È innegabile che la sintesi musicale messa a punto da Charlie Looker sia piuttosto originale, come dimostrato appena due anni fa dall'eccellente "Secular Works". Quell'incontro "drammatico" tra avant-prog newyorchese, propensioni math e rimandi medievali manifesta, infatti, una volontà indagatrice che non ha eguali nell'ambito della popular music.
In "Made Flesh" la formula rimane pressoché invariata, anche se, complessivamente, il disco risulta più accessibile del precedente, oltre che - ahimè - meno valido. Si parte in corsa con "Voluptuous Life", che sfreccia tra modulazioni di synth, e si prosegue con il pop da camera fratturato di "The Ladder", sontuosa e sinistra fusione di Gentle Giant e cascami brutalisti altezza Zs. La mano in fase di produzione di Colin Marston si fa sentire di brutto, con un sound che guadagna ancora di più in consistenza. Tuttavia, lo svolgimento di queste partiture insieme cervellotiche e liriche manifesta in più di un momento qualche indecisione, quasi che Looker, sempre pronto a tentare nuove soluzioni all'interno di un genere veramente "privato" (e qui c'è davvero qualcosa che va oltre il disco precedente, anche se non ancora ben calibrato), abbia lasciato poco spazio all'istinto e molto alla nuda e cruda razionalità.
Troppo calcolato, infatti, "Made Flesh" finisce per diventare scostante, invece che propenso a lasciarsi indagare. Se, quindi, le costruzioni certosine della title track e di "The Body Is True" lasciano che la tensione si accumuli fino all'accelerazione in coda e le strutture pericolanti (che adombrano voci operistiche scisse, metalliche escandescenze e stormi di archi e arpe pizzicate) di "One Of Your Whores" presentano tracce di una visione davvero rispettabile, è anche vero che la pur potente "Easter" alla lunga risulti poco produttiva e che la coppia "Black Hoodie" e "Head Shrinker" (due incanti dal sapore rinascimentale) faccia la sua porca figura, pur senza grandi clamori.
Un disco di transizione, ma di gran classe.
22/03/2010