Realizzato nella sua interezza con sintetizzatori analogici dell'epoca, in segno di vicinanza con l'armamentario sonoro proprio degli sperimentatori della scena sopra menzionata, nonché del caotico periodo storico in cui la stessa compositrice è nata, "Ariadna" non si ferma comunque alla riproposizione statica di un passato, in primo luogo artistico, ai più sconosciuto, ma lo trasforma e lo condensa in una miscela che trascende ogni specificità di contesto, per raggiungere una maggiore tridimensionalità d'ascolto. Poco importa che Kedrina abbia giustamente preferito ancora una volta sposare il suo idioma natio. Annebbiate da riverberi e una brumosa patina ambientale che ne addolcisce il portato, le disadorne interpretazioni della musicista (spesso al confine col monocromatismo) alle orecchie dell'ascoltatore straniero svolgono anch'esse perlopiù una funzione strumentale, uno sfumato (e non per questo onirico) sostegno vocale a pattern strumentali comunque ricchissimi e dotati di una buona capacità evocativa. Anche nell'unica deviazione verso l'inglese, affidata alla voce di Martin Newell dei Cleaners From Venus (qui dedito nella frenesia electro/breakbeat di "ACDC" a recitare con superbo uso del delay una poesia di William Blake), i testi dei brani non deviano comunque mai da un naturalismo ricco di affascinanti riferimenti simbolici, fungendo quindi da perfetto tramite lirico delle attente alchimie sonore.
In un approccio alla composizione che porta a tracciare collegamenti con autentici patron della house più sperimentale e astratta come Huerco S. o Lnrdcroy, l'universo sonoro di Kedr Livanskiy, per quanto non raggiunga gli stessi picchi sperimentali e non abbia ancora rifinito del tutti i contorni della proposta, si avvale di una polivalenza espressiva che non tarda a plasmare gelide atmosfere industriali attraverso modulazioni memori della prima Idm o della techno più atmosferica ("Your Name"), oppure ricorrendo a striature sintetiche più acide, pronte a stemperarsi in più pacate progressioni ambient-house ("Sunrise Stop").
A volte la matrice più ruvida e pressante del suono svapora come d'incanto per lasciare spazio a elaborazioni ambientali ben più decise, in cui le fascinazioni dettate dall'intelaiatura concettuale ammantano i brani di notevoli suggestioni figurative: in "Mermaid" il lento mormorio di Kedrina suggerisce l'affiliazione ai placidi deliqui ipnagogici di inizio decennio (in una versione se possibile ancora più liquefatta del pop slabbrato di Maria Minerva), in "Sad One" invece la totale assenza dell'elemento vocale facilita di molto l'emersione dei tratti più distintamente "paesaggisti" del suono della musicista, che imbastiscono così ammalianti armonie synth-ambient.
Se quindi la manipolazione dell'apparato strumentale porta non poche soddisfazioni, ancora più ne arrivano quando ad essa si associano linee canore più decise e una scrittura improntata realmente verso aperture pop, in cui lasciar trasparire costruzioni melodiche degne di nota. Paradossale che a rappresentare il momento più convincente dell'album, quello in cui le fredde distese sintetiche e i tappeti di beat non sono gli unici primattori del brano, sia una bonus track destinata alla versione digitale del formato fisico, una "Fire & Water" in cui finalmente la voce di Kedr Livanskiy lascia trapelare un brio e una vitalità altrove tenuti sotto strettissimo controllo. La scrittura, ben gestita negli spazi e nel trasporto comunicativo, non può che seguire a ruota: giusto la house più squadrata (ma non meno annuvolata) di "Za Oknom Vesna", con un taglio melodico da nenia folk tradizionale, sa fare altrettanto, e dimostrare che di possibilità di maturazione espressiva ve n'è ancora a iosa.
Senza la necessità di banali cartolinismi, ma con un potere iconografico che riesce a coniugare particolare e universale, la prima prova lunga di Yana Kedrina porta sulla scacchiera dell'elettronica contemporanea (deviata verso un peculiare gusto pop) una compositrice con un pugno di idee notevoli a cui manca giusto un pizzico di carattere in più per sbocciare nel loro pieno potenziale. Chissà che non si abbia a che fare con una superstar indie del futuro.
(19/09/2017)