Carpenter Brut

Leather Teeth

2018 (No Quarter Prod)
synthwave, darkwave

Di Carpenter Brut avevamo già parlato in merito alla sua imprescindibile trilogia, caposaldo per la cultura darkwave. Frank Hueso -  questo il vero nome dell'artista francese - è uno dei nomi di riferimento della synthwave, genere nato negli anni 2000 che affonda le radici in un revival futuristico delle sonorità anni 80 tratte dalle colonne sonore di film, videogiochi e cartoni animati dell'epoca, cui è riuscito a dare nuova linfa, iniettandovi un male oscuro e velenoso grazie alla contaminazione con sonorità rock e metal e un immaginario horror.

“Leather Teeth” è il primo disco di una nuova trilogia ed è legittimo che, essendosi approcciato a un nuovo progetto, il musicista abbia scelto di cambiare rotta. Intendiamoci, “Leather Teeth” è un disco synthwave come i precedenti ed è anch'esso marchiato dell’umbratile veemenza del suo creatore.
Ma se nella trilogia erano fortissimi i richiami a un futuro al neon distopico, delittuoso e decadente, qui il concept di base è decisamente più leggero e divertente: Carpenter Brut ha immaginato di comporre la colonna sonora di un film teen horror che racconta la storia di un adolescente americano che cerca in tutti i modi di conquistare la ragazza dei suoi sogni, arrivando addirittura a diventare il cantante di un famoso gruppo glam-metal anni 80.

Questa premessa è doverosa per comprendere perché in “Leether Teeth” i suoni sono meno densi e pesanti e perché l’elettronica ceda talvolta il passo alle chitarre. La pacchiana “Beware The Beast” sembra addirittura un dileggio sibillino ed esoterico degli stilemi rock anni 80 e ascoltandola non è difficile figurarsi il giovane protagonista di questo film immaginario destreggiarsi tra riffoni, power ballad, capelli cotonati e occhi bistrati. Indubbiamente la traccia più divertente e orecchiabile del disco.
E se è possibile ritrovare la potenza espressiva che aveva caratterizzato “Trilogy” nell’incredibile title track, in “Monday Hunt” e in “Hairspray Hurricane” ci sono poi dei pezzi che potrebbero disorientare: “Cheerleader Effect”, che vede alla voce Kristoffer Rygg degli Ulver, perché rappresenta un’inaspettata e totale concessione al synth-pop più orecchiabile degli anni 80, e “Sunday Lunch”, che, forte di un appeal smooth-jazz, subisce chiaramente la fascinazione della vaporwave.

L’unico vero neo di “Leather Teeth” di Carpenter Brut è che, esattamente come l’ultimo disco del suo collega Pertubator, dura troppo poco (solo 32 minuti) e che alcuni brani, "Inferno Galore" su tutti, danno l'idea di terminare prima del dovuto.
Il musicista francese torna dunque alla carica con un pastiche spiritoso, che necessita di svariati ascolti per essere compreso appieno nel suo bizzarro sperimentalismo, che probabilmente farà storcere il naso ai fan più integerrimi. Ma Carpenter Brut non è cambiato, ha semplicemente combinato l’arcano con il naïf, l’atmosfera dei film slasher anni 80 con la French house, l’hair metal con i sintetizzatori, senza però svincolarsi mai realmente (per fortuna) da quello stile che l’ha reso, a ragione, un nome di punta del genere.
 

06/09/2018

Tracklist

  1. Leather Teeth
  2. Cheerleader Effect
  3. Sunday Lunch
  4. Morning Hunt
  5. Inferno Galore
  6. Beware The Beast
  7. Hairspray Hurricane
  8. End Titles


Carpenter Brut sul web