Sul disco d'esordio degli Africa HiTech mancano all'appello tracce killer come "Blen" e "How Does It Make U Feel". La prima, pubblicata dalla Warp all'inizio dell'anno scorso, ha provocato un terremoto rigenerante nell'ambito della dance elettronica. Stessa intensità per la seconda scossa, generata dall'altrettanto dirompente "How Does It Make U Feel": otto minuti e mezzo in cui gli australiani Mark Pritchard (Global Communication, Harmonic 313) e Steve White (alias Steve Spacek) provavano a immaginare la tech-house del futuro mescolando progressioni space disco e astrattismi dubstep.
Per il loro attesissimo disco d'esordio, Pritchard e White hanno assemblato una dozzina di danze claustrofobiche che cercano di dare un senso alla loro ragione sociale: poliritmie africane viaggiano verso il futuro sui ritmi in levare del dub e del dubstep, mentre intorno i paesaggi sono colorati da austeri tappeti sintetici.
Ogni traccia è una possibile hit. Anche se, partendo dai labirinti della dance sotterranea, difficilmente il singolo "Out In The Street" - che intrappola Ini Kamoze in un groove incantevole - farà breccia nelle classifiche di vendita. L'intero disco comunque scorre che è una meraviglia tra corposi bassi sintetici e progressioni che riempiono i tweeter. I colpi da maestro stanno tutti nella seconda metà dell'album: "Light The Way" campiona Sun Ra in una ballata jazzy piena di soul; "Cyclic Sun" è un capolavoro di spiritual jazz elettronico.
Flying Lotus farebbe bene a ripartire da qui per il suo prossimo disco.
20/07/2011