“Austerità”, l’esordio della coppia Max Collini/Jukka Reverberi, non è stato un evento estemporaneo: l’ideologo degli Offlaga Disco Pax e il chitarrista dei Giardini di Mirò hanno portato a lungo quel lavoro in giro per la Penisola, e dopo pochi mesi ne pubblicano una bella appendice.
Presentato come un Ep, in realtà rappresenta molto di più, sia per il minutaggio complessivo, sia per l’importanza che in prospettiva dona al progetto, il quale se per Collini oggi risulta il principale, assume ormai rilievo non certo secondario anche per Reverberi.
Il disco è suddiviso idealmente in due parti: le prime due tracce sfruttano due scritti di Marco Philopat e Arturo Bertoldi che affondando le proprie radici nella storia del nostro paese: nel primo (la title track) si coglie un episodio che vede protagonista Andrea Bellini, capo del servizio d’ordine del politicizzato movimento milanese del Casoretto, in un periodo di agitato antagonismo quale fu quello dei primi anni 70.
“Ida e Augusta” è invece la storia di due donne tedesche trasferitesi nell’Appennino emiliano durante la Prima Guerra Mondiale, capaci di salvare il piccolo paese di Gombio dai rastrellamenti nazifascisti durante la Resistenza: sembra una favola, ma trattasi di fatti realmente accaduti.
La seconda parte è incentrata invece sugli spassosi aneddoti personali scritti e raccontati da Collini, ambientati a cavallo fra gli anni 80 e 90, durante la sua adolescenza: vediamo l’integerrimo Max alle prese con un amore di gioventù che gli farà scoprire la più grande grunge band di sempre (“Elena e i Nirvana”) e un divertente misunderstanding con un’avvenente signora molto più grande di lui (“Borghesia”).
Ma un disco firmato Spartiti non va mai raccontato troppo, è come un libro, come un film, non dev’essere sottratto all’ascoltatore il gusto della scoperta, parola dopo parola, per osservare dove la narrazione va a parare.
La formula musicale resta quella consolidata, ma è possibile scorgere importanti evoluzioni: lo spoken word di Collini è sempre innestato sui tappeti post-rock architettati da Reverberi, a volte seguendo tenui linee di chitarra, altre volte puntando sui beat elettronici, ma le sostenute suggestioni ritmiche poste su “Servizio d’ordine” (la canzone) sono qualcosa di piacevolmente inedito per il duo.
Per “Borghesia” si è invece scelto un approccio da cinema soft-core anni 70 (perfettamente in linea con i malintesi pseudo-erotici del testo), mentre il ricamo chitarristico che correda “Ida e Augusta” è fragile, notturno, prossimo ai suoni rarefatti che resero celebre “Da qui” dei Massimo Volume.
Proprio i Massimo Volume, riferimento artistico mai celato da Max e Jukka, vengono omaggiati nella traccia finale, ripresa dal vivo, un espresso atto d’amore per “Qualcosa sulla vita”, smisurata poesia che cita un episodio risalente al periodo in cui Emidio Clementi lavorava per una ditta di traslochi.
Il finale è arricchito da una personale coda strumentale che traghetta la canzone verso inaspettati sentieri che arrivano a due passi dal noise.
Non è facile con così pochi ingredienti a disposizione riuscire a mantenere alta l’attenzione e la curiosità durante l’ascolto: segno che il materiale - sia lirico che musicale - resta di primissima scelta.
E’ un romanzo da ascoltare quello proposto dai due Spartiti, dove l’impianto narrativo assume un’importanza determinante: prendetevi mezz'ora di tempo libero, chiudete gli occhi e visualizzate questi brevi racconti, un microcosmo che parte dal personale dell’autore per divenire universale.
20/01/2017