L'America è il palco di un vecchio teatro, in cui va in scena la rappresentazione della commedia umana. Per il titolo del loro secondo album, i Green Like July hanno tratto spunto proprio da uno di quei melodrammi che venivano allestiti nell'Ottocento sull'altra sponda dell'Oceano: "The Flying Scud, Or A Four-Legged Fortune" di Dion Boucicault. Una storia di corse di cavalli e capovolgimenti di fortuna, che ha il sapore degli imprevisti capaci di rendere sorprendente la vita.
L'America è un ricamo d'altri tempi, trovato tra le bancarelle di un mercatino. Per realizzare la copertina di "Four-Legged Fortune", l'illustratrice milanese Olimpia Zagnoli si è ispirata ai tessuti del folklore tradizionale: il modo più efficace per raffigurare il tributo alle radici reso dalle canzoni dei Green Like July.
L'America è una strada senza confini, da percorrere con lo sguardo fisso all'orizzonte. Un viaggio che può portare tre ragazzi di Alessandria a trovare la propria voce a migliaia di chilometri da casa.
Aveva gli occhi verdi come luglio, eccetto quando li scavava il rosso delle lacrime: per un gruppo che ha preso il proprio nome da un verso dei Bright Eyes (direttamente dalle pagine di "Fevers And Mirrors"), registrare un disco negli ARC Studios di Omaha, Nebraska è come la realizzazione di un sogno. All'inizio c'erano solo la voce e la chitarra di Andrea Poggio e il basso di Nicola Crivelli: insieme, i due hanno registrato nel 2005 un disco essenziale e magnetico, dal titolo "May This Winter Freeze My Heart". Poi, Poggio si è trasferito a Glasgow per un anno: "è stato un momento cruciale", ricorda, "le persone che ho incontrato là sono state fondamentali per la mia crescita artistica". Al suo ritorno in Italia, per i Green Like July è stato subito chiaro che era giunto il momento di fare un passo in avanti: e nella batteria di Paolo Merlini il gruppo ha trovato la chiave della propria crescita.
A quel punto, tutto si è sviluppato con incredibile naturalezza: è bastato qualche bozzetto acustico inviato via e-mail a Jake Bellows dei Neva Dinovaper ottenere il sorprendente invito a volare fino a Omaha per dare vita a un nuovo album. "L'intenzione di registrare un disco "pieno" e ben arrangiato e di volerlo fare in Nebraska inizialmente ci ha quasi spaventato", confessa la band. Ma, superato l'inevitabile timore riverenziale, ogni incertezza si è subito dissolta: "le cose al momento di registrare si sono sviluppate in maniera assolutamente spontanea, divertente e ispirata". Sera dopo sera, tra una birra e una partita a biliardo, nuovi compagni d'avventura hanno cominciato ad aggiungersi lungo la strada, primi tra tutti i fratelli Mogis: Mike, quarto uomo dei Monsters Of Folk, e A.J., produttore delle più brillanti uscite del catalogo Saddle Creek, hanno offerto così il loro decisivo contributo nel condurre i Green Like July a trovare l'identità di cui erano alla ricerca.
Il distendersi di hammond che introduce l'iniziale "Flying Scud" sembra arrivare dalle finestre aperte della casa rosa della Band: la chitarra si va a scheggiare di frammenti Wilco, mentre la voce suona più lirica che mai. "Un disco corale, malinconico e ironico": così i Green Like July definiscono "Four-Legged Fortune". Ed in effetti, mentre i versi tratteggiano terre d'autunno, notti ebbre e amori perduti, la spigliatezza alt-country di brani come "A Better Man" e "Hardly Thelma" si fa largo come un invito a ritrovare il sorriso. La veste dei brani, nitida e accurata, sfoggia l'impronta del classicismo americano più autentico. Eppure, l'impeccabile calligrafia di Poggio e soci fa sentire a tratti la mancanza di quella ruvidità un po' ingenua e meno composta che percorreva l'esordio del gruppo.
Tra lo srotolarsi melodico di "No Light Will Shine On Me" e il duetto con Kacynna Tompsett dei Thunder Power in "Nothing Is Forever", la pedal steel di Mike Mogis impreziosisce i contorni di "Jackson": "è il più bel regalo che ci sia mai stato fatto", proclamano decisi i Green Like July, seguendo la lezione del Dylan convertito al panorama di Nashville. E se "A Perfect Match" assume il pathos di certe ballate di marca Okkervil River, il valzer western di "St. John Of The Cross" riconduce dalle parti del Conor Oberst solista. "Be careful 'cause life it is cruel", è l'ammonimento di chi sembra non aspettarsi ormai più nulla di nuovo. Ma un cuore vivo non si rassegna: "Don't follow the path you despise". La lealtà con sé stessi, per i Green Like July, continua a essere il bene da custodire più gelosamente.
02/03/2011