Nel 2011 i bolognesi Ofeliadorme debuttavano sulla lunga distanza con “All Harm Ends Here” (A Buzz Supreme), undici canzoni nelle quali era già chiara, nonché plasmata, la formula musicale del quartetto emiliano: un alt/pop-rock aristocratico declinato via via in molteplici direzioni, tra episodi che rimandavano all'indie, al dream-pop, al rock di derivazione wave. Seguivano il tributo ai Pink Floyd con la rivisitazione di “Bike” e una miriade di date tra l'Italia e l'Europa, fino alla chiamata del SXSW.
Pubblicato a due anni esatti di distanza, “Bloodroot” ne diventa la naturale prosecuzione, tanto per l'aderenza del contenuto quanto per lo spessore della proposta. Le architetture sonore di Gianluca Modica, Michele Postpischl e Tato Izzia continuano a manipolare la forma-canzone, giocando di sottrazione per veicolare l'attenzione sulla duttile voce di Francesca Bono, le cui storie raccontano le svariate provenienze del gruppo, vere o metaforiche, musicali o meno, a seconda dell'occasione. Da qui il nome "Bloodroot", fiore ascrivibile alla famiglia delle Papaveracee utilizzato dagli Indiani d'America sia per dipingersi il volto in tempo di guerra, sia come medicinale e filtro d'amore; un fiore le cui radici, una volta tagliate, secernono un liquido rosso sangue. Effetti e metafore che la formazione felsinea cerca di tradurre in musica, riuscendovi.
Prodotto insieme a Bruno Germano – che insieme ad Angela Baraldi, Vittoria Burattini, Marcello Petruzzi e Alberto Poloni è ospite nel disco - e pubblicato dalla The Prisoner Records di Michele Bitossi (Numero6, Mezzala), “Bloodroot” racchiude, nell'arco di poco più di mezzora, nove canzoni crepuscolari e intense, riflessioni sul rapporto tra la vicinanza e il distacco (“Last Day First Day”, “Brussels”), sul confine tra il coraggio e l'auto-distruzione (“Ulysses”), sui soprusi dettati dalla diversità (“Bloodroot”).
La psichedelica ballata circolare “Magic Ring” sa di Bjork in preda a una crisi mistica, "Otherwise" conduce dritta sulle orme di Cat Power. Alla stregua di “I Like My Drums” nel lavoro precedente, l'up-tempo di “Stuttering Morning” rompe il filo della tensione trasformandosi in una cavalcata sospesa tra malinconia ed epicità.
E' il songwriting raffinato, abile a manipolare i propri istinti e convogliarli in uno stile atipico e riconoscibile, la vera forza degli Ofeliadorme. Un progetto affascinante, di cui sentiremo ancora parlare.
20/03/2013