Copertina in perfetto stile Albert Robida e testi strettamente in madrelingua per “Exposition Universelle”, quinto disco di Jérôme Didelot e compagni.
Con questo nuovo progetto i francesi Orwell, dopo aver varcato i confini nazionali con l’album “Continental”, si rituffano nella storia e nella cultura indigena, omaggiando uno dei momenti creativi più solenni della Francia del diciannovesimo secolo, ovvero l’ Esposizione Universale (oggi diremmo Expo) del 1889 a Parigi.
Ancora una volta Jérôme Didelot restituisce dignità al termine pop con un'opera ricca e suggestiva, supportato in quest'avventura da una folta schiera di collaboratori e musicisti (tra questi Louis Philippe). Elegante e raffinato, l’album resta piacevolmente dalle parti del miglior baroque-pop, conciliando il profumo parigino degli Air con la scrittura pop dei Prefab Sprout, evitando altresì ruffianerie esterofile, e rivolgendo l’attenzione anche a pagine più remote (Michel Polnareff, Elli et Jacno etc.).
Compatto e ricco di prelibatezze, “Exposition Universelle” è un album pop che non si fa riporre facilmente nel cassetto dopo l’ascolto. I quattro anni trascorsi sono serviti a Jérôme Didelot per mettere a punto un affresco sonoro che evocasse l’atmosfera vivace e creativa di un evento culturale eccezionale.
Alla maniera del miglior Louis Philippe, epoca EL, l’equilibrio tra pop e arrangiamenti orchestrali resta sempre sopraffino, canzoni come “Cent Façons De Se Passer Du Monde”, “Rengaine Européenne” e “Entrelacs” svelano il loro fascino con cautela, lasciando alle melodie voluttuose di “Je Ne Sais Pas Mourir” e “Les Explorateurs” il compito d’ammaliare l’ascoltatore.
Le canzoni sono ricche di preziosi dettagli: tuba, trombone e clarinetto rendono ancor più ricco il mix di baroque-pop e sunshine-pop di “Tous Les Avenirs”, piano e violoncello sottolineano con toni decadenti la dolcissima “Pavillon Solitaire”, e “Courbes” esibisce perfino un banjo, mentre “Tu Brilles” scivola delicatamente sul vibrafono.
Chi in passato ha apprezzato gli High Llamas o gli Stereolab troverà pane per i suoi denti nelle pagine delicate e quasi vintage di “L'autre Monde Vert” o nella giostra sonora di “La Vie Électrique”.
E’ un peccato che la fama degli Orwell resti relegata al solo pubblico francese e giapponese, “Exposition Universelle” non è solo uno degli album europop più belli degli ultimi anni, ma un esempio quasi perfetto di scrittura e arrangiamento che molti dovrebbero ascoltare prima di tessere le lodi dell’ennesimo fenomeno hype. Imperdibile.
24/01/2016