Ci sono alcuni elementi che predispongono a un atteggiamento positivo, nei confronti del settimo album di studio della Morissette. Arriva con una nuova casa discografica - la Collective Sounds - dopo quattro anni di silenzio. Ad affiancarla non c'è solo il vecchio collega Guy Sigsworth, ma anche Joe Chiccarelli, un nome che ha avuto a che fare con Frank Zappa (fra gli altri). Magari è la volta buona. Magari dopo il tremendo "Under Rug Swept" e il tanto altisonante quanto banale "So-Called Chaos", Alanis Morissette torna al meglio. Magari torna a vibrare la potenza dell'icona femminista degli anni 90, spettinata e ribelle in quel gran pezzo di storia del rock che è il feroce - nonché unico album di valore della cantante - "Jagged Little Pill".
E invece, no. "Havoc And Bright Lights" è una luminosa e perfetta metafora della noia. La delusione arriva immediatamente con il singolo, "Guardian", spudoratamente radiofonico: un rock-pop melanconicamente anni Novanta, manchevole d'idee e d'ispirazione, ma fin troppo pieno di elettronica insipida e vaga, con le strofe a ricamare ritornelli in una forma-canzone standardizzata, senza filo emotivo, senza crescendo, senza profondità. Affondando, invece, nella superficialità di "Woman Down", l'attenzione inizia già a calare, e si fatica a distinguere un brano dall'altro. La melensa ballad "'Til You" rincara la dose, e neanche l'easy rock di "Empathy" riesce a svegliare l'ascoltatore e a salvare l'album.
"Questo disco come sempre è un'istantanea delle cose che mi ossessionano, cui tengo e di quelle per cui mi sveglio alle quattro del mattino: i miei momenti più introspettivi". Così la cantautrice americana commenta il suo ultimo lavoro. In effetti, sono proprio i testi a costituire l'unico lampo di luce in queste dodici canzoni, che tracciano collegamenti tra il microcosmo dell'intimità e il macrocosmo della politica e della società, e che si riprendono un po' rispetto ai lavori precedenti. Il verso più felice è: "I'm a tattooed sexy monkey dancing", che ammicca a personalità facilmente rintracciabili nel mondo della musica popolare. Peccato che sia cantato in "Celebrity", un brano i cui artificiosi e pretenziosi colori dark non bastano a staccarsi dal generale senso di sommessa incompiutezza che caratterizza l'intero "Havoc And Bright Lights".
Insomma, se la musica è scontata, nell'arte di Alanis Morissette rimane comunque la sua identità di donna integra e intelligente, che canta e tiene il palco gradevolmente, con deliziosa umiltà. Quindi: quattro e mezzo, senza contare, poi, l'amarezza di quando ci si potrebbe aspettare molto, ma molto, di più.
04/09/2012