Peter Astor e David Sheppard non sembrano cedere alle lusinghe delle mode passeggere e continuano il loro percorso di elegante meltin’ pot di soundscapes. Dopo il romanticismo pastorale e austero di "The Good Seed" il duo ora rielabora spunti etnici e rock anni 70, ma anche elementi krautrock e afrobeat che trovano spazio tra frammenti di ska, reggae e psichedelia.
È infatti una musica dall’intenso potere evocativo, tra sonorità di trombone alla Rico Rodriguez, elettronica ricca di riverberi cristallini (“Nairobi/ Köln”) e splendidi intrecci tra esotismo e suoni immaginari (“We Do Not”). La musica del nuovo album degli Ellis Island Sound (il primo da sette anni a questa parte) si pone nella terra di mezzo tra “My Life In The Bush Of Ghosts” di Eno-Byrne e i Radiohead di “Kid A”, con una serie di brani strumentali dal ritmo sincopato e brevi incursioni vocali dai toni grevi ed ermetici (John Matthias).
Tutto è in perfetto equilibrio in “Regions”: dub e ska si sposano con robuste iniezioni di ritmo e accordi di chitarra (“So Much Water Close To Home”) e pregevoli toni jazz trovando conforto e relax nella ballata country-western “Schwitters In Lakeland”.
Il nuovo album del duo è un progetto in cui è difficile non trovare spunti stimolanti e creativi. Che sia il dub ipnotico di “Office At Night” o il ritmo quasi teutonico di “Herr Ya Ya” non fa differenza: si tratta di un disco che intrattiene con gusto e ridona spazio all’immaginazione, quella che spesso si accompagna ad album disinvolti e ricchi di buon gusto.
15/05/2014