Gli Emigrate sono il progetto personale del chitarrista Richard Kruspe dei Rammstein, che si occupa anche delle parti vocali e della produzione, con i quali comporre in totale libertà e controllando il processo di scrittura delle canzoni (emblematiche le dichiarazioni nelle interviste in cui dichiara di preferire incidere come Emigrate perché con i Rammstein ci sono troppe responsabilità e troppe restrizioni dovute alle decisioni prese per voto dai membri).
L'esordio del progetto risale al 2007 e all'epoca era ancora molto rammsteiniano nei suoni, ma proiettando il tutto verso una direzione più hard-rock e corposa. Il secondo album è arrivato solo nel 2014 con "Silent So Long", in cui lo stile del progetto si è evoluto in un alternative-rock ruvido e chitarristico, macchiato di hard-rock, metal e occasionalmente di industrial-rock in alcuni interventi elettronici, comunque sporadici e senza le componenti caustiche e alienanti del genere. Nonostante qualche spunto apprezzabile, nel complesso gli Emigrate non hanno mai offerto una proposta significativa, risultando spesso blandi e disomogenei - o una collezione di idee sparse quando va bene.
Nel 2018 il progetto torna con il terzo album "A Million Degrees". In questa occasione il lavoro risulta un po' più coeso, complessivamente, del suo predecessore, col fatto che nella sua interezza si lascia andare a un approccio totalmente melodico con spiccata attitudine radiofonica. La matrice industriale a cavallo tra rock e metal, però, è ormai del tutto marginale e, quando presente, suona stantia e fin troppo diluita in un songwriting che può risultare troppo ammorbidito se non moscio. Inoltre mancano del tutto i picchi e il disco indugia in soluzioni stilistiche vecchie di anni.
A modo suo questo lavoro cerca di suonare vario, con episodi controversi che si distanziano dal sound consolidato del gruppo per provare a ispirarsi ad altro: "War" è guidata da chitarroni distorti gotici in stile Evanescence, "1234" si avvicina al punk-pop in stile Billy Talent (Benjamin Kowalewicz d'altronde è ospite nel brano), la title track gioca tra industrial-rock e country-rock usando l'elettronica come collante, "You’re So Beautiful" è influenzata da un pop-rock in stile U2, "We Are Together" è quasi un dark-rock in stile Cure versione schitarrata e distorta, "Let's Go" è una ballata synth-rock all'acqua di rose in cui compare Till Lindemann, e così via. In realtà però tra tutti i brani è presente un filo conduttore comune melodicizzato e la varietà è solo apparente.
Il progetto Emigrate è ormai completamente slegato dal retaggio rammsteiniano, il che da un lato è positivo, perché il gruppo cerca di trovare un'identità propria pur attingendo da vari stilemi differenti per assemblare le canzoni. D'altro canto la vena radiofonica che contraddistingue l'album con tutta probabilità alienerà totalmente il pubblico industrial & dintorni, e quanto a livello compositivo difficilmente potrà catturare l'attenzione di quello già avvezzo a queste sonorità. La produzione pulita si rivela un boomerang, rendendo ancora di più evidente quanto si tratti di un disco derivativo e annacquato.
26/12/2018