Esmerine

La Lechuza

2011 (Constellation)
chamber-post-rock

Lhasa De Sela è stata una voce eclettica come poche, nel suo sincretismo tra radici nordamericane, rifiniture klezmer ed eleganza parigina.

Lhasa De Sela non c'è più da oltre un anno, strappata alla musica e alla vita a soli 37 anni in un modo che neanche un'estrema razionalità è in grado di far comprendere e accettare.

Ma Lhasa vive ancora, nei pochi dischi che ha lasciato e nel ricordo degli artisti che hanno avuto la fortuna di incrociare i propri percorsi con il suo. Tra questi, Bruce Cawdron e Beckie Foon, nucleo originario degli Esmerine, una delle tante band gravitanti intorno ai collettivi québécois Godspeed You! Black Emperor e Silver Mt. Zion, ai quali i due musicisti hanno partecipato. Entrambi conoscevano Lhasa e le sono stati accanto nel periodo della malattia, in parte coinciso con quello di realizzazione del suo disco destinato a fungere da vero e proprio testamento in musica e significativamente intitolato "Lhasa".
Oggi, Beckie e Bruce omaggiano la memoria di Lhasa De Sela, con un album interamente a lei dedicato e che fin dal titolo in spagnolo sembra voler riecheggiare le sfumature latine e gitane del suo primo disco ("La Llorona", 1998). Per l'occasione, gli Esmerine sono tornati a lavorare in studio dopo ben sei anni dal precedente "Aurora", ampliando la propria line-up a Sarah Page e Andrew Barr (The Barr Brothers) e avvalendosi tra gli altri della collaborazione di Patrick Watson, che a sua volta aveva lavorato a fianco di Lhasa nel suo ultimo album.

Il registro cameristico proprio degli Esmerine si attaglia alla perfezione alla formula del tributo-omaggio all'amica scomparsa, che introduce la temperie fragile e raccolta che caratterizzerà tutto il disco, risultante dalla miscela tra liquide note di marimba e solenni partiture del violoncello di Beckie Foon, alla quale in "A Dog River" si affiancano un violino e il sax di Colin Stetson. Si direbbe, per grandi linee, l'incipit di un classico album chamber-post incentrato su una circolarità ipnotica e su saltuarie tensioni più aspre; eppure fin da subito si percepisce un'aura di profondo rispetto e di dramma latente, manifesta già nelle nebbie imperscrutabili dell'animo evocate dalla notturna "Walking Through Mist". Il mood tende dunque a farsi via via più cupo, confermato dall'apertura di "Last Waltz", brano nel quale, inaspettata, entra la voce di Sarah Page, trasformandolo in una ballata cullante, collocata a mo' di cammeo tra due movimenti strumentali simmetrici.
È la prima volta che l'elemento vocale si affaccia a completare le partiture degli Esmerine, e non sarà l'ultima nel corso di "La Lechuza". Nella narrazione umana sottesa all'album, entra infatti in scena Patrick Watson, prima nella fiorita "Trampolin" e soprattutto nella soffusa "Snow Day For Lhasa", nella quale il suo falsetto si unisce a una coltre sonora uniforme, puntellata da suoni acustici e da archi struggenti, per una dedica che riecheggia in pieno lo stile di Watson, pur non riuscendo a rifuggire attraverso l'intensità a una certa piattezza di fondo.

Il camerismo tipico degli Esmerine ritorna ad ampio respiro lungo i sette minuti di "Sprouts", la cui ambientazione sinistra e la ritmica più decisa virano in un crescendo dalle lontane ascendenze post-rock. La matrice originaria della band è altresì riscontrabile nelle cadenze di "Little Streams Make Big Rivers" e "Au Crépuscule, Sans Laisse"; quest'ultima, con il suo lento minimalismo, sembra quasi una rivisitazione dei momenti più lenti e romantici dei Godspeed You! Black Emperor, collocata in funzione di ideale preludio a un finale commosso, da brividi. Il commiato del disco, infatti, altro non è che quello profondamente umano di Lhasa, affidato alla sua stessa straordinaria voce, immortalata in una versione alternativa di "Fish On Land" (brano già compreso nel suo ultimo album), registrata con Bruce Cawdron e Beckie Foon e mixata da Thierry Amar, che esalta la drammaticità di un testo che dopo la morte di Lhasa assume le sembianze di un presagio, oltre che di uno spietato affresco della fragilità della vita umana: "I had a dream last night/ A fish on land/ Gasping for breath/ Just laughed/ And sang this song/ Is life like this for everyone?".
Superfluo aggiungere altro alle parole, alla musica e all'intensità del memoriale di un'artista di levatura davvero fuori dal comune, alla quale i suoi amici hanno voluto dedicare una commossa elegia, attraverso il veicolo espressivo che lei avrebbe saputo cogliere meglio. "La Lechuza" è per lei, ed è anche un po' suo.

 




Last Waltz


Fish On Land

03/07/2011

Tracklist

  1. A Dog River
  2. Walking Through Mist
  3. Last Waltz
  4. Trampolin       
  5. Snow Day For Lhasa
  6. Sprouts
  7. Little Streams Make Big Rivers
  8. Au Crépuscule, Sans Laisse
  9. Fish On Land

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