Lo spirito e la natura sono state fonti d'ispirazione per una miriade di esperienze, provenienti dai più disparati ambiti dell'arte. Ciò nonostante, queste due dimensioni sono state quasi sempre analizzate singolarmente, tralasciando la ben più corposa e complessa disamina sulle dinamiche che stanno alla base del loro intrinseco legame. Non è dunque un caso che ad offrire una nuova e suggestiva interpretazione di quest'ultimo siano arrivate due delle personalità più importanti rispettivamente della scena ambient e della cosiddetta “musica naturale”, la cui unione creativa rappresenta prima di tutto l'incontro fra due mondi complementari. Nella loro opera congiunta è la materia sonora a fungere da tramite fra la dimensione della natura e quella dello spirito, permettendo così una simbiosi cercata vanamente da molti, ma che quasi nessuno è stato in grado di rappresentare. Per cercare di comprendere meglio le coordinate della loro collaborazione, abbiamo incontrato Stefano Musso – in arte Alio Die - e Mariolina Zitta, rispettivamente veterano dell'ambient a livello internazionale e massima esponente italiana della “musica naturale”.
Come e dove è avvenuto il vostro incontro?
Alio Die: Dell'esistenza di entrambi si era a conoscenza dai primi anni Novanta, almeno come nomi. Il tramite che ci ha permesso di incontrarci fu Walter Maioli, poiché lui aveva collaborato con Mariolina in alcune registrazioni avvenute in grotta (per l'album “Perle di grotta”, ndr), mentre io avevo realizzato la stampa in cd del suo primo lavoro sulla preistoria. A seguito di questo, ci siamo messi in contatto e poi incontrati per valutare possibili collaborazioni che si sono poi effettivamente concretizzate, anche se molti anni dopo.
Mariolina Zitta: È stato un incontro anche di tipo conoscitivo, per capire se c'era fra di noi la giusta sintonia, perché la nostra è una musica che si può realizzare solo in presenza di questo elemento: è una musica “sensoriale” e non si può prescindere da questo. Dopo questo primo incontro, non ci siamo voluti imporre nessun vincolo, nemmeno sui tempi: è stata una cosa molto libera, nata e proseguita con tempi dilatati. Suonando insieme, abbiamo unito ovviamente le nostre esperienze, la mia sulla ricerca sonora dedicata a stalattiti, pietre sonore e bat calls e quella di Stefano con quest'elettronica usata in un modo molto raffinato. La sua particolarità è proprio questa delicatezza e sensibilità che ha nel trattare i suoni, che rende possibile un'interazione sulla quale in passato ero sempre stata piuttosto scettica.
Come avete poi proceduto per registrare “La sala dei cristalli”?
AD: A dire il vero siamo partiti da del materiale che Mariolina aveva già registrato. La prima fase è stata appunto incentrata sulla selezione, abbiamo voluto scegliere accuratamente da dove partire. Poi abbiamo arricchito quelle registrazioni con degli elementi suonati insieme e registrati dal vivo, fra cui altre pietre sonore strofinate e i miei usuali trattamenti. Dopodiché abbiamo iniziato il lavoro vero e proprio in studio, dove abbiamo elaborato e sovrapposto questi suoni stabilendo insieme come intervenire per svilupparli senza per questo snaturarne il potere originale.
MZ: Sì, le pietre cui si riferiva Stefano sono dei monoliti di serpentino che vengono suonati mediante sfregamento e producono delle onde sonore molto suggestive. Qui si unisce l'universo sonoro “preistorico” a quello contemporaneo, perché per ottenere quelle vibrazioni le lastre di serpentino devono subire un processo particolare di taglio e levigatura. A tal proposito, un altro risvolto significativo di questo lavoro è stato percepire un senso del “tempo diluito”, necessario per concepire un'ambientazione nel luogo dell'immutabile come la grotta. Ed è proprio da questa dimensione che si sono originati i suoni più gravi, vicini agli infrasuoni ed al mondo sotterraneo, ipogeo.
Cosa avete lasciato di voi stessi l'uno all'altra (e viceversa)?
AD: L'esperienza è stata arricchente proprio per la peculiarità dell'argomento. La scelta di utilizzare questi suoni sui quali Mariolina aveva fatto ricerche ben approfondite è stata un'esperienza nuova per me e sicuramente molto istruttiva.
MZ: Suoni che tra l'altro provengono da esperienze piuttosto inusuali, come appunto le registrazioni in grotta e le field recordings dei pipistrelli ottenute abbassando le frequenze inudibili mediante l'uso del bad detector. Da Stefano ho potuto fare esperienza di questa modalità di trattare i suoni per me completamente inedita, dove questi non vengono lasciati in primo piano ma arretrati a flussi lontani, che riescono però proprio per questo a penetrare con una forza evocativa ancor maggiore.
