sua riluttanza a scrivere gli arrangiamenti orchestrali per le canzoni di Partridge e Moulding indispettisce i gregari, che decidono di licenziarlo e citarlo come session musician nei credits dell'album, anziché come membro a tutti gli effetti.
Sentendo le canzoni di Apple Venus non è difficile capire come mai il chitarrista fosse scettico all'idea di registrare un disco prevalentemente acustico e orchestrale. Gli aggettivi "acustico" e "orchestrale" non devono far pensare a una super-produzione: l'album è il lavoro dal profilo più basso finora pubblicato dagli Xtc, e la sua pasta sonora sottile è infinitamente meno sfaccettata rispetto a quanto registrato dieci anni prima in occasione dell'elettrico Oranges & Lemons. Il materiale del disco viene infatti collaudato nel corso degli anni 1992-1999, ma le tracce strumentali sono registrate quasi tutte nel corso della stessa giornata.
La sensazione è che nonostante il suono arioso e vellutato, i nostri non siano più in grado di rivoluzionare con la loro scrittura, che non regge il confronto con quella dei coevi lavori "barocchi" di Mercury Rev e Flaming Lips. È difficile liberarsi dell'idea che i due, pur esplorando lo stile compositivo delle colonne sonore e della classica contemporanea siano ormai prigionieri del loro stile: la ricerca dell'effetto sorpresa e dell'accordo dissonante non costituiscono più un colpo di scena, sono ormai una colonna dello stile Xtc; i momenti più distesi e armonicamente semplici mancano invece di mordente.
Tutto questo non impedisce a recensori e fan di amare il disco - per alcuni si tratta del loro migliore - ma con l'eccezione di un paio di pezzi notevoli non mi sento di consigliarne l'ascolto, tranne forse agli amanti più accaniti dell'indie-pop orchestrale più barocco (sto pensando a Louis Philippe e ai suoi progetti).
I momenti migliori sono "Easter Theatre" e "The Green Man", avvolte da quell'aria pagana e bucolica che contraddistingueva Skylarking, ma con più enfasi sulle radici celtiche. I peggiori sono quelli più intimisti e banali come "The Dictionary", cronaca della fine del matrimonio di Partridge datata 1993, simpatica l'idea del testo, ma la musica è la ballatona che non ti aspetti dagli Xtc. Interessante anche "Knights In Shining Karma", con la sua curiosa progressione per sole chitarre elettriche suonate in fingerstyle.

Curiosa la scelta di realizzare il secondo volume di Apple Venus come un disco di scarno pop-rock chitarristico, considerando che la mancanza di chitarra aveva causato la dipartita di Dave Gregory - il titolo completo è Wasp Star (Apple Venus Volume 2), viene pubblicato nel 2000. Se il primo volume non raggiunge i fasti del passato ma offre diversi spunti nelle costruzioni armoniche e nelle liriche, il secondo non aggiunge nulla a quanto fatto dalla band e suona addirittura sempliciotto e modesto. Prive di una produzione professionale, le chitarre di Partridge soffrono la mancanza dei timbri metallici e graffianti che le rendevano così uniche nei primi anni Ottanta. "Playground" si apre infatti con degli sgranati accordi power-pop arpeggiati, e nonostante il ritornello azzeccato manca di fluidità tra le parti, l'arrangiamento è troppo vuoto e forzatamente rimpinguato con dei pacchiani cori femminili. "Stupidly Happy" si basa interamente su un riff alla Stones e il monotono beat di una drum machine da due soldi. Nelle intenzioni dell'autore dovrebbe suonare ingenua e felice, ma risulta semplicemente tediosa e priva di ispirazione, come un qualsiasi scarabocchio partorito in un momento di noia. In realtà alcuni brani ampliano la gamma di armonie, "Church Of Women", ad esempio, ma la qualità dei suoni, in particolare la chitarra, è assolutamente non all'altezza e fa pensare alle generiche band da pub tanto odiate da Partridge.

