I Former Ghosts si rifanno vivi a un anno dalla pubblicazione del loro primo e fortunato album "Fleurs" e consolidano con il nuovo "New Love" l'estetica complessiva di una proposta sonora ben definita, attraverso una collezione di brani in perfetta continuità stilistica con quanto già emerso in passato. Il progetto di Freddy Ruppert continua a inglobare al proprio interno i decisivi apporti ideali dell'indiscusso maitre à penser Jamie Stewart, della sempre più apprezzata da critica e pubblico Nika Roza Danilova (altrimenti nota ai più come Zola Jesus) nonché di Yasmine Kittles dei Tearist, e prosegue a rimescolare nel proprio gorgo linguistico i liquori dark wave scuri e velenosi dei Joy Division, dei primissimi New Order, così come di Suicide, Cabaret Voltaire e Clock Dva, scarnificandone il suono attraverso lembi granulosi di synth minimali, drum machine ipnotiche, detriti di voci filtrate e funerarie e un generale senso di contrizione lo-fi solipsistica da cameretta degli orrori impronunciabili (qualcuno forse ricorderà le prodezze immortalate nel videoclip di "Hold On", quasi una dichiarazione di poetica).
Un velo gualcito di sussurrato romanticismo postumano permea le melodie (lievemente più aperte alla canzone) di questo "New Love" e la voce alienata di Ruppert, una sorta di afasico androide in disfacimento psichico permanente, si insinua come un rivolo di piombo scuro tra le forme sconnesse e ulcerose di pezzi come "New Orleans", "Winter's Year", "And When You Kiss Me" o "Right Here", screziandole di una impercettibile vibrazione affettiva e di un senso delicato di grazia e sottile equilibrio. Rispetto al fulminante esordio manca forse la scossa dell'effetto sorpresa e il concetto generale della band tradisce talvolta una certa monotonia contenutistica che rischia di irrigidirsi nel ghigno raggelato della maschera (come accade ad esempio in "Bare Bones" e "Taurean Nature"), ma va detto che una canzone come "Only In Time" sa regalare sprazzi di lancinante suggestione evocativa, anche grazie alle lamentazioni algide e spettrali di una Zola Jesus (notevole anche in "Chin Up") vicina per intonazione luttuosa a Karin Dreijer Andersson.
Conteso tra la solitudine cosmica di un'esistenza prossima al nulla e la luce rarefatta di vaghi sentori di speranza ancora possibile, "New Love" assesta e rinsalda in maniera coerente la cifra della band, assimilabile peraltro a quella dei Cold Cave o delle produzioni più recenti di Blank Dogs, asciugando la geometria essenziale di un tratto sonoro più pulito e preciso che potrebbe continuare a regalare piacevoli sorprese.
20/11/2010