Quali sono i punti in comune fra le vostre modalità di fare musica?
AD: Personalmente credo che i punti in comune fra noi due siano legati più alla ricerca che al piano strettamente musicale. Per esempio, l'approccio basato sulla concezione di un paesaggio sonoro o la ricerca sui materiali e sull'acustica di essi. L'aspetto musicale è invece piuttosto differente e il poterci misurare con un approccio simile a mondi diversi non ha fatto altro che arricchire ulteriormente il risultato finale.
MZ: Sono d'accordo, il punto comune è la ricerca del suono archetipico mediante lo studio delle sue origini e della sua purezza.
E dove invece vi sono le maggiori differenze?
AD: Dal punto di vista strettamente musicale siamo molto differenti: per me l'elaborazione del suono è parte integrante del processo di registrazione, mentre Mariolina è usualmente votata a una maniera del tutto naturale e “incontaminata” di far musica. Diciamo che il compromesso fra questi due metodi è stato raggiunto proprio grazie al comune denominatore della ricerca, nella quale abbiamo applicato una sensibilità particolare in modo tale da ottenere risultati soddisfacenti per entrambi.
MZ: Sì, io ho sempre guardato con una certa perplessità all'uso dell'elettronica nelle mie composizioni. Mi sono “concessa” questa volta perché nella musica di Stefano sono comunque i suoni a essere in primo piano rispetto al lato prettamente sintetico. Si tratta quindi di un lavoro raffinato che mi è piaciuto fare e che mi ha anche permesso di superare questa diffidenza nei confronti della “contaminazione elettronica”.
“La sala dei cristalli” è un disco che unisce natura e spiritualità nell'accezione più ampia di quest'ultimo termine. Siete d'accordo con questa definizione?
AD: Per parlare di questo disco, il primo aggettivo che mi viene in mente è “rituale”, per via di queste ripetizioni ritmiche provenienti dalle pietre. E proprio questo genere di approccio “primitivo” al suono ha già di per sé una valenza spirituale e magica. Per certi versi anche religiosa, intesa in riferimento a quel timore verso qualcosa di più grande che può essere trasmesso da suoni della natura.
MZ: Generalmente io lego l'ambito spirituale all'uso della voce, che in questo disco non c'è. Quindi intenderei un sentimento vicino a una spiritualità di tipo animista, trasmessa in toto dalla forza dello strumento naturale. Negli altri miei dischi la voce, come canto armonico o vocalizzi, ha avuto uno spazio importante, suscitando sempre un sentimento di elevazione, ma questi elementi così potenti come le pietre e le stalattiti hanno comunque una loro forza energetica.
Stefano, quest'esperienza con i suoni naturali è un po' la chiusura di un cerchio per te, dico bene?
AD: Beh, diciamo che è un eterno ritorno, perché in molti miei dischi è presente la contaminazione con i suoni naturali. Da alcuni punti di vista è sicuramente il coronamento di un percorso, anche perché alcuni di questi elementi li avevo già sperimentati in esperienze come registrazioni in grotta o collaborazioni con altri musicisti. È stata un'occasione per approfondire nello specifico questo argomento, e di sicuro anche il discorso della grafica è sensato: tutti i miei artwork sono intesi come password per il contenuto dei dischi, che possano avere un approccio introduttivo senza risultare per questo descrittive.
Mariolina, in tanti anni di carriera questo è solo il tuo quarto disco. Questa dilatazione dei tempi creativi è frutto di una scelta specifica?
MZ: Decisamente sì! Io ho sempre voluto pubblicare lavori solo e soltanto quando sentivo di avere del materiale in grado di comunicare qualcosa e di farlo con una certa qualità: così è stato per l'esperienza con le stalattiti così come per quella con i pipistrelli. In generale, porto avanti tutti i miei progetti anche nei periodi che intercorrono fra un disco e l'altro, poiché quello musicale è solo un ambito della mia attività, che alterno alla didattica delle sonorità naturali e alla sperimentazione vocale. Il prodotto discografico, per altro, non è il mio punto di arrivo principale, ma solo un mezzo espressivo che porto avanti insieme ad altri, tutti circoscritti al mondo del suono e della sensorialità uditiva.
Sentite di potervi definire dei musicisti?
