Una ventata di aria fresca destinata a dileguarsi in fretta, con numeri mediamente trascinanti quali "The Wall" o "Georgia", malinconia college-rock ("Shook Down"), distorsioni effervescenti ("Holing Out") e un continuo orientarsi su prospettive d'oltreoceano, anche quando vengono a galla armonie folk ("Suicide Policeman") o le sonorità si sporcano di grunge psichedelico ("Suck", "Stutter"). Il finale, in ogni caso, tratteggia con "Rose Gives A Lilly" e "Rubber" trame, rispettivamente, più eteree e shoegazing.
Molto chiacchierato in giro, l'esordio degli Yuck è complessivamente un lavoro dignitoso, privo di brani veramente memorabili, pur se cesellato con una certa cura tale che la qualità media risulta essere priva di vere sbavature.
Per il momento, però, contano più le parole che la sostanza...
(16/02/2011)