Ricardo Donoso

Sarava Exu

2015 (Denovali)
dark-ambient, industrial-ambient, drone-noise

Brasiliano di nascita e statunitense d'adozione, Ricardo Donoso è il classico caso di musicista folgorato sulla via di Damasco dall'elettronica. Con un importante pedigree di percussionista e un album all'attivo di puro ritmo (“Solo Percussion Improvvisations”, autoprodotto nel 2007), quattro anni fa stupì i suoi pochi seguaci uscendosene per Digitalis con l'affascinante “Progress Chance”, un concentrato di geometrie neo-cosmiche aliene non distanti da quelle di Bee Mask o del Donato Dozzy più melodico.

In fuga dalla synth-music consacrata sull'ottimo “Assimilating The Shadow”, Donoso approda su Denovali - che, come di consueto, ne ha approfittato per ripubblicare anche il suo primo, rarissimo lavoro, "Deterrence" - e rielabora con nuovi elementi le immersioni nella pece nera già sperimentate sul meno convincente “A Song For Echo”. Il suo soundscape è qui dunque ancor più fitto, annebbiato e oscuro rispetto al tentativo dell'anno scorso, e si muove attorno a screziature rumorose di vario genere che alterano l'equilibrio di droni inquieti e atonali. A ciò si aggiungano passaggi di puro ambient industriale à-la-Raison d'Être per completare la tavolozza.

Il gioco regge bene in una serie di episodi notevoli, che in ogni caso non riescono a giustificare l'abbandono della formula melodica del passato, che si conferma nettamente più efficace. Il collage di mutazioni marziali di “Vesperum”, il mantra ai confini con la techno in stile Deadbeat di “Conticinium”, l'estasi improvvisa con qualche timido raggio di luce di “Gallicinium” e la cavalcata epica di “Matutinum” superano decisamente quanto fatto sulla stessa lunghezza d'onda da colleghi ben più blasonati ed esperti, non ultimi i due Labradford ri-materializzatisi insieme a nome Anjou.

Altrove, però, la ricetta sembra mostrare segni di cedimento, causati soprattutto dalla volontà quasi ossessiva di mantenere uno schema evolutivo e sonoro comune a tutti i brani. Così l'apertura tagliente di “Crepusculum” è tutto meno un biglietto da visita invitante e promettente, pura forma priva di sostanza, mentre il problema opposto affligge la vitalissima quanto caotica “Intempestiva”.
Il finale di “Diluculum”, poi, mostra quanto rischioso sia esagerare con le variazioni sul tema quando a mancare è semplicemente un soggetto. La strada, comunque, è quella giusta, sempre se si dà per scontato che questo cambio di rotta fosse necessario. Ed è tutto meno che scontato...

03/02/2015

Tracklist

  1. Crepusculum
  2. Vesperum
  3. Conticinium
  4. Intempestiva
  5. Gallicinium
  6. Matutinum
  7. Diluculum

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