Difficile rilevare se sia prima venuta l'elaborazione delle parti strumentali oppure se in fase di scrittura sia emersa la maggiore spazialità delle melodie, fatto sta che è negli assoli chitarristici, nella cooperazione tra sintetico e organico, così come nel forte impatto evocativo delle composizioni (tanto che il termine ambient-pop non appare così fuori luogo) che si individua quanto di coinvolgente è incluso in “Solid Air”, il suo, per quanto esiguo, motivo di fascino. Affidata a fili lirici esili come carta velina, con le interpretazioni di Tessa Murray a sciorinare tutti i cliché possibili da fatalona dream-pop, la penna degli Still Corners procede sonnacchiosa ed insicura, incapace di azzardare una struttura particolare, un giro interessante.
Tra spizzichi e bocconi di melodia, che spesso si estinguono nell'arco della prima metà del brano, e i frequenti mormorii non-verbali del canto, giusto in due brani sembra tornare la vera pasta del duo, a ricordarci quello di cui sono davvero capaci. Il twang gothic-country della chitarra di “The Message”, dal tocco complessivamente più sensuale e ipnotico, e la cadenza dream-jangle di “In The Middle Of The Night”, piena di frenate e ripartenze, danno l'idea di un gruppo che ha in parte voluto deviare dal percorso standard, ma che non ha affatto perso la bussola.
Resta comunque l'impressione di un potenziale del tutto inespresso, di un prodotto che anche nei suoi momenti maggiormente improntati al richiamo atmosferico (i due strumentali del disco) avrebbe avuto tanto da dare alla causa degli Still Corners, se fosse stato calibrato con un minimo di cura in più. L'aria lenta descritta dagli inglesi resta insomma profondamente transitoria, pronta a dissiparsi al richiamo di nuove suadenti ambientazioni oniriche.
(10/01/2019)