“Soundscape Box” porta alla nostra attenzione una carriera quasi decennale, trascorsa fino ad oggi per buona parte nell'indifferenza di troppi. Una raccolta di impressioni bucoliche per chitarra e tastiere, ultimi bagliori di un ambient music dal gusto melodico e dai colori primari che al giorno d'oggi è merce sempre più rara. In un universo sonoro che, abbandonati lentamente gli affreschi magniloquenti e la spiritualità, guarda oggi sempre più al realismo, al paesaggismo concettuale e al massimalismo d'impatto, Perra va dunque controcorrente.
E lo fa ottenendo risultati a dir poco eccezionali in un disco dove la delicatezza trionfa sovrana. Una sorta di crepuscolo pastorale che prende forma fra gli arpeggi di “Ruins”, evolvendosi poi fra i raggi di luce fioca e i loop del mellotron di “The Dawning”. C'è un filo che lega il soundscape alla psichedelia più eterea del dopo-Settanta, un altro che mantiene un contatto con certo melodismo post-rock, e gli echi al meglio dell'impressionismo ambientale Nineties (quello che taluni oggi continuano a chiamare, banalizzando in maniera imperdonabile, new-age) non si contano.
Eppure la musica di Perry Frank resta esperienza unica, declinata in momenti squisitamente malinconici come la chiusura al piano nella nebbia di “Regrets” e il notturno lacrimante di “Le Vent Et Les Nuages”, ma capace anche di toccare con mano forme di autentico folk (a “Barcelona Landscape” manca davvero solo una voce narrante) e di esibirsi in fughe burrascose verso l'estasi (“Eternité Par Les Astres” potrebbe fornire un mezzo assist per una deriva drone dei MONO). C'è davvero molto da aspettarsi da quello che forse è il primo, vero, autentico songwriter ambientale che la contemporaneità ricordi.
Per ora, di sicuro, c'è da gustarsi un disco poliglotta nella sua estrema semplicità, inedito nel suo riciclare con originalità e coraggio linguaggi tradizionali, spontaneo fino al punto tale da unire mondi apparentemente distantissimi senza forse nemmeno accorgersene. E in grado di fare della musica atmosferica, finalmente e nel suo piccolo, un linguaggio universalmente evocativo. Per tutti.
(19/02/2015)