Il primo pensiero che attraversa la mente leggendo il nome Urali corre lungo l'omonima catena montuosa che taglia la Russia dal Mar Glaciale Artico al Kazakistan. A questa immagine, sia fisica che mentale, si associa quella minimale della copertina del disco di Urali: una piccola casa isolata in una terra grigia e spoglia, che si specchia in un cielo appena poco più azzurro.
Urali è il progetto musicale in solo di Ivan Tonelli, chitarrista e ingegnere del suono riminese, membro delle band Shelley Johnson Broke My Heart e Cosmetic e testa di Stop Records e Stop Studio (Girless & The Orphan, Giona, New Adventures in Lo-Fi, Talk To Me). Si definisce "cantaudrone" sul profilo Bandcamp di Urali, delineando il Dna delle sue composizioni tra songwriting, indie-folk e doom/drone music.
"Persona" è il suo secondo disco, un concept sui personaggi (reali) che ruotano nel suo emisfero affettivo, composto principalmente da tracce di chitarra - classica, elettrica, distorta in drones - e dalla voce nitida di Tonelli, che racconta canzone per canzone i suoi protagonisti. Sfidando le difficoltà di questo tipo di organico e tessitura, "Persona" non risulta affatto vuoto o in qualche maniera manchevole. Tutt'altro: il suono è pieno, avvolgente e diretto, in un album di cantautorato disarmante e intenso che cresce ascolto dopo ascolto, facendo emergere le sfumature di composizione e arrangiamento dei nove brani/ritratti della tracklist.
"George (My King)" prefigura in apertura l'equilibrata alternanza tra suoni distorti ed eleganti arpeggi della chitarra classica che caratterizza il disco, dove il climax emotivo è stavolta affidato a un tappeto del sintetizzatore e ai versi cantati: "Just create something I will recall/ Change our nothingness into gold/ Just shape something my children will touch/ Create something out of nothing/ We have to be something/ We must to be something". "Immanuel (We Don't Have To Work In Dreams)" si apre in maniera più pacata e sospesa, giocando su ritmiche e soluzioni armoniche costantemente variate dalla chitarra di Tonelli, perfettamente in linea con le melodie del cantato. I due brani che raccontano Hector - "Hector (Horror Vacui)" e "Hector (A Friend)" - compongono un'architettura di arpeggi e progressioni di accordi distorti, passaggi in strumming acustici ed esplosioni di drones che si dissolvono nel racconto successivo, "Catherine (How To Manage Anger)".
Le canzoni si susseguono in una personale e intima "Antologia di Spoon River" dove la memoria dei rapporti è in relazione al presente dell'autore, il presente delle persone raccontate così come dei suoni scelti da Urali con i suoi collaboratori in studio, Andrea Muccioli (Girless & the Orphan, delay_house) e Steve Stromvik (Hierophant, Lantern). Si ritrovano echi del cantautorato e dello stile chitarristico di Mike Kinsella (Cap'n Jazz, American Football, Owen) e di Marz Kozelek (Red House Painters, Sun Kil Moon), oltre a suggestioni sonore che arricchiscono l'ossatura dei brani, come la darkwave in "LZ (A Year Living Dangerously)".
Mentre compaiono sporadicamente altri strumenti, in "Persona" sono le composizioni per chitarra e voce a essere portate a un livello altissimo - direi unico nel panorama nazionale - in cui ogni nota e ogni passaggio risultano essenziali e preziosi.
"Persona" di Urali si svela quindi per quello che è: una delle gemme musicali realizzate in Italia nel 2016.
18/04/2016