NichelOdeon / InSonar

Bath Salts / L'Enfant et le Ménure

2013 (Lizard / dEN)
metavanguardia
8.5

In una recente chiacchierata, Claudio Milano aveva annunciato l'uscita di quello che sarebbe stato il suo ultimo parto discografico, almeno per il momento. Con tono rassegnato ma in fondo più soddisfatto che rammaricato, ammetteva di aver speso una certa quantità di energie e investimenti (anche e soprattutto economici) con lo scopo di racchiudere in un unico contenitore tutta o quasi la sua arte, un'arte che si era anch'egli reso conto non fosse in grado di di fruttare quanto meritato. E la dimostrazione di questo è sotto gli occhi di chiunque: basterebbe fare un sondaggio tra tutti gli intellettuali o (auto)-presunti tali e chieder loro - da appassionati di tutto quel che è “nuovo”, “avanti”, “inedito”, “rivoluzionario” e che a parer loro oggi non esiste – se abbiano mai anche solo sentito parlare di NichelOdeon, una delle creature più geniali degli ultimi decenni di musica, italiana e non.

Risponderebbero probabilmente con una risata finto-sarcastica, per nascondere l'ignoranza nei confronti di un progetto che ha davvero del geniale, al punto tale da risultare impossibile da analizzare per coloro che di finto genio vivono. Geniale al punto tale da essere inafferrabile, indecifrabile, incomprensibile: ebbene sì, nella sostanza, invisibile. Al punto tale che pure chi scrive ora e si è trovato di fronte a quello che è un concentrato fenomenale del Claudio Milano artista, ma anche e soprattutto del Claudio Milano uomo, ha aspettato la bellezza di cinque mesi prima di approcciarsi a scriverne.
Cinque mesi di ascolti, riascolti, cambi radicali di opinione, interpretazione, ore spese a rileggere quei testi, in apparenza insensati quando non in alcuni casi irritanti, ma in grado di nascondere dietro forme volutamente provocatorie una miriade infinita di percorsi, visioni, evocazioni, immagini. Per non parlare dei tentativi di iniziare una recensione “analitica”, puntualmente scartati anche a scritto già concluso. Menzione d'onore e inchino d'obbligo a chi altrove ci è invece riuscito con risultati a dir poco egregi.

E questo perché la musica di Claudio Milano non è semplicemente musica, il suo teatro non è semplicemente teatro, la sua poesia non è semplicemente poesia, la sua performance art non è semplicemente performance art. Si tratta semmai di un tutt'uno, che racchiude tutti e nessuno questi mondi intesi in senso tradizionale. E cosa sia questo tutt'uno, va ammesso dal principio, resta e resterà un mistero.
E il cofanetto a cui si riferisce la recensione, che racchiude sotto un unico tetto due progetti radicalmente differenti e costruiti in parallelo, sta lì, a dimostrarlo, affiancato dalla biografia del suo regista che ci parla di un autentico tuttofare, dalle sue performance live che coprono le arti più disparate in maniera trasversale. Impossibile, dunque, approcciarsi al suo universo artistico in maniera “comune”, come se si avesse di fronte “un musicista”, “un attore”, “un poeta” o “un performer”.

Poche le parole da spendere, a onor del vero, per presentare NichelOdeon: l'anima centrale e principale, il canale espressivo primo di Milano, un collettivo formato da un cast sempre diverso intento a recitare musica, guidato (ma mai “diretto” in maniera totalitaria) dal proprio regista. Questa volta i protagonisti principali sono Vincenzo Zitello, gli architetti elettro-acustici Raoul Moretti e Paolo Tofani, il re dei metallofoni Pierangelo Pandiscia, il batterista Walter Calloni e l'etnomusicologo Andrea Murada. Un team da mille e una notte per un doppio disco che segna, manco a dirlo, il vertice della saga che già un capolavoro l'aveva partorito - “Il gioco del silenzio”, tre anni fa – ma che questa volta si supera, svestendosi completamente anche di quei panni che consentivano di collocarla, sebbene a forza, nell'universo art-rock.