MZ: Dipende da cosa s'intende per musicista. Dal mio punto di vista, un musicista ha una struttura mentale ritmica e melodica che segue delle leggi matematiche e perciò è molto distante dalla mia, che risponde più a stimoli sensoriali, intuitivi. Per questo la mia sensibilità mi ha portato a esprimermi con il suono, attraverso il quale descrivo paesaggi e sensazioni. In quest'accezione sì, posso essere una musicista, ma di sicuro non ho una mente strutturata per la musica in senso stretto.
AD: Il mio non è un approccio da musicista nel senso canonico del termine. Mi sento un non-musicista anche per l'approccio creativo: non è la mente a filtrarlo e governarlo, bensì la sensibilità. In questo senso penso che il concetto che si dà del musicista sia primariamente di natura intellettuale, proprio in quanto specchio della società odierna. Volendo andare oltre questo tipo di cliché nel tentativo di rinnovare il concetto stesso di musica ricercandone le origini, io come molti contemporanei mi vedo molto più vicino alla figura di non-musicista, nonostante il mio prodotto sia sicuramente musicale e non frutto di sperimentazione fine a sé stessa.
Mariolina, torno su un argomento a cui hai accennato prima: come vedi l'interazione fra l'elettronica e il mondo della musica naturale?
MZ: Devo ammettere di non essere una grande ascoltatrice di musica elettronica, conosco qualcosa e seguo ciò che mi piace ma non posso certo dire di intendermene. In ogni caso, la mia è una ricerca che ha sempre fatto e fa della purezza un lato imprescindibile, e gran parte delle volte che ho sentito applicare l'elettronica al suono quest'ultimo ne è uscito snaturato, contaminato. Va però detto che esistono molte fonti totalmente naturali i cui suoni sono molto vicini a quelli elettronici, e che il mio lavoro con Stefano è la prova che l'elettronica può tranquillamente interagire con i suoni senza prevaricarli o modificarne la fisionomia. L’elettronica ci può aiutare moltisimo a catturare suoni fino a pochi anni fa impensabili all’ascolto: micro-suoni di insetti, fluidi vegetali captati da sensori, voci subacquee catturate con idrofoni, ultrasuoni e infrasuoni In questo senso, c’è sempre una nuova sfida per me, che potrò continuare magari dedicandomi un po’ di più allo studio delle apparecchiature e dei software.
AD: Per me, invece, l'elettronica è parte integrante se non principale del processo creativo. Datoché la maniera in cui interagisco con il suono è sempre al servizio del risultato finale, non ho paura di snaturarlo, perché devo soddisfare una sensibilità che non può certo essere artificiale. Il fatto di utilizzare questi suoni ed intervenire con loop, samples ed effetti può essere in questo caso un elemento in più per rendere più “musicali” dei suoni che in origine potrebbero risultare non troppo godibili.
Stefano, una curiosità: da dove proviene il tuo nome d'arte?
AD: L'Alio Die è un'espressione del latino antico che rappresenta un augurio a un tempo migliore, un saluto a un altro giorno.
Quali progetti avete per il futuro imminente?
AD: A breve dovrei pubblicare un disco dove ho processato suoni di sitar e un altro con Zeit – il quarto con lui – che riprenderà i discorsi già affrontati nei precedenti avvicinandosi alla musica cosmica. Mentre per quel che riguarda l'etichetta, dovremmo pubblicare degli altri lavori di Aglaia, con cui sono molto in sintonia.
MZ: Per quanto riguarda le registrazioni d'ambiente, sono reduce da una bellissima esperienza in cui ho catturato i bramiti dei cervi in Valtellina, registrati durante la notte e all'alba. Ho altre sonorità nel cassetto e quando sentirò che è il momento, le tirerò fuori. Poi attualmente sto cercando di convogliare la mia esperienza vocale nello studio del canto lirico, e spero prima o poi di integrare l’esperienza in quest'altro ambito.
