Arriva dal nulla e lentamente impone la sua maestosa carica spirituale: è la musica di “Ritual”, primo brano di “Tone Poetry”, disco numero sei dei newyorkesi Black Swan, ancora alle prese con una ambient-drone carica di mistero e sfumature spaziali.
Tra Stars Of The Lid, Careteker e le mareggiate post-rock dei Godspeed You! Black Emperor, il disco (presentato sulla loro pagina Bandcamp come una raccolta di “drones for bleeding hearts”) costituisce un vero e proprio poema sinfonico degli spazi cosmici, conteso tra lente ascensioni perlustrative (come quelle di “Ritual” ed “Eden”), cinematiche oscillazioni orchestrali (“Prophecy” e “Serenity” - ma in quest’ultima gli archi sono completamente trasfigurati in una magnetica radiazione di fondo) e solenni liturgie (“Psalm”, “Elegy”).
Tra i momenti più interessanti, da ricordare anche lo sciame siderale di “Rapture”, la cui tensione oppressiva è rotta dall’andirivieni rassicurante di fasce sintetiche che evocano melodie da arcane profondità, poi manifestate in tutta la loro radiosa trascendenza nei solchi di “Departed”.
A completare il tessuto sonoro di un disco piuttosto interessante, concorrono field-recordings riprocessati, corali angelici che giungono da lande misteriose e violini che vacillano nel vuoto.
30/01/2014