Ai Blitzen Trapper va riconosciuta l’insolita e quasi subdola arte della seduzione estemporanea, la band di Eric Earley dopo aver suggestionato i critici di Pitchfork e l’intelligence della Sub Pop, ora non ha più paura di mostrare il proprio volto.
Il loro è un pop-rock radio friendly, che mettendo insieme riff hard-rock alla Blue Cheer e armonie country alla Eagles ha riportato in auge il pericoloso e nefasto termine Aor.
Dopo la fortuna commerciale di “VII”, la band ha accantonato definitivamente le divagazioni più ambiziose del progressive-rock e ha messo da parte quelle leggere inflessioni soul di alcune tracce del penultimo capitolo.
“All Across This Land” è quasi la risposta hi-fi al country-rock lo-fi dei War On Drugs, un solido pop-rock americano che mette Bob Dylan, Joe Walsh, Kansas, Bruce Springsteen e Little Feat sullo stesso piano.
Un calderone stilistico dove è facile perdere l’orientamento, ma anche trovare più di una canzone da amare e condividere senza timore.
Hanno appreso la lezione dei Wilco, i cinque di Portland, proseguendo come funamboli in perenne bilico tra pop-ulismo e pop-elitistico, facendo arricciare il naso ai puristi ma sbeffeggiando altresì i critici snob con multiformi incursioni stilistiche.
La loro musica è potenzialmente evanescente e trascurabile, eppur ancora godibile, titoli come “Rock And Roll (Was Made For You)”, “Let The Cards Fall” e “Lonesome Angel” tradiscono subito l’attitudine country-rock anni 70 e 80, mentre “Mystery And Wonder”, “Nights Were Made For Love” e “Cadillac Road” evocano il fantasma del miglior Springsteen.
“All Across This Land” è l’album più prevedibile e diretto che i Blitzen Trapper abbiano mai realizzato, tuttavia privo di cadute di tono e con qualche episodio capace di brillare di luce propria, come la misteriosa “Love Grown Cold” e la meno pretenziosa “Let The Cards Fall”, dove compare una piacevole sezione d'archi.
I puristi apprezzeranno maggiormente l’armonica in “Lonesome Angel” e il profumo western di “Across The River”, anche se l’apparente mediocrità dell’ottavo album del gruppo distoglierà molto del pubblico indie-rock catturato con le loro precedenti uscite discografiche. Eric Earley e compagni, tuttavia, mostrano meno incertezze sulla strada da percorrere e forse in questo risiede il loro attuale fascino.
21/11/2015