A poche settimane dalla delicata ed elaborata digressione nella sostanza conscienziale di “Unseen Descending And Lamentations”, Dirk Serries torna su Projekt a un anno dal compendio di flussi di coscienza di “The Origin Reversal”. Come di consueto negli ultimi anni, il belga conserva per l'etichetta di Sam Rosenthal i più emotivi e umani fra i suoi monoliti: caratteristiche che fanno rima con l'ultimo stadio della sua arte ambientale più sentita, che dai roventi droni atti a descrivere il grigiore metropolitano nei “Microphonics” è passata a impersonarsi in monologhi interiori in forma, appunto, di “Stream Of Consciousness”.
Laddove il predecessore su Consouling Sounds analizzava “scientificamente” la coscienza nelle sue determinazioni più contrastanti, in “Disorientation Flow” la chitarra torna a essere voce della coscienza stessa, e i suoi droni altrettanti singoli flussi interiori. Alla ragione si sostituisce il sentimento, all'espressione l'impressione: l'attitudine, qui, è la medesima che sta alla base delle cavalcate corali che hanno segnato la New Wave Of Jazz del belga. A variare sono, come ovvio, scenari (interiori) e sostanza sonora, quest'ultima costruita in gran parte su rielaborazioni ed estensioni degli ormai inconfondibili droni generati dalla treated guitar.
Nei risultati molto più che nei presupposti, il disco sfiora con mano quanto e più dei suoi predecessori la purezza atmosferica dei capolavori a nome vidnaObmana. Se già nella commovente ouverture di “The Imperative Edge”, sorta di ponte con i flussi di coscienza precedenti, la nostalgia si fa sentire forte e chiara, è la title track a riportare in quel regno della bellezza assoluta esplorato, descritto e costruito nella mitica “Trilogia”. Il contatto con le digressioni spirituali di Alio Die torna a farsi concreto, anche e soprattutto nell'ideale prosieguo di “The Lament Broke”, chiusura del cerchio che ha anche il compito di concludere l'opera con un finale ciclico.
Più legate al verbo sonoro degli ultimissimi anni sono il climax monolitico di “Metamorphosis” e l'aurora luminescente di “Blistering”, altri due brani configurati consequenzialmente l'uno all'altro e che costituiscono il cuore pulsante dell'intero lavoro, il nucleo energetico attorno a cui viaggiano le altre tre cavalcate in direzione della purezza. È un comeback complementare quanto del tutto differente da quello inscenato a breve distanza in “Unseen Descending And Lamentations”: l'analisi e la ricerca dell'equilibrio da un lato, la spontaneità e la centralità della percezione interiore dall'altro, accomunati da una capacità espressiva semplicemente inarrivabile.
Ma la verità è che a conti fatti è questo Serries evocatore e poeta, in grado di far immedesimare la coscienza (la nostra e la sua) nel suono facendo di quest'ultimo una sostanza totalitaria in cui ascoltatore e artista entrano in contatto, quello di cui rimaniamo innamorati. Ed è in questa dimensione, sia essa espressa per mezzo dell'impressionismo ambientale o dell'espressionismo improvvisato, che il suo genio continua a partorire capolavori.
02/07/2015