Pond

Man It Feels Like Space Again

2015 (Caroline Records)
psych-rock

Tame Impala è uno dei nomi più hype di questi ultimi anni, un brand musicale che riesce a strappare consensi più o meno a tutti: dagli iper-nostalgici della prima era psichedelica ai giovani intransigenti indie-rocker dell’ultim’ora.
Una trasversalità figlia del talento di Kevin Parker, uno dei pochi nuovi re mida della “scena alternativa”, in grado di trasformare in oro quasi tutto ciò che sfiori, dai propri riuscitissimi dischi alle molteplici collaborazioni nelle quali si ritrova invischiato. Kevin oggi va di moda, tutti lo cercano, e non di rado i prodotti che lo vedono impegnato non mancano di eccellere (ricordate il gioiellino pop firmato Melody’s Echo Chamber?).

Come se non bastasse, anche i collaboratori della premiata ditta dimostrano di avere buone carte da giocare: Jay Wilson, da sempre il batterista della band australiana, e Nick Albrook, che ha abbandonato la partita nel 2013 dopo aver ricoperto il ruolo di chitarrista prima e di bassista poi, sono stati perfetti nel coadiuvare il lavoro di Parker, e dal 2009 si dilettano in una formazione (in line-up c’è anche l’altro membro in comune Julien Barbagallo) che definire side-project sarebbe a dir poco limitante: i Pond sono nati prima dei Tame e con “Man It Feels Like Space Again” giungono al ragguardevole traguardo del sesto album.
Pur muovendosi entrambi nell’alveo di certo psych-rock di diretta derivazione tardo-Sixties, i due gruppi mostrano differenze importanti: mentre i Tame Impala sono fondamentalmente il risultato di una one man band, costituita da Parker e da alcuni fidi collaboratori che ne assecondano le idee, i Pond nascono come collettivo aperto, teso a raccogliere i contributi di tanti amici musicisti.

Chiaro pertanto quanto i Tame possano risultare ben più omogenei, laddove i Pond si mettono in evidenza in virtù di una trasversalità musicale ancor più spinta, che centrifuga generi e fa del caos organizzato il proprio strumento di diversificazione. Oggi i Pond consolidano consensi crescenti, attraverso un mix che frulla psichedelia (e come potrebbe mancare?) e retaggi funk (“Outside Is The Right Side” sembra un outtake di George Clinton), ipotesi glam (“Elvis’ Flaming Star”) e svarioni space-rock (evidenti sin dal titolo dell’album).
E nel bel mezzo delle portate ti infilano due ballad sofisticate di quelle che varrebbero una carriera per migliaia di band coeve (“Holding Out For You” e “Sitting Up On Our Crane”) e persino un azzeccatissimo focus country-folk nella parzialmente acustica “Medicine Hat”, in grado di riservare un closing da applausi a scena aperta, degno dei Flaming Lips più visionari.

“Man It Feels Like Space Again” prosegue nell’intento (già delineato in maniera compiuta nei precedenti album) di giocare sull’eterogeneità della proposta, e pur conservando certi timbri tipici della scrittura di Parker (ma a questo punto viene anche il sospetto che possa essere vero il contrario…), cerca una propria identità, una personale cifra stilistica.
Il tutto è farcito di deviazioni inaspettate e stravaganze rumoristiche che trovano il proprio zenit nella jam finale, gli oltre otto minuti che danno il titolo all’intero lavoro. L’ascoltatore medio potrebbe risultare disorientato, ma questa è musica per menti aperte, non certo per chi ama incasellare lo scibile in compartimenti stagni.

I Pond intingono le mani nel passato, e confezionano nove composizioni che abbattono le barriere di genere, dense di spunti variegati, nelle quali il gioco dei rimandi costituirà un passatempo inevitabile.
Progetti come questo servono a far comprendere quanto velleità compositive sfidanti possano ancora partorire dischi, se non proprio memorabili, quanto meno meritevoli di un ascolto attento, quello che troppo spesso non viene concesso di questi tempi.

18/02/2015

Tracklist

  1. Waiting Around For Grace
  2. Elvis’ Flaming Star
  3. Holding Out For You
  4. Zond
  5. Heroic Shart
  6. Sitting Up On Our Crane
  7. Outside Is The Right Side
  8. Medicine Hat
  9. Man It Feels Like Space Again

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