È da un’improbabile teoria che Nicolas Jaar trae linfa per modellare il suo primo long playing, dopo tutta una serie di ep e dj-set entusiasmanti, quasi a teorizzare un nuovo percorso, nuove papabili direzioni. Una linea di pensiero eretta a guida delle sue articolazioni elettroniche, che induce a percepire lo spazio, l’universo, come unico vero diffusore sonoro.
"Space Is The Only Noise" è uno di quei dischi a cui è impossibile non concedere una possibilità, al di là delle personali attitudini musicofile. Nicolas applica con parsimonia biblica le lezioni afferrate nei circoli universitari della Grande Mela, evidenziando una costante ricerca per l'elemento destabilizzante, la traiettoria a effetto, puntando spesso a un'eleganza quasi studiata nella stratificazione dei dettagli, in un susseguirsi di elementi che combaciano perfettamente. L'appena ventenne dj-producer, newyorkese d'adozione, foggia così un puzzle micro-house nel quale nulla è a caso e tutto volge verso un'accurata e obliqua stesura del groove in odore dancefloor, ricamando talvolta bozzetti ambient o elettro-ballad monumentali dal timbro esotico ("Too Many Kids Finding Rain In The Dust").
Insomma, seppur giovanissimo, Nicolas Jaar ha già tutte le carte in regola per entrare nell'Olimpo dei producer elettronici dal talento immacolato e dal futuro più che roseo. Assieme a James Blake, l'altro "illuminato" in circolazione, Jaar scuote le fondamenta di un'elettronica concepita senza porre più alcun freno alla fantasia e al desiderio, da mescolare e orientare seguendo la vocazione del momento, il battito del cuore e il richiamo del corpo. In "Space Is Only Noise", che possa predominare la necessità di rigare in cassa dritta o puntare altrove - laddove tutto è possibile, finanche scoprirsi per qualche minuto un electro-writer minimale dal candido tocco - questa modalità è prassi dalla prima all'ultima traccia. La stravagante ricetta raccoglie ingredienti tra i più disparati, con l'intento di innescare la formula giusta, come dimostrano l'inafferrabile implosione soul di "Problems With The Sun" e l'oscura avanzata pachidermica in scia Andrew Weatherall versione cavaliere solitario di "Space Is The Only Noise If You Can See". Così come convincono le variazioni acustiche palesate in "Variations", con tanto di stop&go calibrato ad hoc, i micro-ricami pianistici di "Etre" che compongono il perimetro del cerchio che racchiude il disco, o il ping pong plasticoso posto da sfondo alle sincopate alienazioni di "Colomb" e "Sunflower".
Di certo manca ancora una certa compattezza di fondo, ed è ancora percettibile la presenza di qualche pedina giocata troppo in fretta. In tal senso, gridare al capolavoro sarebbe un tantino eccessivo. Ma se il buon giorno si vede dal mattino, con Nicolas Jaar la gita fuoriporta è ampiamente assicurata.
26/02/2011