Oggi Giorgio è un ridente e ancora baffuto settantacinquenne che osserva il mondo con divertito disincanto e una punta d'autoronia, il che non guasta mai. Usa in prima persona i social con tenerezza disarmante, e porta calzini colorati come un simpatico nonno con le rotelle fuori posto, di quelli che ti fanno un sorrisetto complice mentre ti danno le caramelle prima di cena di nascosto dalla mamma.
Sono stati i Daft Punk a scuoterlo dal suo trentennale silenzio con la canzo-intervista "Giorgio By Moroder"; da lì è nato il disco revival, sono partite richieste di dj-set, e oggi arriva il roseo "Déjà Vu". Inutile girarci attorno, i nostalgici non troveranno assolutamente niente dei vecchi tempi andati, che siano le scorribande di kraftwerkiana ispirazione di "From Here To Eternity", le celebri colonne sonore di "Battlestar Galactica", "Cat People" e "Scarface", o le collaborazioni con gente seria come Philip Oakey, Blondie e Japan.
No, a 75 anni suonati Giorgio segue fedelmente l'attuale hit parade, e si eccita come un bambino quando in radio sente passare il pezzo pop perfetto. E poiché di perfetti pezzi pop ne ha prodotti ben più d'uno ai suoi tempi, oggi applica il suo savoir faire alla causa del dance-pop più sbarazzino e radiofonico, collaborando con tutti nomi noti nell'attuale panorama mainstream (ma che gente con già la metà dei suoi anni non avrà mai sentito nominare - vedete come si fa a mantenersi giovani? Altro che Olay).
In certi casi il gioco gli riesce ancora dannatamente bene; "Right Here, Right Now" con Kylie Minogue è il più frizzante singolo dell'anno in corso, cesellato da un divino arrangiamento e interpretato da una che in discoteca c'è proprio nata. Ma anche la title track scorre con piacevolezza smaccatamante estiva, grazie anche a Sia, che usa la voce in maniera finalmente un po' più calibrata. Ma ci sono pure Charli XCX e la spassosa virata techno-j-pop di "Diamonds", la duttile Kelis alle prese con la densa "Back & Forth", Foxes sul pezzo più vintage dell'album "Wildstar", e addirittura la non più carismatica Britney Spears, rimodellata su una spiazzante ma ben riuscita versione di "Tom's Diner" di Suzanne Vega.
Sono i pezzi con la controparte maschile forse a lasciare a desiderare; Matthew Coma e "Tempted" si fermano a metà strada tra il primo Robbie Williams e "Say You'll Be There" delle Spice Girls (ma senza il carisma necessario), mentre Mikky Ekko e la tronfia "Don't Let Go" modulano un ritornello da stadio in aria di ultimi Killers. Ma sono soprattutto i pezzi in solitaria a deludere; l'intro "4 U With Love" presenta sonorità troppo tamarre per i suoi standard (potrebbe esserci Guetta dietro ai piatti), mentre il finale "La Disco" prova a ricreare uno strumentale come ai tempi andati, ma la produzione è troppo laccata e i giri di synth e chitarrina funky non risaltano a modo. Se non altro l'inno dell'album "74 Is The New 24" spara una discreta bordata.
Saranno in diversi a storcere il naso di fronte a "Déjà Vu", un album di canzoni pop nell'accezione più mainstream del termine. Ma è altresì infinitamente dolce vedere questo nonnetto che invece di ripetere la solita formula con la quale era famoso 40 anni fa (avete mica sentito l'ultimo telefonatissimo singolo degli Chic?), o cercare inutilmente una nuova Donna Summer, ha ancora la presenza di spirito per guardarsi attorno e divertirsi come un bambino, trascinando anche noi nel suo colorato mischione.
Bello, brutto, inconsistente o frizzante, che gli vogliamo dire? L'abbiamo fatto leggenda, e Giorgio in quanto tale fa un po' come cazzo gli pare.
(17/06/2015)