In “When You Land Here, It’s Time To Return” è possibile scoprire, infatti, chi fosse James Mercer prima degli Shins, quando molestava chitarre nei suoi Flake Music, attivi dal 1992 fino alla pubblicazione, nel 1997, di quest’unico disco, rimasterizzato ora dal fido Kennie Takahashi (Danger Mouse).
Si scopre così un Mercer dalla scrittura chiara, limpida, squillante, assai più che in quei dischi degli Shins entrati nell’iconografia indipendente col loro power-pop scipito, scaduto nel pretenzioso e nel magniloquente nell’ultimo, pur celebrato “Port Of Morrow”. Un Mercer che si esprime, a differenza che in seguito, col cuore sfregiato dalle chitarre, di cui si può avvertire lo stridore, il graffio (“Faded Polaroids”).
Ne escono “Deluca”, tonitruante, riottoso alt-rock dagli inarrestabili fragori e dalle soste mozzafiato; dinamismi alla Built To Spill prepotenti anche in due sontuose tracce strumentali come “Blast Valve” e “Vantage”.
Il tutto non suona mai privo della sensibilità prettamente pop di Mercer, che allevia la rabbia dei 90 trasportandola nella figura del sensibile emarginato che sarà il suo marchio di fabbrica agli inizi dei Duemila: ecco quindi i Byrds al college di “Spanway Hits”, “Mieke”, già con quel drive ansiogeno di molto dell’indie-rock che sarebbe seguito.
E a sentire quel gran pezzo di “The Shins”, college-rock trionfale, viene proprio da dire: meglio gli Shins quando non erano ancora gli Shins.
(23/11/2014)