Torme di adolescenti in tutto il mondo l'hanno eletta a propria paladina, i suoi concerti segnano da tempo il tutto esaurito, il suo album ha registrato importanti record di preordini. Niente male, per essere un personaggio fino a qualche settimana fa relativamente defilato, tutt'altro che circondato dalle isterie di massa tipiche della ribalta pop. In fondo, però, è la stessa Billie Eilish a farsene poco dell'hype e della transitorietà della fama nell'era Instagram, cosciente che sia necessario ben altro per fare presa su un pubblico sempre più volatile. Con la forza di un immaginario costruito di tutto punto, di un'estetica già alquanto personale, nonché di testi pungenti e dal taglio vagamente perturbante, la giovanissima cantautrice statunitense è riuscita a mettersi in risalto e a costruirsi un seguito di tutto rispetto. Già uno dei successi commerciali dell'anno, "When We All Fall Asleep, Where Do We Go?" è il manifesto di un talento evidente, indubbiamente da sgrezzare, ma con un pugno di buone idee e una personalità eccentrica al punto giusto, con cui porre già le distanze dalla competizione. Il volto di cui il pop anglofono aveva bisogno? Anche a risultare esagerati, si fatica a non dire di sì.
Si tratta forse dell'ennesimo volto costruito a tavolino da oscuri esperti di marketing, buono per una stagione e poco più? Niente affatto, la ragazza ha tempra e carattere, una direzione ben delineata, ma soprattutto un'etica creativa ben poco prona a genuflettersi al primo offerente. Se vi fossero dubbi, vengono in soccorso i credits dell'album a mostrare la grande autonomia di cui ha goduto l'autrice, in una sorta di folie-à-deux che ha portato Eilish e il fratello Finneas a scrivere, produrre e registrare i tredici brani (più il brevissimo cappello iniziale) in piena intimità, senza alcuna ingerenza esterna. Al netto del notevole investimento pubblicitario, fa piacere constatare come un progetto sviluppato interamente in un ambiente domestico possa riuscire ancora a raggiungere il grande pubblico, dando piccole-grandi spallate allo status quo delle attuali classifiche. Innovazione? Nemmeno per idea, ma c'è sufficiente personalità perché gli imperanti costrutti electro e trap siano soltanto la premessa di un affresco notevolmente più ampio, una panoramica che ingloba al suo interno Americana, folk-pop, lineamenti retro-pop e copiose pennellate goth in un corpus unitario e coerente, tale da donare respiro all'espressività fumosa dell'autrice, non proprio la più dotata delle vocalist.
È lodevole comunque il modo in cui i due fratelli Eilish sono riusciti a rendere il tono catatonico, quasi Asmr della voce principale parte integrante della narrazione, avvolgendolo di atmosfere adatte ad accentuarne il trasporto spettrale, la presenza sfuggente eppure persistente. Un vasto assortimento di filtri vocali (usati perlopiù con criterio) e il tocco minimale del sound fanno il resto, è però nell'allure oscura, nel taglio ambivalente delle interpretazioni, che la raccolta centra il suo vero motivo di interesse. Dall'inquadramento da asilo mentale di "Bury A Friend", il pezzo che meglio esemplifica la natura vischiosa e sinistra del progetto (le sospensioni produttive e l'aura sedata della melodia esaltano il tono mansoniano del videoclip e delle linee vocali), alla curiosa sovversione degli stereotipi di genere di "Bad Guy" (inaspettato il viraggio in chiave trap della chiusura) la ragazza si dimostra padrona del suo mondo e delle sue regole, manovrandolo con ottima abilità.
Non manca qualche svarione ovviabile (la nenia spiritata all'ukulele di "8", il banale patetismo di "I Love You"), sono però peccati veniali per un'autrice che sa muoversi con agio nei meandri della canzone americana, ora disperdendo i suoi istinti corrosivi in pacati fraseggi vintagisti (l'eleganza disturbata di "Xanny", dalle parti di una Lana Del Rey o dei Cardigans degli inizi), ora flirtando con i costrutti dell'r&b d'autore (la "controversa" "Wish You Were Gay").
A completare il quadro, giungono pure interessanti variazioni sul corpo dell'Edm (l'andamento da marionetta posseduta di "Ilomilo") e sponde al nuovo cantautorato electro, rivisitato con la solita indisponente placidità di casa Eilish ("My Strange Addiction", il più diretto contatto con l'attitudine compositiva della prima Lorde). Dove la peschi, la giovane autrice raramente si presenta in affanno, mostrando una sensibilità e un fortissima coscienza di sé. Il futuro saprà dirci di più sul talento e sull'effettiva solidità della ragazza losangelina, per il momento però non si può non restare quantomeno incuriositi.
24/04/2019