"Nothing wrong if a song ends in a minor key"
Agli Mtv Video Music Awards del 1997, una ventenne di New York salì sul palco per ritirare il Best New Artist Award. A quel punto, oltre che mandare un saluto alla mamma, scatenò un'ovazione dichiarando che "this world is bullshit" e incoraggiando la sua platea a rinnegare la celebrity culture. "Go with yourself", concluse, quasi con ferocia, citando la grande Maya Angelou. Più tardi, Fiona Apple propose una lunga poesia come titolo del suo secondo album, poi andato in produzione come "When The Pawn...". La versione originale di "Extraordinary Machine", invece, era davvero troppo fuori moda per piacere alla Sony, che confermò il disco solo dopo una profonda rivisitazione in chiave baroque-pop: per la gioia dei fan, che avevano addirittura imbastito un movimento di liberazione della dolce piano-girl, al grido di "FreeFiona!".
Insomma, la cantautrice americana, la cui arte è fortemente segnata da uno stupro subito all'età di dodici anni, non ne ha mai voluto sapere di lasciarsi trasformare in una diva di plastica, al servizio dell'industria musicale, sebbene il successo l'abbia travolta a soli diciotto anni con l'elegante "Tidal" - un misto di blues, pop, jazz e poesia che le ha fatto guadagnare addirittura il paragone con Tori Amos.
Finalmente, nel 2012, la Apple firma un album autentico, senza compromessi, con la Epic Records. Un titolo chilometrico dà nome a un lavoro che l'artista ha registrato completamente all'oscuro della sua label. Ad affiancarla, anche in qualità di co-produttore, c'è l'affascinante poli-strumentista Charley Drayton - già collaboratore, tra gli altri, di Neil Young, Iggy Pop e Courtney Love. Il disco ha comunque visto la luce solo un anno e mezzo dopo che era completamente pronto. Ascoltare "The Idler Wheel Is Wiser Than The Driver Of The Screw And Whipping Cords Will Serve You More Than Ropes Will Ever Do" è come aprire il conturbante diario segreto di qualcun altro, senza filtri interposti tra musica e ascoltatore: un flusso di coscienza dissonante e romantico, à-la Virginia Woolf.
Anche se i suoi dieci brani viaggiano, per lo più, sui binari della forma-canzone tradizionale, "The Idler Wheel..." non contiene nulla di rotondo e concreto tale da essere trasformato in un successo radiofonico. Non si tratta di easy-listening. D'altro canto, non si tratta neanche di note d'avanguardia. Si tratta, invece, di acquerelli indefiniti, che prendono forma ascolto dopo ascolto, rivelando poco a poco un valore non rumoroso e non appariscente, ma non per questo meno prezioso.
"While you were watchin' someone else / I stared at you and cut myself"
Gelosia meschina, isolamento, tristezza, amarezza, solitudine, fragilità: sono questi i colori oscuri che brillano in un paesaggio notturno, minimalista ed essenziale, disegnato dall'immancabile connubio voce-pianoforte della Apple, e animato dalle percussioni di Drayton tra gli abbellimenti di strumenti inusuali, quali il bouzouki, la celesta, la marimba e la kora, e con le sovra-incisioni ad amplificare in un caos stordente i tormenti sepolti nell'inconscio dell'artista. L'arte e la bellezza, così, si rivelano anche nelle emozioni più cupe e schizofreniche di cui l'animo umano è capace: la Apple sa trasformare in armonia quello che tante belle canzoni pop tendono a cancellare e obliare. In questo limbo dell'essere, tanto spaventoso quanto suggestivo, le liriche della pianista prodigio raggiungono la loro massima intensità, intrecciandosi nelle rime di dieci fiabe nere, autentiche nella loro appassionata disperazione.
Non c'è spazio per la bellezza formale, fine a se stessa: lo dimostrano le scorribande vocali della Apple, completamente estranee a una perfezione tecnica artificiosa. Si ascoltano sospiri, mormorii, note volutamente fastidiose, urla rigate di rabbia, teneri falsetti femminei, recitativi swing, pieni di un sardonico umorismo, ma c'è anche tempo per le consuete sonorità calde e profonde, pronte a sbocciare in disegni melodici di disarmante ispirazione.
"Every single night is a fight with my brain"
Nel video di "Every Single Night" la Apple canta del suo estenuante tentativo di catturare "the flight of little wings of white-flamed butterflies" nel suo cervello. Si muove tra polpi giganti e cervelli tagliati a metà, in un grande buio onirico. Ed è proprio questo buio il vero protagonista di "The Idler Wheel...": valorizzate dall'essenzialità, nel silenzio circostante, due persone suonano come una band e il pianoforte della Apple sostituisce anche la batteria, quando ne ha voglia. Il tempo segue l'anima, non uno schema, e cambia, varia, balla, si arresta, s'inerpica su sentieri poco battuti, come in "Jonathan", in cui la Apple ricorda un viaggio in compagnia dell'ex-fidanzato.
Ancora, in una notte senza Luna, la disperazione delle rabbiose "Daredevil" e "Regret" sa lasciare il posto all'ironia di "Valentine", il cui testo mette a disagio anche le memorie più candide, o sa colorarsi di una febbrile voglia di vita e libertà nella bambinesca "Anything We Want". La dolce "Werewolf" e la ventosa "Periphery" ricordano maggiormente le classiche ballate alla Apple.
Questo insieme di tremende confessioni approda infine nella voluttuosa "Hot Knife", duetto della Apple con la sorella Maude Maggart: un'alchimia corale che racconta la sessualità tra coltelli affilati e pezzi di burro.
"I'm a hot knife / and he's a pad of butter"
Il valore di "The Idler Wheel..." è nel fatto che canta dei sentimenti più meschini in modo superbo. Tra una rima e una metafora si delinea un elogio anarchico alla vita vera, con tutte le sue note tristi e stonate. Come sulla copertina del disco, la cantautrice mette a nudo senza pudore quello che giace inosservato sotto la pellicola effimera e protettiva della pelle. Insomma, ormai 35enne, Fiona torna a urlare "Go with yourself" a chiunque la ascolti. E va bene così.
23/06/2012