"Sangue" fa paura, con la presenza agli arrangiamenti, anche, a cura, di Xabier Iriondo che si ricollega a un senso di archetipo universale, nell'attraversamento, in pochi minuti, di migliaia di anni di Occidente, Oriente e che ci sta nel mezzo, che si fa emozione. Il testo è pura confessione. Cristiano Calcagnile è tanto più Dio in "Come Hitler": è facile, del resto, essere sperimentali in un brano sperimentale, è difficile esserlo in un disco cantautoriale e questo lo è, ma in chiave dichiaratamente "avant". Basta poco a fare di "L'effetto indesiderato" un capolavoro: un'acustica, una voce intima e bellissima, suoni di laptop, i sax di Stefano Ferrian, in attesa fremente di deragliare in urlo. Una meraviglia come ben poche. Amore puro.
Déja-vu iniziale di Calcagnile su "Ho bisogno di te" che svanisce in fretta, definendo un capolavoro senza mezzi termini, che si appoggia su un testo e un'interpretazione di una violenza tale ("io vorrei cagarti in testa, io vorrei pisciarti in bocca, ma poi, ho bisogno di te"), da lasciare raggelati, dedicati, si fa per dire, a "un piccolo uomo che disse: facile cantare su questi accordi". Non credo di aver mai "ascoltato" migliore vendetta. Piccoli archi amplificati ad orchestra piena su "Erica", dove la voce di Saporiti, dal timbro baritonale fin qui carezzevole, si eleva a controtenore, mentre fuzz assortiti le gettano addosso fango.
"In un mondo migliore" è l'episodio meno rilevante, ma di quelli che il pubblico medio italiano saprà meglio apprezzare. Stessa immediatezza pop per "Il vento dice addio alla Luna", che però si fa forte di una bella interpretazione vocale. Chiude il disco una sensazionale "P.S.", a cantare in bestemmia un amore finito, tra una splendida melodia e grandi interventi di Iriondo. Un inchino, ma senza devozione, sarebbe poco gradito in quanto tale. Ascoltatelo, mi direte poi se Edda e Nada hanno prodotto le cose migliori in Italia, nel 2014.
(19/02/2015)