E' un incrocio strano quello di Sam Amidon. Ce lo dice subito il brano d'apertura, "How Come That Blood". Ci sono due vie che si muovono parallele a distanza di pochi metri sopra al mare. Una via corre rasoterra quasi pari al mare e si trova a proprio agio in un ambiente semplice di campagna. L'altra via si è fatta strada poco più in alto, sul lato di una leggera collina, studiando il percorso e il punto d'osservazione panoramico migliore. Sam Amidon passeggia su entrambe con cotanta spontaneità che nel mondo dove vive lui sembra normale girare su due strade insieme, magari con quattro gambe e un banjo fra le mani.
Proseguendo sulle orme dell'album precedente, Sam Amidon incontra prima le canzoni dell'infanzia, i ricordi e le storie di tradizione orale giunte fino a lui, incontra il violino (anzi, il fiddle) e il folk delle sue origini montanare sugli Appalachi (al confine fra gli Stati Uniti e il Canada). "La conosci Bessie Jones? E' del North Carolina, ha sposato un uomo dalle Isole Sea Georgia e lì si è trasferita. Ha cantato tantissime canzoni che aveva sentito nella sua infanzia, ma ha anche imparato le canzoncine delle Isole e le ha cantate con i bimbi (Way go Lily e Johanna the Row-di), il tamburello e il cembalo. (...) Ringrazio i miei genitori per avermi cantato le sue storie" (liberamente tratto dalle liner notes). Poi si trasferisce a New York e incontra l'Islanda, sulla strada a pochi metri dal mare. "Gli islandesi non chiudono sempre le porte di casa perché tanto loro hanno il riscaldamento che viene dalla terra. Stare dentro o stare fuori non fa molta differenza" (raccontano in un'intervista ). E' come camminare sopra o camminare sotto, che differenza fa, giriamo su entrambe, e con "I See The Sign" Sam Amidon tesse ogni aggancio stilistico per far conversare le due vie (sotto un porch).
Sulla prima strada ci sono la voce consolante di Sam, una chitarra acustica o un banjo, melodie dolcissime di infanzia e di proprio pugno, alternate a momenti di maggiore scomposizione della canzone e minimalismo lirico. Più in alto ci sono gli arrangiamenti preziosi di Nico Muhly, la voce delicata di Beth Orton e la produzione di Valgeir Sigurðsson, che profuma di margherite islandesi, quelle che non esistono ma che se potessero fiorirebbero tutto l'anno.
Nel mezzo, fra l'una e l'altra, troviamo un dialogo discreto e rispettoso, troviamo le aperture del pianoforte chopiniano che sottolineano i momenti più intensi, ci sono i fragili interventi vocali di Beth Orton che si amalgamano alla sicurezza della voce di Sam, archi e fiati arrangiati con sapienza e in perfetta sintonia con il banjo e le percussioni che sentiamo muoversi (ovetti, cembali).
Le coperte si riscaldano subito subito con "Way Go Lily", "You Better Mind" e "Pretty Fair Damsel" (le melodie più immediate), poi pian piano arrivano "I See The Sign", "Rain And Snow" e "Relief" a coccolarci mentre dormiamo sonni sicuri e sogni pieni di aria fresca.
06/04/2010
1. How Come That Blood#
2. Way Go Lily#
3. You Better Mind#
4. I See the Sign#
5. Johanna the Row-di#
6. Pretty Fair Damsel#
7. Kedron
8. Rain and Snow#
9. Climbing High Mountains
10. Relief
11. Red