Erykah Badu

But You Caint Use My Phone

2015 (Control Freaq)
psych soul, trap'n'b

Per impatto mediatico e rapidità d'infiltrazione, che fosse tra gli addetti ai lavori o il pubblico generalista, “Hotline Bling” di Drake, grazie anche alla quantità di spassose parodie spuntate come funghi dopo la diffusione del video, è stato senz'altro tra gli eventi pop dell'annata appena conclusasi. Un ritornello che definire memorabile è essere eufemistici, una base capace di suonare freschissima e attuale pur rifacendosi a riferimenti da tempo considerati vetusti, le polemiche che sono scaturite da un testo considerato misogino e sessista: era difficile che un pezzo del genere venisse ignorato, insomma, e le tante cover fioccate a breve distanza sono una lampante dimostrazione dell'assunto. Di certo, quella realizzata da Erykah Badu è la più significativa in circolazione, nonostante sia nel complesso la meno sorprendente, nel movente che la anima, e soprattutto nell'interprete che l'ha curata.

Ci voleva il rapper canadese e la sua hit per scuotere infatti la diva nu-soul da un silenzio durato ben cinque anni e convincerla a tornare sulle scene, con "But You Caint Use My Phone", breve mixtape registrato in soli undici giorni e incentrato, oltre al brano di Drake (del quale il sample tratto dal successo di Timmy Thomas viene manipolato e rimasticato in mille maniere differenti), sul concept della telefonia e della sua influenza nelle nostre vite. Tematica non particolarmente originale, ne convengo, che la Badu affronta però con la giusta prospettiva, senza spingere troppo sulla retorica e facendo a meno di antipatiche ovvietà: certo, è pur sempre un ritratto disincantato e distaccato quello che l'artista dipinge, ma ci sono sufficienti varietà e carattere all'interno degli undici brani del lavoro (pubblicato all'insaputa della Universal per l'etichetta personale della stessa musicista) per giustificarne la tenuta. 
D'altronde, sarebbe stata una sorpresa che una come la Wright rimanesse imbrigliata nelle strette maglie della prevedibilità. Tirando fuori la formula quantomeno singolare di “trap'n'b” per descrivere il proprio operato, e muovendosi con estrema libertà fuori e dentro la contemporaneità (come da prassi sin dai tempi di “Baduizm”), la Nostra concepisce una sequenza di brani dall'allucinata allure psichedelica, in cui r&b, soul, richiami hip-hop ed elettronica fluttuano sospesi senza soluzione di continuità, in una sorta di free-jam che in più punti pare il seguito ideale di “Worldwide Underground”.
Chi insomma poteva aspettarsi qualche anticipazione di quello che sarà il capitolo finale della trilogia “New Amerykah” probabilmente resterà a bocca asciutta.

Colpisce la maniera con cui la Badu ha seguito l'evoluzione dei linguaggi “black” e dintorni, per riappropriarsene successivamente come se in fondo questi ultimi cinque anni non fossero mai passati, testimoniando di saper competere ad armi pari con tanti agguerriti “nipotini”. Il trattamento riservato a “Hotline Bling”, qui espansa in un frastornante caleidoscopio psych-soul sul quale Erykah innesta tenui melodismi, divagazioni spoken e cambi di ritmo, diventa quindi il contrassegno caratteristico dell'intero lavoro, parimenti rivolto ai vari rimaneggiamenti e ai brani autografi. Vi è tanta nuova linfa creativa in definitiva, che viene adoperata tanto in appaganti innesti con i tratti più classici del sound dell'artista (l'accoppiata finale “I'll Call U Back”-“Hello”, downtempo liquido e onirico in compagnia dell'ex-compagno André 3000), quanto in cimenti del tutto nuovi, con i quali far fruttare il prezzo del biglietto.
Al costo di un eccesso di cerebralismo (sarebbe stato senz'altro piacevole ascoltare la Badu lanciarsi in un'interpretazione delle sue, qui sacrificate quasi del tutto al favore di una maggiore attenzione sulle peculiarità del sound e di contributi vocali spesso e volentieri filtrati e distorti), è pur sempre un piacere constatare con quanta scafatezza la regina del nu-soul sappia manovrare i costrutti ritmici trap, sfruttandoli ora come cornice con cui riesumare la sua vena di estrosa Mc (“Phone Down”), ora come pretesto per rivoltare dall'interno, in un perfetto gioco d'incastro, le vaporose atmosfere del cloud-rap (il medley con lo stralunato remix di “Telephone”). A costo di qualche piccolo smacco nella freschezza espressiva, ritrovare Erykah Badu così rilevante e battagliera ripaga da ogni eventuale defaillance.

A questo punto, non resta che pazientare in attesa di questa fatidica terza installazione. Con la classe che ancora una volta ha sfoggiato in un esperimento una tantum nella sua quasi ventennale carriera, la speranza è che non ci lasci privi di nuovo materiale per altri cinque anni.

04/01/2016

Tracklist

  1. Caint Use My Phone (Suite)
  2. Hi
  3. Cel U Lar Device
  4. Phone Down
  5. U Use To Call Me
  6. Mr. Telephone Man
  7. U Don't Have To Call
  8. Medley: What's Yo Phone Number / Telephone (Ghost Of Screw Mix)
  9. Dial'Afreaq
  10. I'll Call U Back
  11. Hello (ft. André 3000)

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