La ripartizione hegeliana dell'opera ne costituisce l'ossatura, con due capitoli chiamati a raccogliere una sorta di triade scoperta-negazione-riscoperta, cui argomento portante è lo svilupparsi della vita umana mediante le emozioni primordiali. Così in partenza è la pura pulsione a farsi tesi, quella di “Un posto sicuro”, ipotetica fuoriuscita dall'utero protettivo dell'infanzia riprodotta fra schegge elettroniche impazzite, una coltre da camera in progressivo avvicinamento alla claustrofobia e la voce che è strumento portante, ora rassicurante ora sinistra. Il flashback di “Ricordo d'infanzia”, nonostante la dolcezza dell'arpa, non è che una riconsiderazione dei ricordi in virtù della nuova presa di coscienza, prima della “crescita” fra i sogni avvinghianti di “Bolle” e la furia controllata dalle campane tubolari di “Rapporto sulla fine di una storia”. Lo stimolo che si fa puro piacere segreto in “Desiderio nascosto” e perversione in “7 AZIONI (Musica per la carne)” permette l'ingresso nella fase dell'antitesi, che prosegue anche dopo la chiusura del primo capitolo, affidata al thriller di “Giulia (nata in 7 mesi, morta al primo appuntamento)”. A spezzare la sequenza, il recital tra rabbia e dolore del “Surabaya Johnny” dallo storico “Happy End” e la strepitosa cover di “(This Side Of) Looking Glass” di Peter Hammill.

Dopo la contraddizione fra piacere e perversione, il secondo momento dell'antitesi è il conflitto interiore, che a sua volta prende il via dal fango avvinghiante di “Terra”, una delle performance vocali più strabilianti del virtuoso cantattore. I territori più rock non sono che specchio della fase cruda del percorso, fulcro del secondo capitolo già dal titolo, “Di guerre e di rinascite”. Guerra che si estende anche all'esterno del proprio io nella riflessione sulla vita di “Alla statua dei martiri di Gorla”, nel mantra autodistruttivo di “Fuoco amico (mai N.A.T.O.)” e nella chiusa del cerchio aperto nel primo capitolo su “Johnny dei Pirati”, toccando l'epos nel fragore improvvisato e caotico di “Trittico 50 mg”, dove i fantasmi sembrano prendere il sopravvento. La tregua di “Secca in festa” è preambolo alla fine del conflitto con “L'urlo ritrovato”, inverosimile mix di recital, teatro e musica*, nonché compimento dell'intera opera in dodici minuti dall'intensità indescrivibile. Corollario è il ritorno in “Un posto sicuro #2”, una nuova crisalide (non casuale la scelta della sola arpa ad accompagnare la voce) fatta di sicurezza e autocoscienza la cui vera natura è però svelata dalla “Ninna nanna” finale: al termine della guerra interiore non vi è che il sonno eterno dell'anima, morte celebrata dalla chiusura cacofonica di “Portami un fiore”.

In due capitoli si divide anche “L'enfant et le Ménure”, l'opera più ambiziosa della carriera di Milano nonché testimonianza unica di un progetto portato avanti in anni di session, incontri, ricerche e collaborazioni: InSonar è la deflagrazione definitiva verso la metavanguardia artistica che se in “Bath Salts” - e nel percorso NichelOdeon in generale – aveva trovato il suo culmine sostanziale ed espressionista, viene qui sottoposta a un'esposizione puramente formale e metaforicamente dadaista. Non è un caso che pure le tematiche corrano sul medesimo binario, sebbene questa volta l'accento sia speso in particolare sul contrasto fra cruda realtà (“L'estasi di Santo Nessuno”, la cover di “Venus In Furs”, “L'inventasogni” e soprattutto l'estremismo concreto di “Liberami – Tabernacolo Erotico” e “Plaisirs d'Amour”) e mascherata innocenza (le forme primordiali e infantili di paura dell'ermetica “Dieci bambini cacao”, l'amore figurato di “Song To The Siren”, la crudeltà brada di “Thief Of Toys”). Sebbene non in grado di raggiungere l'intensità emozionale di “Bath Salts” e di mantenerne l'incredibile resistenza al rischio di osare troppo, il doppio disco si distingue per una varietà meno peculiare ma ancor più eterogenea di mondi musicali, grazie anche all'impensabile cameo di ospiti** e si figura come la necessaria ossatura, scomposta ai minimi termini, dell'intera esperienza artistica di Milano.

