Onde per cui il ritorno al moniker Bright Eyes era attesissimo da fan e critica, nella speranza di un ritorno ai fasti di "I'm Wide Awake, It's Morning" e "Fevers And Mirrors". Diciamolo subito, questo "The People's Key" è tutto fuorché un capolavoro, ma indica un cambio di rotta e un arricchimento nella musica di Oberst, che però sembra accoglierci come all'ingresso dell'appartamento di un vecchio amico che non vedevamo da anni.
Il trentunenne del Nebraska prende le distanze dal folk caldo e ruvido degli ultimi lavori per tornare ad abbracciare il pop contaminato di elettronica che aveva sfiorato in "Digital Ash In A Digital Urn". Una metamorfosi che sa di reazione ad anni di imbrigliamento in un ambito, quello folk, che forse stava stretto al genio di Oberst.
Tutto è nuovo e contemporaneamente già sentito nei Bright Eyes degli anni 10, a partire dalla intro recitata dall'amico Denny Brewer (leader dei texani Refried Ice Cream) che apre "Firewall" e fa il paio con quella che introduceva la prima traccia di "Cassadaga", "Claidaudience". Ma basta sentire la voce dolente di Oberst per tornare a emozionarsi come sempre è successo negli anni. E di pezzi irresistibili, amche se forse non come in passato, ce ne sono anche in questo disco. Se "Jejune Stars" è già pronta a invadere le radio americane (ve li immaginate i Bright Eyes a RDS?), i momenti migliori si trovano nella pancia del disco: dalla tweedyana "Haile Selassie" al country-folk etereo di "A Machine Spiritual (In The People's Key)", giù giù fino all'irresistibile uno-due di briosità pop "Triple Spiral"-"Beginner's Mind", fino alla ballata al piano "Ladder Song".
Ma sembra mancare qualcosa. Non nella poesia dei testi, da sempre uno dei punti forti del nostro caro Conor, quanto piuttosto nell'eccesso di orpelli dei quali viene caricata la musica, a volte leziosa e poco incisiva. Se di addio si deve trattare (pare che questo sia l'ultimo lavoro a firma Bright Eyes per Oberst), non è certo il migliore nel quale si poteva sperare. Ma d'altronde il calo di livello nelle produzioni più recenti era piuttosto evidente e pensare a un improvviso miracolo sarebbe stato irrealistico. Addio Bright Eyes, questa foto sbiadita ci ricorderà per sempre i bei tempi andati.
(27/02/2011)