Non c’è alcun dubbio che la musica dei Welcome Wagon sia più interessante della loro fede presbiteriana. Pur restando un veicolo per il loro messaggio religioso, “Precious Remedies Against Satan’s Devices” si presenta infatti accattivante già dalle prime note di “I’m Not Fine”, una ballata pianistica alla Elton John che introduce il loro album più ispirato e variegato.
Il malinconico folk orchestrale di Vito e Monique Aiuto è agilmente in bilico tra le nuove suggestioni di Sufjan Stevens e la fragilità dei Belle And Sebastian (ascoltare per credere “I Know My Redeemer Lives”) ma non ignora le pagine incancellabili della musica country–rock americana degli anni 70.
Non mancano piccole cadute di tono, l’allegria da festa popolare di "Rice & Beans (But No Beans)" stride fortemente con l’ispirazione e la grazia di “High” (si proprio il brano dei Cure, trasformato in una love song dai sapori folk agrodolci), mentre le forzature gospel di “The Strife Is O’er, The Battle Won” non possiedono l’illuminazione spirituale dell’affascinante insieme di piano e fiati di “My God, My God, Parts 1 e 2“, i cui toni epici restano rimarchevoli anche dopo innumerevoli ascolti.
Banjo, harmonica, clarinetto e steel guitar restano protagonisti insieme al piano e alle due voci di tutte le tracce, “Remedy” e “Would You Come & See Me In New York” non tradiscono i canoni del miglior folk lo-fi contemporaneo e il folk-pop di “God Be With You Til We Meet Again” rimanda al Tom Petty era Wilburys.
Senza dubbio alcuni preconcetti ideologici sono difficili da superare, la musica dei Welcome Wagon, pur restando però legata a una fonte culturale difficile da comprendere fino in fondo, possiede tutta la forza necessaria per essere gustata al di là delle sue inevitabili dicotomie stilistiche ed etiche, e “Precious Remedies Against Satan’s Devices” non ha nulla da invidiare ad altre più blasonate proposte di new country che affollano la produzione recente.
11/10/2012