Non essere compresi è il destino dei geni, c'è poco da fare. Lo ha detto la storia, lo dice tutt'oggi. In virtù dei tanti personaggi in passato arrivati a esser considerati folli e rivalutati dal mezzo più potente, la storia stessa, non ci stupirebbe che Claudio Milano, che oggi vive principalmente tenendo meravigliosi seminari sulla sperimentazione vocale assistiti da pochi intimi e performando per le strade di Lecce, arrivasse un giorno a ricoprire il ruolo e a ricevere la considerazione che gli spetta. Quella che già ha ricevuto da una miriade di colleghi, pronti senza indugio a partecipare a InSonar e distintisi nella loro esistenza artistica per talento e lungimiranza misti a una dote non comune ma fondamentale: l'umiltà. Quella che anche Claudio ha dimostrato di avere, scegliendo di fare della sua vita stessa un terreno di ricerca spalmato su più ambiti, dal fare quella che riesce addirittura difficile chiamare semplicemente “musica”, allo scrivere, indubbiamente "a tempo perso", per OndaRock.

N.B.: Il voto è all'operazione nel complesso. Le valutazioni ai singoli lavori sono: "Bath Salts" 8,5 e "L'Enfant et le Ménure" 7,5.

*Nel brano "L'urlo ritrovato" partecipano e risultano co-autori Sebastiano De Gennaro (percussioni), Massimo Falascone (sassofono), Valentina Illuminati e Ivano La Rosa (recital), Giorgio Tiboni (tenore) e Laura Catrano (soprano).

** Al progetto InSonar hanno preso parte: Marco Tuppo, Walter Caloni, Beppe Cacciola, Ivan Cattaneo, Thomas Grillo, Alex Strangoni, Andrea Murada, Francesco Chiapperini, Max Pierini, Angelo Manzotti, Eric Ross, Takeuchi Masami, Ernesto Tomasini, Othon Mataragas, Ralph Carney, Simone Zanchini, Francesco Zago, Nik Turner, Andrea Illuminati, Luca Pissavini, Andrea Quattrini, Elliot Sharp, Thomas Block, Pat Mastellotto, Alfonso Santimone, Stefano Ferrian, Viviane Houle, Vincenzo Zitello, Burkhard Stangl, Andra Tumicelli & Nicola De Bortoli, Michele Nicoli, Trey Gunn, Warner Durland, Victor Meertens, Michele Bertoni, Raoul Moretti, Pierangelo Pandiscia & Gino Ape, Pekkanini, Lorenzo Sempio, Gordon Charlton, Paola Tagliaferro, Dieter Moebius, Erica Scheri, Elio Martusciello, Albert Kuvezin, Roberto Laneri, Jonathan Mayer, Michael Thieke, Stephen Finn, Mattias Gustaffson, Nate Wooley, Victor Ernesto Mañas, Graham Clark, Dana Coley, Paola Toffani, Richard A. Ingram, Fabrizio Carriero, Luca Boldrin, Max Marchini.

02/01/2014

Tracklist

NichelOdeon - Bath Salts

Capitolo 1: D'Amore e Di Vuoto

  1. Prologo
  2. Un posto sicuro
  3. Ricordo d'infanzia
  4. Surabaya Johnny
  5. Bolle
  6. Rapporto sulla fine di una storia
  7. (This Side Of) The Looking Glass
  8. Desiderio nascosto
  9. 7 AZIONI (Musica per la carne)
  10. Giulia (nata in 7 mesi, morta al primo appuntamento)

Capitolo 2: Di Guerre e Rinascite

  1. Terra
  2. Alla statua dei martiri di Gorla
  3. Fuoco amico (mai N.A.T.O.)
  4. Trittico 50 mg
  5. Johnny dei Pirati
  6. Sacca in festa (Lode ad Antonio Primaldo)
  7. L'urlo ritrovato
  8. Un posto sicuro #2
  9. Finale (Ninna Nanna)
  10. Portami un fiore

InSonar - L'Enfant et le Ménure

L'ENFANT

  1. The Simpsons Sing Gounod
  2. L'Estasi di Santo Nessuno
  3. La Stanza a Sonagli
  4. Thief Of Toys
  5. L'inventasogni
  6. Menura Latham
  7. Gallia #1
  8. Venus In Furs
  9. Dieci Bambini Cacao
  10. Hamelinvoice

ASHIMA

  1. Liberami - tabernacolo erotico
  2. Song To The Siren
  3. Canción del Jinete
  4. La Torre più alta
  5. Plaisir d'Amour
  6. Warszawa
  7. Gallia #2
  8. Medina

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