Per concludere la sua ennesima annata d'oro – sia a livello discografico che con i sempre più gremiti Swingfest – Denovali fa un regalo a tutti gli amanti del suo dark side, e ne affida la gestazione a due dei suoi act più interessanti. Sugli indecifrabili Dale Cooper Quartet ultimamente si sono spese meritatissime lodi provenienti dagli ambienti più disparati – per chi scrive il loro capolavoro “Quatorze pièces de menace” fu il disco dell'anno 2013 – che ne hanno solidificato lo status di creatura imprescindibile della musica sperimentale contemporanea.
Diverso il caso di Witxes, alter ego di Maxime Vavasseur sempre a un passo dalla definitiva consacrazione o, a seconda delle prospettive, sempre un passo indietro dalla stessa. Non bastò, l'anno scorso, il pur validissimo ma frammentario “A Fabric Of Beliefs” e non è ancora dato sapere se basterà, l'anno prossimo, il suo già annunciato quarto lavoro. In attesa di qualsiasi risposta, ci godiamo dunque questo split in cui i quattro (tre più uno) si cimentano nel costruire una suite inedita ciascuno su elementi provenienti dai repertori dell'altro, con risultati piuttosto sorprendenti.
I primi a dare il via alle danze sono proprio i tre francesi, accompagnati come di consueto dai vari collaboratori che risiedono tutti sotto il nome di Dictaphones. La loro “La stratégie St. Frusquin” recupera parzialmente l'inquieto rituale di “The Apparel”, nei ritmi e nell'atmosfera, distorcendolo per la prima parte in dodici minuti di cacofonia impro-jazz, estrema quanto ben lontana dai vertici espressivi noir raggiunti in passato. La seconda altro non è se non il progressivo sfumare della prima affidata al pianoforte e a qualche sussurro elettronico.
Vavasseur, invece, si appoggia in maniera quasi impercettibile sul meraviglioso climax di “Nourrain Quintet” per dare vita a quello che è di gran lunga il suo miglior parto ad oggi. “Pieces Analogue” è una gemma synth-ambient che sfreccia tra una galassia e l'altra, dalle esplosioni violente dell'inizio al flusso generativo che ne rappresenta il cuore, fino al finale immerso tra le stelle, che guarda un po' all'ultimo Greg Haines e un po' a quel Tim Hecker che rappresenta da sempre l'ispirazione prima del suono Witxes. Nel complesso, un regalo pre-natalizio più che soddisfacente.
26/11/2014