ALIO DIE | |
Introspective (ltd, Hic Sunt Leones, 1991) | |
Under An Holy Ritual (Hic Sunt Leones, 1992) | |
Sit Tibi Terra Levis - Introspective (Hic Sunt Leones, 1993) | |
Suspended Feathers (Aqua, 1996) | |
The Hidden Spring (Crowd Control Activities, 1998) | |
Password For Entheogenic Experience (Hic Sunt Leones, 1998) | |
The Way Of Fire (Drone, 1999) | |
Incantamento (Hic Sunt Leones, 2001) | |
Leaves Net (Hic Sunt Leones, 2001) | |
Khen Introduce Silence (Hic Sunt Leones, 2003) | |
Il tempo magico di Saturnia Pavonia (Hic Sunt Leones, 2003) | |
Sol Niger (Hic Sunt Leones, 2004) | |
The Box (box set, ltd, SmallVoices, 2006) | |
Tempus Rei (ltd, Hic Sunt Leones, 2008) | |
Aura Seminalis (Hic Sunt Leones, 2008) | |
Music Infinity Meets Virtues (ltd, Nextera, 2009) | |
Tripudium Naturae (Hic Sunt Leones, 2010) | |
Horas Tibi Serenas (ltd, Hic Sunt Leones, 2010) | |
Honeysuckle (Hic Sunt Leones, 2011) | |
Deconsecrated And Pure (Projekt, 2012) | |
Sitar Meditations (Hic Sunt Leones, 2014) | |
ALIO DIE & ANTONIO TESTA | |
Healing Herb's Spirit (Crowd Control Activities, 1999) | |
Prayer For The Forest (GreenHouse, 2002) | |
Rêverie (Hic Sunt Leones, 2012) | |
ALIO DIE & MATHIAS GRASSOW | |
Expanding Horizon (Weird Amplexus, 2002) | |
Praha Meditations (Hic Sunt Leones, 2010) | |
ALIO DIE & ZEIT | |
Sunja (Hic Sunt Leones, 2003) | |
Raag Drone Theory (Hic Sunt Leones, 2007) | |
Il giardino ermeneutico (Hic Sunt Leones, 2010) | |
Live at Dadà Theater (17 Aprile 2007) (ltd, Hic Sunt Leones, 2011) | |
A Circular Quest (Hic Sunt Leones, 2013) | |
ALIO DIE & AGLAIA | |
Private History Of The Clouds (ltd, Infraction, 2009) | |
Vayu Rouah (ltd, Hic Sunt Leones, 2010) | |
ALIO DIE & PARALLEL WORLDS | |
Circo Divino (Hic Sunt Leones, 2010) | |
Elusive Metaphor (Hic Sunt Leones, 2014) | |
FIVE THOUSAND SPIRITS(Alio Die & Raffaele Serra) | |
A Tapestry For Sourcerers (Sempiterna Mutatio, 1995) | |
Mesmeric Revelation (Crowd Control Activities, 1999) | |
Schwarzschild Radius (Sempiterna Mutatio, 2006) | |
Quantum Consciousness (Sempiterna Mutatio, 2006) | |
Synapse-Shaihulud (Farla, 2007) | |
Towards Edentea (Sempiterna Mutations, 2011) | |
Melchiazek (Sempiterna Mutations, 2014) | |
SOLA TRANSLATIO(Alio Die & Opium) | |
Ad Infinitum (Eibon / Hic Sunt Leones, 2001) | |
Mother Sunrise (Hypnos, 2001) | |
Enigma (Hic Sunt Leones, 2006) | |
SON-DHA(Alio Die & Andrea Bellucci) | |
Red Sectors A Speeds Up Alio Die (remix, Release, 2001) | |
ALTRE COLLABORAZIONI | |
Sit Tibi Terra Levis (with Opus Vix Inchoatum, ltd, Hic Sunt Leones, 1990) | |
The Door Of Possibilities (with Ora, Hic Sunt Leones, 1994) | |
From The Depth (with Mortar, ltd, Murder, 1995) | |
Fissures (with Robert Rich, Fathom, 1997) | |
Echo Passage (with Vidna Obmana, Musica Maxima Magnetica, 2000) | |
Aquam Metallicam (with Nick Parkin, Musica Maxima Magnetica, 2000) | |
Apsaras (with Amelia Cuni, Projekt, 2001) | |
Angel's Fly Souvenir (with Francesco Paladino, Hic Sunt Leones, 2004) | |
Il sogno di un piano veneziano a Parigi (with Festina Lente, Hic Sunt Leones, 2005) | |
Mei-Jyu (with Jack Or Jive, Projekt, 2005) | |
Cube 7 - Sospensione d'estate (with James Johnson, Projekt, 2007) | |
End Of An Era (with Luciano Daini, Hic Sunt Leones, 2007) | |
Eleusian Lullaby (with Martina Galvagni, Projekt, 2008) | |
Otter Songs (with Lingua Fungi, Hic Sunt Leones, 2012) | |
Amidst The Circling Spheres (with Sylvi Alli, Projekt, 2014) | |
Holographic Codex (with Lorenzo Montanà, Projekt, 2015) | |
MARIOLINA ZITTA | |
Nel ventre della Terra (with Patricia Meyer, autoprodotto, 1994) | |
Perle di grotta - la musica delle stalattiti (autoprodotto, 1997) | |
Concert For Bath, Voices And Natural Sounds (Earth Ear, 2007) | |
ALIO DIE & MARIOLINA ZITTA | |
La sala dei cristalli (Hic Sunt Leones, 2010) |