Negli anni Duemila si sentirà parlare poco di Xtc, fatta eccezione per i singoli jangle-pop "Spiral" e "Say It" - carini ma nulla di nuovo sotto il sole.
Partridge si riconcilia con Gregory (che tuttavia non tornerà a far parte del gruppo) e con la Virgin, che acconsente nel 2002 alla pubblicazione di una raccolta di un cd di demo e rarità del periodo Xtc del cantante, titolata Fuzzy Warbles. Moulding non digerirà la cosa per motivi non noti al pubblico, e da qui a decidere di lasciare il music business nel 2006 la decisione è breve. Non ci è dato sapere perché, le voci di corridoio citano la personalità dispotica di Partridge, come il fatto che fosse Moulding ad accollarsi la responsabilità del lato legale della loro esistenza come band indipendente e svincolata da contratti discografici. Per anni i due non si parlano e comunicano esclusivamente via e-mail tramite il manager.
Oggi i due si sono riconciliati, ma senza l'ex-compagno di band Partridge non se la sente di continuare a comporre musica come Xtc, spiegando che per molti il gruppo doveva finire con l'addio di Gregory, per altri addirittura con quello di Chambers, se non di Andrews!

Al momento Partridge vive nella sua casa a Swinton circondato dai suoi libri e dalle sue collezioni di soldatini e scrive con e per altri musicisti, tra cui Michael Kane. Collabora con Peter Blegvad degli Slap Happy in un paio di album che uniscono musica e poesia. Una comparsa nell'album “The Olympus Sound” della band irlandese Pugwash lo vedrà addirittura tornare a suonare assieme a Gregory. Ha sempre qualche lavoro in ballo con Robyn Hitchcock. Lo contattano i manager di Brian Wilson per stipulare una qualche collaborazione con l'ex-Beach Boys, ma quest'ultimo non lo riconoscerà (o fingerà di non conoscerlo) al momento del loro incontro.

Per chi fosse interessato a scavare nel repertorio della band alla ricerca delle canzoni che non hanno trovato posto negli album ufficiali, ci sono le due raccolte di scarti, rarità, B-side e versioni alternative Coat Of Many Cupboards (cofanetto di 4 cd) e Rag And Bone Buffet. Alcune B-side sono valide quanto i singoli, si pensi a "Blame The Weather" (lato B di "Senses Working Overtime"), "Officer Blue" (B-side di "Respectable Street") o le tracce strumentali sperimentali come "The Somnambulist", spesso inserite come bonus track nelle ristampe recenti dei dischi. Per chi volesse avvicinarsi al gruppo invece non c'è niente di meglio che Fossil Fuel: The XTC Singles 1977-92, che copre il periodo migliore della band.

* Va detto per dovere di cronaca che Swindon è anche città natale di Justin Hayward dei Moody Blues, che però erano attivi altrove.

Xtc

Discografia

XTC

White Music (Virgin, 1978)

Go 2 (Virgin, 1978)
Drums And Wires (Virgin, 1979)
Black Sea (Virgin, 1980)

English Settlement (Virgin, 1982)

Waxworks: Some Singles 1977-1982 (antologia, Virgin, 1984)
Mummer (Virgin, 1983)
The Big Express (Virgin, 1984)
Skylarking (Virgin/Geffen, 1986)
Oranges And Lemons (Virgin, 1989)

Rag And Bone Buffet (Rare cuts and leftovers, antologia, Virgin, 1991)

Nonsuch (Virgin, 1992)
Fossil Fuel: The Xtc Singles 1977-92 (antologia, Virgin, 1996)

Upsy Daisy Assortment - The Sweetest Hits (antologia, Geffen, 1997)

Transistor Blast - The Best Of The Bbc Sessions (Cooking Vinyl, 1998)

Apple Venus Vol. 1 (Cooking Vinyl, 1999)
Wasp Star - Apple Venus Vol. 2 (Cooking Vinyl, 2000)
Coat Of Many Cupboards (antologia, Virgin, 2002)
Waspstrumental (Idea, 2002)
THE DUKES OF STRATOSPHEAR
25 O'Clock (1985/2009)
Psonic Psunspot (1987/2009)
Chips From The Chocolate Fireball (Virgin, 1987)
Pietra miliare
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