Con "La Niña Junco" Durand ha voluto portare a compimento un esercizio di essenzialità, riducendo ai minimi termini gli strumenti a sua disposizione: con un unico sintetizzatore Crumar Performer, due pedali loop e uno per il delay è infatti riuscito a plasmare nove tracce infuse di una grazia surreale, in bilico tra bozzettismo figurativo e onirica astrazione.
Seppure su tutte sia più calzante l'analogia coi morbidi tappeti del bedroom pop firmato Trouble Books ("La historia de la niña junco", "Lluvia de estrellas"), non risulta pretestuosa l'ulteriore associazione con le recenti prove del maestro Eno: se il suo "Lux" era un quadro oggettivante e cristallino su una natura immota, le miniature di Durand si appigliano a suggestioni che spaziano dall'istantanea fotografica ("Una plaza junto a las vías del tren") alla sinestesia tattile (i due movimenti di una ipotetica "melodia di peluche").
È lo stesso tratto gentile delle forme fantastiche di Joan Miró, ma anche delle favole partorite nel "regno dei sogni e della follia" chiamato Studio Ghibli, giunto di recente all'essenza della sua arte collettiva proprio con "La storia della principessa splendente".
Quando non c'è null'altro da dire, rimane soltanto l'ascolto e le immaginazioni da esso innescate: una pratica alla quale l'intero catalogo 12k ci ha sempre educato - con prodotti "di genere" ma che non possono mai semplicemente scivolare in sottofondo - e che un gioiello come "La Niña Junco" merita in particolar modo.
(11/05/2017)