Unici due superstiti della formazione originaria, Patrick Stickels ed Erick Harm, alleggerito il sound corposo e tortuoso di “The Monitor”, hanno pensato bene di regalare ai fan un disco più accessibile. Ridotto ampiamente il livello d’ambizione, i Titus Andronicus suonano, quindi, sinceramente scanzonati (“Still Life With Hot Deuce And Silver Platter”), anche se la verve epica, da sempre alla base della loro formula, resiste ancora tra le righe.
Tra scatti vibranti e incisi accorati, tra febbre rock e rarefazione folk, la band continua a macinare brani appassionati, sempre in bilico tra la gioia di riconoscere dentro di sé una giovinezza infinita e la disperazione di essere circondati da un mondo enigmatico e tirannico. Gustoso ma sostanzialmente piacione, “Local Business” affida le sue emozioni a strumentali agili e trionfanti (“Food Fight”), a tirate punk’n’roll un po’ fuori contesto (“Titus Andronicus vs. the Absurd Universe (3rd Round KO)"), strizzando, spesso e volentieri, l'occhio al pathos di matrice springsteeniana, anche se è alla lunga e spumeggiante “My Eating Disorder” (brano dalla forte impronta narrativa, supportato da un comunque cauto, ancorché disordinato pluristilismo) che Stickels affida il compito di annunciare la buona novella.
Mestiere, pilota automatico, sprazzi passatisti qua è la, sbadigli in corsa, purissima estemporaneità (“In a Small Body”, “(I Am The) Electric Man”) e, soprattutto, gli scarsi dieci minuti della ballata “Tried To Quit Smoking” completano il quadro di un disco che potrebbe convertire alla loro causa altri appassionati, pur restando un mezzo passo falso.
29/10/2012